Siamo pronti a ripartire?
4 Settembre 2020
laFonteTV (3836 articles)
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Siamo pronti a ripartire?

“Selvaggia Lucarelli è il nuovo assessore al turismo della Regione Molise”. Il titolo della pagina satirica Il binario 20 bis, oltre a strapparmi un sorriso, mi ha convinto a riprendere da dove avevo lasciato prima della pausa estiva. Nelle “pagelle” de la fonte alla politica molisana spiccava un pesante 4 in Turismo, nonostante avessimo previsto un insolito flusso di turisti, invogliati a trascorrere le vacanze in Italia dai poco incoraggianti dati sulla diffusione del Covid negli altri Paesi. Ebbene, la regione che non esiste ha battuto ogni record di presenze, dalla costa all’entroterra, nonostante l’inefficienza della macchina amministrativa. Le nostre enormi ricchezze paesaggistiche, culturali, enogastronomiche, son riuscite a sopperire ad una politica dormiente. Ma qualche nota dolente è stata registrata e speriamo che non lasci nei tanti visitatori quell’amaro in bocca tale da ripromettersi di non tornare. Musei e siti archeologici chiusi sotto gli occhi increduli dei turisti, organizzazione delle guide turistiche lasciata alla bontà delle associazioni (attendiamo da ben 12 anni gli esami abilitanti), spiagge sporche e mal gestite (dove qualche furbo ha pensato di piantare l’ombrellone in pianta stabile), nessuna indicazione di siti d’interesse storico (primonumero.it ci racconta di turisti imbattutisi per caso nell’arte rupestre di Civitanova del Sannio). Ma ancora, immaginate un forestiero che, avendo bisogno di cure, si sia recato alla guardia medica di Termoli, trasferita a causa Covid presso i vetusti locali del vecchio ospedale (dove, per assurdo, non vi è alcun filtro pre-triage). O ancora, mettetevi nei panni di un visitatore del Nord, abituato a muoversi in treno, che impiega ben tre ore e mezza per i 70 km che separano Termoli da Campobasso. E i villeggianti rimasti senz’acqua a ferragosto in diversi comuni del basso Molise, credete forse che torneranno? E quelli nauseati dai cattivi odori dei depuratori, tanto a Termoli che a Montenero, porteranno con sé un bel ricordo?

Direte: però la nostra regione è così bella da lasciare tutti senza parole. Vero, verissimo. Ma la politica dov’era mentre c’era bisogno di lei, mentre questo incredibile fiume di turisti veniva ad omaggiarci? In vacanza, dal 6 agosto e, magari, lontano da qui. Per sviare l’attenzione dai problemi veri che ancora affliggono la nostra terra, il dibattito mediatico si è incentrato sul bonus di Gravina e sulle divergenze dei 5stelle in merito alle alleanze. Ma qualcuno si è chiesto, ad esempio, cos’è stato fatto per prepararsi alla probabile nuova ondata di Covid? A che punto è la nostra rete sanitaria?

Mentre Toma sbandierava ai quattro venti un indice R0 particolarmente basso, come a voler elogiare la brillante sanità molisana, il prof. Ripabelli spiegava che il dato dipende dal fatto che il virus si sta diffondendo tra i più giovani, che risultano spesso asintomatici e, dunque, abbassano il famigerato indice. Ma del Piano Covid non abbiamo avuto più notizie. Abbiamo ascoltato per mesi il presidente ripetere la litania “non dipende da me, la sanità è in mano ai commissari”. Poi gli stessi tecnici si sono allineati ai diktat della coppia Toma-Florenzano, bypassando quanto richiesto da un centinaio di sindaci, dal Consiglio regionale e dalla stragrande maggioranza dei cittadini: il centro Covid sarà a Campobasso, non a Larino. L’autunno è alle porte, per allora è prevista (da tempo) un’impennata dei contagi e i molisani sono alla condizione di partenza: “In relazione all’attuale assetto della rete sanitaria regionale, sia ospedaliera che territoriale – ammette Toma nell’ordinanza del 14 agosto scorso – in attesa del suo potenziamento appare necessario adottare ulte- riori misure di prevenzione (…) in quanto l’insorgenza di nuovi cluster potrebbe saturare in breve termine i posti letto disponibili”.

Sono stati dunque inutili gli sforzi trasversali di parte della politica, vane le proteste della società civile e della stessa Chiesa. Come ha più volte dichiarato il governatore, il Consiglio può votare qualunque atto di indirizzo, ma lui si riserva di fare come gli pare perché siamo un “governo presidenziale”. A due anni e mezzo dall’insediamento di questo “governo presidenziale” abbiamo assistito a diversi rimpasti di Giunta e regolamenti di conti, ma dopo tanto fumo aspettiamo ancora l’arrosto. La sola certezza è che i soliti noti, i potenti del contado molisano, son sempre più forti al cospetto di una politica evidentemente più debole. Pensiamo al trasporto pubblico locale, con l’azienda più grande che tiene al palo i dipendenti, pur ricevendo una buona fetta del bilancio regionale e gli aiuti statali stanziati in pieno lockdown. O, ancora una volta, pensiamo alla sanità che si sta, inesorabilmente, privatizzando a causa della competizione impari tra i ricchi privati e il pubblico, scientemente smantellato. Chi controlla questi settori decide, di fatto, anche chi andrà a governare. Che, a sua volta, gli assicurerà laute entrate. Se non spezziamo questi automatismi, miei cari corregionali, non basteranno centinaia di giornalisti ed influencer a salvarci: il Molise non esiste, prima o poi, sarà una constatazione di fatto più che un hashtag da cavalcare.☺

 

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