Sono solo canzonette?
20 Febbraio 2020
laFonteTV (3191 articles)
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Sono solo canzonette?

Cari miei 25 lettori, avrei voluto con sagacia ed ironia affrontare il tema che vi presento collegandolo a ben altre problematiche. Ma un insidioso virus mi tiene prigioniera in corpo e in mente. Per ora ho solo sentito per tre giorni molto trap italiano per verificare il caso. Alla prossima puntata, se non mi coglie il virus cinese e la mente è agile e snella, tornerò più “bella che pria”.

Il rapper Junior Cally, 28enne romano, all’anagrafe Antonio Signore, presentato al Festival di Sanremo è diventato l’oggetto di un Appello al presidente della tv di Stato, Marcello Foa; appello condiviso da un gruppo di donne del Partito Democratico, che fondamentalmente chiede la squalifica del rapper che si è fatto conoscere nascondendo la propria identità dietro una maschera antigas. Il motivo? Il sessismo e la violenza dei suoi testi denunciati da Laura Moschini, ricercatrice e cofondatrice dellOsservatorio di genere della Università Roma Tre, che riporta alcuni dei versi incriminati. Frasi come: “Lei si chiama Gioia, beve poi ingoia. Balla mezza nuda, dopo te la dà. Si chiama Gioia, perché fa la troia, sì, per la gioia di mamma e papà” (da Si chiama Gioia). O questa: “Questa non sa cosa dice. Porca troia, quanto cazzo chiacchiera? L’ho ammazzata, le ho strappato la borsa. Ci ho rivestito la maschera” (da Strega). E ancora: “Me la chiavo di brutto mentre legge Nietzsche” (da Arkham).

Tra le vittime dei testi dell’idolo di tanti giovani ci sono anche diverse donne famose. Da Giusy Ferreri: “Ci scopiamo Giusy Ferreri” all’influencer Greta Menchi: “Lo sai che fottiamo Greta Menchi” fino a Elisabetta Canalis: “Lo sai voglio fottere con la Canalis”. Tutte citate in #REGOLA1.

Come riporta il Corriere della sera, il management di Junior Cally ha subito replicato alle accuse attraverso una nota stampa. “Lungi dal voler citare opere d’arte, da Tarantino e Kubrick, da Gomorra a Caravaggio e scrittori come Nabokov e Bret Easton Ellis, l’arte può avere un linguaggio esplicito e il rap, da sempre, fa grande uso di elementi narrativi di finzione e immaginazione che non rappresentano il pensiero dell’ artista” (sic!ndr).

Ma: 1) la libertà di espressione è tale fin quando non lede la dignità altrui; 2) nessuno fra i grandi della musica rock e pop (non voglio scomodare scrittori e artisti citati) ha mai sentito la necessità di offendere serialmente, fatti dunque salvi casi rari e sporadici, intere categorie umane (come quella femminile, per l’appunto) o di appartenere a movimenti musicali che ergono a pilastro della propria poetica un sessismo del tutto gratuito.

Da più parti si levano domande sulla gravità di un messaggio, quello della trap music italiana, alquanto allarmante: “Ehi, claro che non me ne fotte un cazzo di niente, sto in fissa soltanto con pussy e firme. In testa un piano, sul cazzo due bimbe, ai piedi delle Gucci così zarre che sembrano finte” (Emis Killa); “Ehi-ehi, uo-uoo (bitch), stai invidiando il mio polso (Rolex). Ehi-ehi, uo-uoo, ho troppe bitch intorno (via, via). Ehi-ehi, uo-uoo, non so più quale scegliere (boh)” (Dark Polo Gang); “Hey troia! vieni in camera con la tua amica porca, quale? Quella dell’altra volta. Faccio paura, sono di spiaggia, vi faccio una doccia, pinacolada, bevila se sei veramente grezza, sputala, poi leccala, leccala(Sfera Ebbasta); “Ehi, sono un pezzo grosso come Big Fish. Ehi, quando entro nel posto frà è per fare biz. Ehi, per killare il beat, per baciare i jeans, per tornare a casa con una ba-bad bitch” (Guè Pequeno); “Solo con le buche, solo con le stupide, ’ste puttane da backstage sono luride. Che simpaticone! Vogliono un cazzo che non ride, sono scorcia-troie. Siete facili, vi finisco subito” (Sfera Ebbasta); “Ogni giorno scarpe nuove, mi frega un cazzo di chi odia. Metti un guinzaglio alla tua ragazza, ci vede e si comporta come una troia” (Dark Polo Gang); “Ho i soldi in tasca e lo zio Tommy che mi scorta, scelgo una tipa, nessuna dice di no, me la portano in camera con una vodka” (Sfera Ebbasta).

Non si ricordano polemiche del genere quando nel 1995 Marco Masini cantava “mi verrebbe di strapparti quei vestiti da puttana e tenerti a gambe aperte finché viene domattina. Ma di questo nostro amore così tenero e pulito non mi resterebbe altro che un lunghissimo minuto di violenza e allora ti saluto… bella stronza”.

Quello del trap col sessismo è un problema che va affrontato in quanto artistico e non morale, spiega Giulia Blasi, scrittrice ed esperta di questioni di genere. “Se escludiamo Junior Cally da Sanremo, però, decidiamo che su quel palco non debba salire più nessuno che abbia scritto canzoni misogine”. ” Il rischio è quello di una censura preventiva, invece io penso che debbano andare sul palco e assumersi le proprie responsabilità”.

Nel 2018 il movimento “Non una di meno” scrisse un manifesto per l’antisessismo nel rap italiano: Chiediamo a chi scrive e a chi ascolta rap “di non produrre o promuovere testi di carattere esplicitamente sessista, il sessismo e l’omofobia negli spazi Hip Hop continuano a non essere controllati, non è più accettabile giustificarli come una componente valoriale imprescindibile della cultura”.☺

 

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