
Sanità: la cassa mezza piena
Le notizie che riguardano la sanità, in Molise, hanno la capacità di confondere non poco il lettore cittadino che cerca di informarsi. Certo non sono contraddittorie come i dati sull’occupazione, che nel giro di pochi giorni passano da un meno 30% a 189 mila nuovi posti di lavoro. Chi offre di più?
Iniziamo con le buone notizie che ci sono giunte di recente dalla Regione Molise. Il presidente ci ha informato che ci saranno 14 milioni di euro per la sanità molisana grazie al fatto di aver istituito la Centrale unica di committenza contenuta nella legge regionale n. 8 del 4 maggio 2015. “L’azione della Centrale unica di committenza regionale è volta ad aggregare e standardizzare le domande di interesse generale, monitorare i consumi di beni e servizi, assicurare la trasparenza del mercato degli appalti pubblici di servizi e forniture, stimolare l’ordinato sviluppo delle capacità concorrenziali, adeguare gli standard di qualità agli effettivi fabbisogni e semplificare i processi di acquisto, perseguendo altresì il miglioramento dell’efficienza delle attività delle pubbliche amministrazioni e il potenziamento delle loro capacità operative, nonché l’economicità di gestione”. Sia chiaro che la cifra in questione non è frutto delle economie ottenute grazie al nuovo sistema di aggiudicazione di gare per forniture o servizi, si tratta di un premio riconosciuto dal governo nazionale a quelle regioni che hanno adottato la C.U.C. in materia di Sanità.
L’altra notizia, riguarda la proposta di legge regionale – passata attraverso l’aula consiliare – sul debito residuo delle disciolte Aziende sanitarie locali nei confronti degli enti previdenziali. Si tratta di oltre 47 milioni di euro che erano rimasti in capo alla gestione liquidatoria delle vecchie ASL e che verranno corrisposti con l’ accensione di un mutuo della durata di 14 anni. L’assemblea ha anche fatto in modo che le somme relative ai contributi previdenziali non finissero nelle casse dell’ ASREM ma rimanessero nel bilancio regionale per garantire la copertura degli oneri derivanti dal debito delle ASL.
Detta così sembra che le perturbazioni settembrine abbiano portato anche una pioggia di denari nella nostra desertica sanità regionale, soprattutto se si considera che entro i prossimi due anni si dovrebbero onorare i vecchi debiti, quelli che per anni erano rimasti nel dimenticatoio della sanità regionale e che, racimolando denari con riforme, controriforme, tagli e chi più ne ha più ne metta, dovrebbero man mano sparire dalle voci di bilancio. Pazienza se si è aspettato per anni, tanti anni, se qualche ditta nel frattempo ha dovuto rivedere la sua attività, magari ha dovuto anche licenziare qualche dipendente! Anche il fatto di saldare un debito accendendo un mutuo non è il massimo, significa che bisognerà versare una somma maggiore, ma spalmata nel tempo (14 anni, appunto). Facciamo finta che ci siamo tirati un dente ed abbiamo rateizzato le spese mediche. A tal proposito, però, mi chiedo se esista una logica nel tenere aperto l’ambulatorio del dentista alla ASL senza fornirgli i medicinali di cui ha inevitabilmente bisogno per svolgere la sua attività. Una situazione avvilente per lui ,che si sente impotente davanti al problema e al dolore del paziente, ma anche una presa in giro per chi ha atteso di andare a visita, magari pagando anche il ticket, e poi torna a casa senza aver ricevuto le dovute cure. C’è da aggiungere che neanche nei reparti va meglio, le forniture di farmaci e altri materiali necessari scarseggiano, bisogna arrangiarsi.
Le buone notizie di cui sopra, però, potrebbero far affiorare, per il cittadino contribuente, la speranza di riuscire finalmente ad ottenere le cure previste, perché se è vero che le visite endocrinologiche al Cardarelli registrano tempi di attesa che superano un anno (siamo galattici, impiega meno tempo la Terra nella sua rivoluzione intorno al Sole) per una visita ginecologica ne bastano solo 6. Che dire poi del dermatologo andato in pensione che non è stato sostituito per via del blocco delle assunzioni e quindi non si prendono più prenotazioni, si spostano le visite presso altre strutture regionali. A questa finta assistenza sanitaria ormai siamo abituati, ma qualche timore ci assale se pensiamo che effettivamente il Cardarelli potrebbe essere a rischio crollo in caso di eventi sismici, come denunciato dalla FIALS. Il centro della sanità molisana potrebbe rivelarsi una trappola se si verifica un terremoto? E noi siamo un territorio a rischio, come ben sappiamo. Rimettere in piedi il bilancio della Sanità molisana, fortemente terremotata dalle ruberie, dalla corruzione, dalle logiche spartitorie non è impresa facile, ma sia chiaro che i costi in termini economici, e non solo, li stanno pagando i molisani, soprattutto quelli più bisognosi di cure e che non possono permettersi di ricorrere al privato. Gli effetti del terremoto.☺