ultimo avviso   di Famiano Crucianelli
29 Settembre 2012 Share

ultimo avviso di Famiano Crucianelli

 

La Fonte, le associazioni Libertà e Giustizia e Libera Molise hanno proposto alla società civile molisana, al mondo politico e a quanti hanno a cuore il futuro della nostra regione due obiettivi chiari: portare da 30 a 20 il numero dei consiglieri regionali, chiedendo al governo di fare un decreto, e utilizzare le primarie come criterio guida nella scelta dei rappresentanti istituzionali. Nel primo caso si tratta di cancellare uno scandalo istituzionale nazionale. Non è questione che tocca la dinamica democratica, come qualcuno a destra e sinistra inventa: in Lombardia il rapporto fra eletti alla regione e cittadini è uno a centomila, in Toscana uno a settantamila, in Emilia uno a ottantamila, mentre in Molise è uno a diecimila. Sfido chiunque a sostenere che il tasso di democraticità in Molise sia più alto di quello che abbiamo in Lombardia, in Toscana o in Emilia Romagna. In realtà il numero spropositato di consiglieri riflette la tendenza, divenuta ormai un sistema, a trasformare i luoghi della rappresentanza democratica in uffici di collocamento e in opportunità di privilegi personali e dinastici. Quanto alla proposta sulle primarie, solo i gattini ciechi continuano a non vedere quanto profonda sia la perdita di legittimità dei partiti, delle istituzioni e, purtroppo, della Politica. Solo un elettroshock democratico, un’irruzione dei cittadini nella piazza della Politica può evitare il collasso del sistema e della stessa democrazia.

Mi permetto di dare un consiglio ai vertici della politica molisana e in particolare a chi ha preteso e pretende di guidare il centrosinistra: non perdete questa occasione, mettete da parte le furbizie antiche dei “trasformismi”, fate tre passi indietro e aprite porte e finestre prima che sia troppo tardi. Potrebbe essere l’ultimo avviso di chiamata. I segnali sono stati e sono incontrovertibili, già alle ultime elezioni regionali quasi il 50% dei cittadini molisani si è rifiutato di votare e in alcuni sondaggi di oggi il presidente Iorio e l’ex candidato del centrosinistra Frattura raccolgono insieme consensi molto, ma molto al di sotto del 50%.

Nell’Italia post-mussoliniana la politica e i partiti furono una straordinaria opportunità di riscatto nazionale, un formidabile strumento di organizzazione e di civilizzazione della società italiana, oggi i partiti e la politica sempre più rischiano di essere il buco nero della democrazia e del futuro del nostro Paese. Il cretinismo e il degrado morale di una parte ampia della classe politica impediscono ai tantissimi che vivono di politica, di cogliere una verità elementare: vi è ormai nella società italiana come un riflesso di Pavlov, ogni notizia di malcostume politico moltiplica geometricamente fra i cittadini la sfiducia e l’astio nei confronti delle istituzioni e dei partiti. È una situazione ad alto pericolo, perché rischia di venire in superficie il peggio dell’Italia, che è poi anche parte importante della costituzione materiale del nostro Paese, della nostra composizione sociale e della nostra storia. Non dobbiamo dimenticare che gli Italiani hanno segnato la loro vicenda storica di tracce profonde di genialità individuale e collettiva e non meno di segni altrettanto profondi di miseria umana, etica e sociale.

Dallo splendore del Rinascimento, dall’invenzione dei primi passi del capitalismo, dal riscatto morale e politico della resistenza, al trasformismo come sistema, al fascismo di massa degli anni venti e trenta, al degrado dei rifiuti dispersi per il bel paese, alle tante organizzazioni malavitose e all’illegalità diffusa. Il problema grave è che in questi ultimi trenta anni le virtù si sono sempre più perse e il peggio è tornato a dominare: basti riflettere al fatto che gli italiani hanno consegnato il governo del paese prima al C.A.F (Craxi, Andreotti e Forlani) e poi a Berlusconi e,  soprattutto, l’illegalità e la criminalità  sono divenute una componente strutturale dell’economia e del nostro vivere sociale. Di questa miseria italiana portano enormi responsabilità le classi dirigenti di ieri e di oggi: i gattopardi che mortificarono il Risorgimento italiano; la Chiesa del Vaticano che con il suo antistatalismo opportunista e con la sua “ doppiezza” certo non ha contribuito a costruire senso civico, responsabilità individuale e coerenza etica nel sentimento profondo dei cittadini; gli imprenditori che hanno pensato e pensano solo alle loro tasche e non al bene comune; infine quei politicanti, e sono tanti, che hanno consegnato la dignità della politica ai “maiali” dei festini romani, al malgoverno e alla corruzione. È bene ricordare che non il Manifesto, ma il Sole 24 Ore ha collocato il Molise a buon ultimo di una classifica stilata sulla base dei criteri di produttività, efficienza e moralità dell’istitu- zione regionale.  La crisi economica ha portato l’Italia e gli Italiani oltre la soglia di guardia e tutto può accadere. Il tempo è ormai scaduto e lo stesso “tempio” rischia di crollare. Per questo l’iniziativa de la Fonte, di Libertà e Giustizia e di Libera Molise è un’occasione preziosa che non deve andare perduta. ☺

famiano.crucianelli@tiscali.it

 

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