
Proteggere madre terra
di Andrea Barsotti
Il mio interesse per gli aspetti ecologici, per il benessere collettivo ed in generale per la salute del pianeta e dei suoi ospiti è vivo ma anche turbato da tante situazioni che giornalmente ostacolano il percorso per una corretta transizione energetica.
Serve comunità di intenti per sposare la progettualità di una vera transizione che preveda, come una filiera senza soluzione di continuità, il reperimento delle materie prime, la produzione, il consumo, il risparmio delle risorse, la gestione degli scarti, insomma un corretto approccio verso un’economia circolare.
Se solo considerassimo i conflitti in atto nel mondo, ci accorgeremo quanto sia arduo mettere allo stesso tavolo attori che dovrebbero decidere azioni per il bene comune.
Gli interessi per il possesso delle fonti energetiche, le disparità economiche, l’aumento della popolazione mondiale, le differenti condizioni etniche ed infine l’aggravante della crisi climatica, sono le cause principali delle guerre in atto. Il quadro dei conflitti si complica ulteriormente se si considera che agli attori ufficiali governativi, talvolta, si affiancano bande armate, legionari e addirittura eserciti privati cofinanziati dagli Stati. In questo panorama generale si inseriscono le dinamiche egoistiche regionali delle federazioni o dei singoli Stati.
Difficile immaginare un percorso unitario che possa portare ad eventi positivi, difficile immaginare quali possano essere gli artefici illuminati di questo percorso, oltretutto considerando l’operato degli autorevoli esponenti mondiali. Ci sta seriamente provando papa Francesco con le sue encicliche, come la Laudato si’, sottolineando la necessità di uno sviluppo sostenibile, che ridimensioni l’attività dannosa e fuori controllo dell’essere umano. Partendo dalla venerazione del Signore e del rispetto umano del creato, ha affrontato i malanni del nostro pianeta, evidenziando la responsabilità antropologica.
In Laudati si’ papa Francesco incentiva le attività individuali e collettive per un impegno politico, non solo per un auspicabile cambiamento di stile di vita, ma anche per ricordare agli uomini il loro ruolo evangelico di custodi del creato. Promuove un concetto allargato di ecologia integrale, sostenendo il rispetto per l’ambiente e per la giustizia sociale, augurando, per il bene comune, azioni concrete nella direzione dell’ambiente, ma anche verso la riduzione delle distanze sociali con il sostegno dei più fragili e dei più vulnerabili, abbandonando i pregiudizi sulle diversità. Ma a guardarci intorno, questi sforzi, questi appelli, sembrano vani. Non solo per i conflitti in atto, non solo per gli appelli gridati e non ascoltati, ma anche per le azioni quotidiane di relazione individuali ed istituzionali.
Guardando in casa nostra e volendo considerare solo gli atti più eclatanti, ci troviamo di fronte a divisioni sociali di privilegio di casta, a proclami di non normalità delle minoranze, a censure verso il dissenso, a negazione dei pari diritti per chi non rientra in un cliché precostituito. Tutto questo ci fa rendere conto di essere veramente lontani, dal possedere la status di pari dignità donatoci dal nostro Signore; al contrario, in realtà, di essere molto vicini ad esser considerati diversamente uguali secondo il giudizio umano. Propagandare che le controversie possono essere risolte indifferentemente con modalità opposte come l’amore e l’odio, o tirarsi fuori dal condividere un documento congiunto europeo per il riconoscimento di pari diritti dei LGBT, non aiuta.
Tutto questo non ci unisce, anzi, aumenta le divisioni e anche quello che sembrava un assunto diventa un dubbio. Dopo le rovine della seconda guerra mondiale, la rinascita della nostra società Italiana è stata fondata sui valori sanciti dalla Costituzione e sul principio inalienabile dell’antifascismo. Cosa dovrebbe pensare e come dovrebbe sentirsi una persona che invano attende dall’altro una dichiarazione di adesione all’antifascismo, o addirittura, da chi amministra la cosa pubblica ed ha giurato sulla nostra Costituzione? Beh, io questa domanda me la sono posta e figurandomi di fronte ad una situazione di silenzio/assenso di non antifascista, mi sento partigiano.
Certamente tutto questo non aiuta a unire, ma anzi a contrapporre. Non credo che queste riflessioni siano astratte o difficili e partendo dalla consapevolezza delle conseguenze, soprattutto da parte di chi ha responsabilità di governo, dovrebbero spingere a trovare soluzioni di comunione e non di divisione. Il poeta Ovidio scriveva “Mentre gli altri animali guardano proni alla terra l’uomo ebbe in dono un viso verso l’alto e il suo sguardo mira al cielo e si leva verso le stelle”. L’uomo ha avuto un dono speciale ed è chiamato a sognare in grande.
Sognare in grande per me significa raggiungere l’armonia con tutti e con tutto; un’armonia con le nostre diversità nel rispetto reciproco e nella convinzione che le peculiarità siano un arricchimento e non un pretesto alla contrapposizione; un’armonia nella progettualità di uno sviluppo sostenibile capace di renderci padroni della storia, protagonisti nella conservazione dell’esistente, ma soprattutto artefici del futuro, protagonisti della salute collettiva del mondo animale, vegetale e minerale; speranzosi che l’unicità dell’esperienza della vita trovi continuità nelle future generazioni.☺