Spese militari
6 Maggio 2025
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Spese militari

Caro Antonio, tu sai quanto ti stimi e ti voglia bene, però il tuo redazionale di aprile non lo condivido … in parte. Premetto che anche io rifiutai il servizio militare e svolsi il mio servizio civile nella “Biblioteca della Resistenza e del movimento operaio” di Sesto San Giovanni, fu un’esperienza formativa utilissima. Oggi mi considero un uomo di pace ma “realista”. Credo che un Paese totalmente disarmato sia un’utopia, un ideale eticamente nobile ma irrealizzabile. Quando scrivi che una difesa armata non abbia senso perché resisteremmo 10 minuti a un attacco nucleare, fai un’affermazione grave. Intanto dalla fine del secondo conflitto ci sono state centinaia di guerre ma mai “nucleari”, inoltre le potenze nucleari nel mondo sono solo 8 (forse 9 con Israele se rivelasse che ce l’ha) cioè Stati Uniti, Russia, Cina, Francia, Regno Unito, Pakistan, India e Corea del Nord; nella tua logica a decidere le sorti del mondo sarebbero solo questi 8 Paesi, persino la Corea del Nord e, in futuro, chissà, anche l’Iran, perché basterebbe una semplice minaccia per sottomettere un Paese sovrano. Per fortuna, le guerre nucleari non convengono nemmeno ai Paesi che detengono armi atomiche, o, se utilizzate, sarebbero inefficaci o a rischio ritorsione, altrimenti Putin le avrebbe già usate in Ucraina risparmiando la morte di oltre 500mila soldati russi e l’URSS le avrebbe usate in Afghanistan quando, perdendo quella guerra, crollò l’impero. Le avrebbero usate anche gli americani in Vietnam.
In caso d’invasione basterebbe una difesa passiva? Antonio, secondo te i Paesi invasi dai nazisti erano consenzienti? Sotto la minaccia armata qualsiasi operaio, qualsiasi impiegato statale, qualsiasi funzionario pubblico o privato eseguirebbe gli ordini dell’invasore. Un solo fucile può far lavorare un’intera fabbrica, ahimè! In un Paese invaso, con la tua logica, non vi sarebbe nemmeno una resistenza armata come quella che celebriamo in Italia il 25 aprile.
Quanto alle missioni di pace volute dall’ONU, molte missioni furono e sono fondamentali per consolidare fragili processi di pace nelle situazioni post-belliche. Pensa alla UNMIBH, cioè la missione in Bosnia Erzegovnia o alla Missione di amministrazione ad interim delle Nazioni Unite nel Kossovo o alla Amministrazione Temporanea delle Nazioni Unite a Timor Est, dove le forze di pace hanno anche collaborato con la polizia locale per combattere la tratta delle donne. Volenti o nolenti, le missioni di pace necessitano dell’uso delle armi (queste non vanno confuse con le guerre per “esportare la democrazia”, sia chiaro). Insomma, un Paese democratico non può derogare, in presenza di Paesi non democratici, alla difesa militare. Piuttosto bisogna spendere con misura e intelligenza. La UE dovrebbe spendere considerando le necessità di ogni singolo Paese, razionalizzando gli armamenti e la logistica e per questo occorrerebbe un comando centrale dove si decida a maggioranza. Finiremmo per spendere meno di quanto spendiamo oggi.
Inoltre le “spese militari” per la Difesa, incentivano la ricerca, si creerebbero molti posti di lavoro intellettuale e di quel lavoro usufruiremmo anche per scopi civili; sapevi che Internet, per esempio, nasce per scopi bellici? Anche la semplice “chiusura lampo” nasce per i soldati Americani nel primo conflitto. La ricerca bellica ha favorito il concetto di “ricerca interdisciplinare”; la possibilità di trasmettere le informazioni attraverso reti di satelliti alla base del sistema Gps è dovuta alla ricerca militare. Il Radiation Laboratory (RadLab) nasce nel Mit di Cambridge, per esempio, nel 1940 per un progetto del Dipartimento della difesa Americana, riguardante lo studio di un radar a lunghezze d’onda corte, all’inizio con- tava 20 fisici e 6 impiegati, nel 1945 ci lavoravano 4.000 persone, per gestire contratti di ricerca e sviluppo dell’ordine di oltre 1 miliardo e mezzo di dollari dell’epoca.
Insomma, noi Europei, non avendo espresso, negli ultimi 80 anni, una propensione all’aggressione, avendo noi Italiani in Costituzione un articolo che non ci consente atti di guerra, dobbiamo pensare alla difesa! Noi non dobbiamo costruire missili balistici ma le tecnologie per difenderci dai missili balistici. Questo è il concetto che un uomo di pace realista deve sposare, secondo me. Purtroppo quella “antica festa crudele”, c’è sempre stata e sempre ci sarà, anche in presenza di popoli virtuosi. Tu hai citato la celebre frase di Pertini sugli arsenali e i granai, ma Pertini, poco prima di morire, a proposito dell’episodio in cui incrociò il Duce a Milano ma non lo riconobbe, disse “Se lo avessi riconosciuto lo avrei abbattuto a colpi di rivoltella”, perché va bene gli arsenali vuoti ma un dittatore sanguinario resta un dittatore sanguinario.
Per tornare al tema delle spese militari, e concludere, credo che la proposta di Elly Schlein potrebbe essere una soluzione interessante.
Un abbraccio.
PS: sempre interessante la fonte, complimenti, ma dì a Domenico D’Adamo di non divagare, noi emigrati abbiamo sete di notizie sul Molise!! ☺
pf.schiavone@gmail.com

Carissimo Pier Franco grazie per la tua lettera e per le tue opinioni. Sostengo, come già detto, la difesa popolare nonviolenta che è il rifiuto di collaborare con un eventuale aggressore. Sostengo che la scienza dovrebbe essere al servizio della vita e non della soppressione. Che la parola guerra diventi tabù, ecc. Non è possibile far morire le persone di fame e di assenza di medicine, ecc. per costruire armi. adl

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