
Sanità molisana
In questo spazio di questo tempo si è verificato anche questo fatto!
Un signore avverte forti ed improvvisi dolori diffusi. Assalito da giustificato panico, decide di recarsi al pronto soccorso; ma questa persona è di Larino e deve andare a Termoli.
Sono le ore 14:00. Arriva al P.S., come primo intervento gli danno il Toradol, poi prelievo ematico e attesa, come tutti sanno, dei risultati dell’esame, (s)comodamente seduti, nel corridoio del P.S. del nosocomio termolese, fino alle ore 17:30. Nel corso di queste lunghe ore, si avvicina una solerte dott.ssa venezuelana, atterrata in Molise per dare sollievo non ai pazienti ma alla sanità molisana, caduta vittima della (dis)organizzazione Covid ed espone la diagnosi, comunicandogli che ha un’ernia duodenale! Il paziente, pur nelle condizioni di ansia in cui è precipitato, trova la forza di controbattere che a lui è stato fatto soltanto un prelievo di sangue e ritiene che non si possa evincere da questo, un’ernia duodenale. La dottoressa venezuelana risponde alquanto piccata chiedendogli, in un italiano incerto, se anche lui svolge la professione di medico. Il paziente risponde che non è medico ma pensa che da un prelievo di sangue non si può diagnosticare un’ernia duodenale! La dottoressa gli chiede quindi il nome e si accorge immediatamente di avere sbagliato persona. Imbarazzatissima si profonde quindi in scuse ed il paziente le sorride, pensando che c’è da piangere.
Alle 17:30 il laboratorio analisi licenzia i risultati ed il malcapitato chiede di andare a casa. L’ospedale però lo blocca, riferendo che poiché è risultato un alto valore di PCT (procalcitonina) nel sangue (marcatore per rilevare infezioni batteriche e sepsi) si procede con il protocollo antiCovid: tampone quindi ed attesa, non più in corridoio ma nella saletta apposita.
Il nostro paziente tenta di posizionarsi sulla soglia della saletta perché, da persona sana, in sala Covid non ci vuole proprio stare ma un infermiere compunto lo invita ad accomodarsi nella sala perché, se risultasse positivo, potrebbe diffondersi il contagio e siamo in Molise, (dove le regole si fanno rispettare)! A nulla serve far notare che ha atteso tutto il pomeriggio seduto in corridoio, insieme ad altri e sotto la custodia paterna di tutti i medici. Effettuati radiografia ed ecografia giungono le ore 21:30 e con esse, nessun risultato di rilievo.
Il larinese viene invitato a tornare in ospedale l’indomani per rifare il tampone perché adesso si farebbe troppo tardi, dovendo aspettare le emergenze, e così, liberato dalla stretta dei camici bianchi, torna a casa ma poiché il tutto, di questi tempi, lo convince poco, approfondisce gli esami in privato e dopo vari consulti, giunge alla presenza di un infettivologo. A visita conclusa, il dottore è perplesso poiché non riscontra nessun esito d’infezione in atto, eppure, il valore della calcitonina è alto. Il dottore esamina i documenti del P.S. ed esclama: “Non so se questa paziente è già morta ma di sicuro questo esame non è suo”.
Il povero malato non sa se ridere per la sua salute o piangere per tutto il resto; allora si arrabbia e torna in ospedale a Termoli. Riferisce al dottore di turno che desidera che la signora il cui esame è stato a lui, erroneamente attribuito, venga informata dei risultati. Il dottore la guarda con viso smorto, prende il foglio e dice: “Sì, la signora in questione è stata già ricoverata. Mi preoccuperò io di accertare i fatti”.
Questo signore di Larino nella regione, che ha ancora nome Molise, siamo tutti noi, tranne i Dirigenti Asrem e chi li ha voluti, ai quali sono destinati, per fato o per umana volontà ignota, ben altri corridoi!☺