Strumenti stonati
5 Luglio 2014 Share

Strumenti stonati

Abbiamo atteso, tra noia e disgusto, la fine di questa campagna elettorale senza che, fortunatamente, si facesse vivo neanche un candidato né di destra né mancino. La mancanza di proposte, in questa occasione, ci ha convinto che l’Europa così com’è non è buona ma, siccome non c’è limite al peggio, ci siamo accontentati di quella che abbiamo, anche se fa schifo. Con questa specie di teorema il Partito Democratico ha fatto quasi cappotto, non solo alle elezioni europee ma anche in quelle per il rinnovo dei consigli comunali e regionali. L’evento rappresenta di per sé una grande novità, ma, come al solito, i primi a non accorgersi del successo sono stati quelli del PD che anche questa volta hanno preferito dividersi al grido di “meno siamo meglio stiamo” che ha sempre orientato l’azione politica di quello che fino a quando non è “sceso in campo” il fiorentino è sempre stato il partito degli sfigati.

Il dibattito su “quale futuro per l’Europa” è stato accuratamente evitato da noi come altrove e per non correre rischi, si è deciso di mandare a Bruxelles l’on. Patriciello, con la certezza che anche per i prossimi cinque anni non si parlerà né di futuro né di Europa. Purtroppo noi Molisani quasi sempre sappiamo quello che vogliamo e quasi mai quello che non vogliamo e così spesso ci capita che votiamo convintamente per il cambiamento e ci ritroviamo tra le palle quelli che avremmo voluto cambiare. Provate a fare un giochino: raccogliete, in grande quantità, fotografie che ritraggono, in tempi recenti e meno recenti, gruppi di famiglie politiche DOP, non omogenee tra di loro; osservatele attentamente, noterete che le famiglie di sangue sono quasi sempre le stesse, anche quando i gruppi politici cambiano. Tracciate quindi un segno sulle immagini di quei politici che mai e poi mai avreste scelto per farvi rappresentare e scoprirete che, a vostra insaputa, senza ironia alcuna, avete dato il voto a chi non avreste mai offerto un caffè. Con questo giochino vi renderete conto che non avreste mai votato per Ruta, Leva, Venittelli, Di Giacomo. Eppure sono tutti lì in Parlamento. Votereste ancora per tutti quei consiglieri regionali che hanno indebitamente percepito soldi pubblici? Sarà un mistero anche questo ma stanno tutti lì, c’erano prima e ci saranno ancora, cambieranno di posto o di casacca per fare l’unica cosa che sanno veramente fare: salvarsi il culo. Questi signori non rispondono più ai partiti che, per scelta consapevole, ormai  non esistono più, ma ai loro capibastone. I “signori” della politica si sono costruiti tanti piccoli “partiti” personali e per questi lavorano e producono provvedimenti, ricevendo in cambio potere e ricchezza. Evidentemente il merito va tutto alla nostra classe dirigente costituita in larga misura da figure che nella migliore delle ipotesi potremmo definire berlusconesche.

Sono passati 14 mesi dall’ insediamento del nuovo consiglio e del presidente della regione, ma non una sola nota è stata aggiunta a quelle, poche per la verità, suonate da Iorio e dalla sua banda: strumenti otturati prima, strumenti stonati oggi, poche le note, tutte rigorosamente fuori dal pentagramma. In tutto questo tempo Frattura e compagni, si fa per dire, non sono riusciti a inventarsi lo straccio di un modello alternativo a quello fallimentare messo in campo dal centrodestra negli ultimi dieci anni e, cosa ancora più penosa, non sono stati in grado di reperire un solo euro in più per riavviare la ricostruzione pesante, ferma ormai da anni al 30%, anzi con  i pochi soldi svincolati hanno ricostituito, al posto delle case, una struttura tecnico-amministrativa capace di gestire fino a 60 milioni di euro  l’anno, se solo ci fossero. La delegazione parlamentare molisana, tutta di maggioranza, coerentemente impegnata a difendere il proprio posto di lavoro, invece di legarsi ai binari della ferrovia mentre passa il treno, ha dimenticato che sono passati dodici anni dal terremoto e che oltre mille famiglie sono ancora sotto i ponti. A tutto questo va aggiunto che oltre alla cassa integrazione che non arriva mai, nonostante l’impegno giornaliero di qualche assessore, siamo diventati primi per numero di disoccupati, giovani e non. Quasi tutte le aziende private, vedi ITR, versano in uno stato di decozione mentre quelle partecipate sono già decotte. Lo Zuccherificio, al quale ogni tanto praticano la respirazione bocca a bocca, comunque si concluda la procedura concordataria, di fatto è già fallito e la GAM di Bojano non sta meglio.

Intanto il governatore, soddisfatto per i risultati elettorali favorevoli alla sua parte, se ne attribuisce il merito sostenendo che quei consensi rappresentano il premio per il buon lavoro svolto dal governo regionale; pare stia già pensando di premiare, con un posto nel futuro parlamento, il suo assessore all’Agricoltura. Fra qualche giorno arriverà qui da noi Papa Francesco. Non illudetevi, faranno a gara per procurarsi  un posto, bianchi, rossi e neri e, fra di loro, anche chi in questi anni ha fatto scempio della cosa pubblica. Chissà quanti di loro si pentiranno e restituiranno “quattro volte tanto” per essere perdonati ma fra qualche anno, quando proverete a riguardare le foto ricordo della visita del Papa, noterete che a lanciare le colombe in quell’occasione c’era la futura classe dirigente. Se avrete anche la pazienza di indagare oltre, scoprirete, con grande stupore, che i volti di quei ragazzi ritratti in quelle fotografie hanno qualcosa di noto, sono persone che abbiamo già conosciuto, sono solo ringiovanite. Vi sono delle analogie tra i mali dell’Europa e quelli della nostra regione: lì non si possono cambiare le regole che avvantaggiano sempre gli stessi, qui non si possono cambiare gli stessi, sempre avvantaggiati da quelle regole: si vede che ogni mondo è paese. ☺

 

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