
Scultore della gloria dei caduti
Lo scultore Vincenzo Puchetti nacque a Campobasso il 29 Aprile 1894, in Via Ferrari n.26, dal prof. Nicola (Larinese, 31enne) e dalla gentildonna Concetta di Tommaso. A 18 anni frequentò a Napoli il Regio Istituto di Belle Arti ove si diplomò nell’anno scolastico 1918/19.
Chiamato alla guerra del 1915-18 quale ufficiale di complemento in Fanteria, restò ferito in combattimento e per questo fu decorato con Croce al Merito di Guerra, Croce di Cavaliere della Corona d’Italia e Maggiore di Fanteria del Ruolo d’Onore. Morì a Napoli, all’età di 53 anni il 15 Maggio 1947.
Nella nostra regione produsse essenzialmente monumenti ai caduti. Sue le opere ai caduti di: Bonefro (Monumento poi fuso nel 1942), Bojano, Ripabottoni, Riccia, Termoli, Larino, Rotello, Campobasso (Monumento poi fuso nel 1942), Trivento.
Colonne e aquile
“Il monumento che nella sua parte principale è formato da due imponenti colonne, rappresentanti le date gloriose 1915-1918, è coronato da due grandi bronzee aquile: l’una volta ad occidente e l’altra ad oriente, che denotano la potenza e l’impero, pronte a spiccare il volo pel mondo, monito che nessuna guerra dà gloria ma solo destini di caduti innocenti. Nel centro: un fiero guerriero sannita, simbolo del Molise, già culla dell’ indomito popolo sannita che osò fino all’ultimo affrontare potenza di Roma. Ai due lati: fontane dal getto poderoso, ricordano le “acque tinte da tanto sangue generoso “dell’Isonzo e del Piave” (così l’entusiasta descrizione dell’arciprete Angelo Tirabasso, riportato nella pubblicazione Campobasso onora i suoi caduti.
Il Sannita fu “smantellato fra il 1942 ed il 1945, non sappiamo se riciclato in occasione della raccolta del ferro e dell’oro per la guerra oppure buttato giù e fatto sparire in segno di disprezzo per le opere del regime” (Napoleone Stelluti – Almanacco del Molise, 1991). Al legittimo dubbio sollevato dallo studioso di Larino aggiungiamo alcuni conseguenti spontanei quesiti: le aquile, il destino delle colonne, un fastidioso richiamo al regime, rimasero le due fontane fino alla costruzione della stele attuale.
Meriterebbe produrre uno studio, dalla genesi alla rimozione, sulle vicende del guerriero di Puchetti, in un certo qual modo sminuito dal Re stesso che “avrebbe brontolato: non vestivano mica così i miei soldati!” (Venanzio Vigliardi – Trent’anni sotto il Monforte, 1982).
La gloria Sannita
Due i monumenti raffiguranti un Sannita: quello di Pietrabbondante e quello di Campobasso. Molti manufatti non furono sfiorati dalle esigenze belliche e si salvò anche quello altomolisano, simbolo – fortemente amato – dell’identità di un Popolo. Come mai, invece, il nostro fu “ingoiato” dalla guerra? Viene da pensare che forse fu proprio la scelta (coraggiosa ed un po’ rivoluzionaria) di un tema così sfrontatamente anti-romano, in un’epoca di retorica e fanatismo, a decretare da subito la condanna a morte di quel guerriero loricato con elmo, daga e scudo.
Ma la Storia è bizzarra e sorprendente, sempre pronta a stupirci. Per cui vogliamo credere che, prima o poi, salterà fuori un’informazione, o qualche indizio, determinanti per le indagini sul capolavoro scomparso di Enzo Puchetti.
(Notizie tratte dall’articolo “Enzo Puchetti Scultore” di Napoleone Stelluti, pubblicato dalla rivista Il Ponte, anno III n.9-10, Maggio-Agosto 1990) ☺