Umanità & intelligenza artificiale
6 Febbraio 2025
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Umanità & intelligenza artificiale

Negli ultimi anni, l’intelligenza arti- ficiale (IA) ha fatto passi da gigante, proponendo una rivoluzione in vari settori, apportando migliorie nella nostra vita quotidiana. Tuttavia, questa tecnologia emergente porta con sé una serie di interrogativi che da tempo avremmo dovuto porci e di conseguenza affrontare per dare risposte adeguate. Di pari passo la presenza sempre più invadente di personaggi che dominano il panorama mondiale tecnologico come Elon Musk (amministratore delegato di SpaceX e di Tesla), Mark Zuckerberg (ammi- nistratore dei maggiori social quali facebook, instagram), Jeff Bezos (proprietario di Amazon), Bill Gates (fondatore di Microsoft), pone altri interrogativi ai quali dovremmo dare soluzioni.
I due temi, tecnologia e potere economico, apparentemente diversi, sollevano le stesse preoccupazioni circa la giustizia e l’ equità nella nostra società. Forse il pensiero che emerge potrebbe essere addirittura quello riguardante la nostra identità, non quella essenzialmente biologica, ma quella etica, morale e quindi il quesito: cosa significa vivere da esseri umani? Provare emozioni, gioie e dolori; relazionarsi con altre persone per promuovere benessere reciproco; porci domande sul senso della nostra esistenza; la consapevolezza di immaginare e creare migliorie per il futuro; valorizzare culture e tradizioni per conservare il senso di appartenenza e d’identità; ma soprattutto dare un senso di umanità ai nostri comportamenti: tutto ciò è essenziale per preservare le caratteristiche della nostra specie.
L’intelligenza artificiale, concepita per aiutare l’uomo nelle varie attività, si sta evolvendo in capacità di apprendimento, compreso l’autoapprendimento, e di ragionamento. Di recente Bill Gates sembra abbia prospettato, per un prossimo futuro, la compagnia di assistenti automatizzati che, perfettamente istruiti, potranno sollevarci dal ricordare appuntamenti, svolgere attività a noi non simpatiche, sia in campo lavorativo che in quello ricreativo. Un assistente in plastica e metallo che avrà il compito di angelo custode e che ci fornirà le soluzioni più vantaggiose e consone alla nostra personalità. Ci sarà da domandarsi se le decisioni saranno nostre o dell’IA, se l’assistente sarà veramente angelo o se sarà solo custode, ma soprattutto se l’IA ci ruberà la nostra indole per eccellenza: il libero pensiero.
Da più parti, anche da fonti governative nazionali e continentali, si sente auspicare la promozione di regole per le attività della IA, per il timore che il suo sviluppo possa adombrare l’essenza dell’uomo e nello stesso tempo amplificare le differenze culturali e sociali. Per questo nel 2015 è stata fondata OpenAI originariamente istituita come un’organizzazione no-profit con l’obiettivo di sviluppare intelligenza artificiale in modo sicuro e benefico per l’ umanità. Autorevoli figure erano state poste a dirigere l’organizzazione, come Sam Altman e Greg Brockman. A supporto di tale organizzazione e per dar forza alle comuni intenzioni, illustri personaggi, tra cui Elon Musk, all’inizio del 2023 hanno firmato una dichiarazione d’intenti per fermare temporaneamente lo sviluppo sull’IA, al fine di dotare i progetti IA di regole a tutela di tutti.
Purtroppo le buone intenzioni sono state disattese. Di lì a poco c’è stato un terremoto nell’organizzazione principe a tutela dell’ umanità, con il licenziamento di Altman accusato di non trasparenza riguardo alla conduzione dell’associazione. In breve tempo il terremoto organizzativo si è materializzato, ed i dirigenti licenziati della OpenAI sono stati assunti dalla Microsoft seguiti da molti loro collaboratori, certificando che le regole del profitto hanno ancora una volta prevalso sulle logiche no-profit.
Quindi che fare? Forse una parte della risposta sta nel rendersi conto che non ci saranno regole che fermeranno lo sviluppo e l’evoluzione dell’IA e le relative applicazioni, con i loro effetti ora benefici e ora catastrofici, così come lo sono state tutte le innumerevoli innovazioni che hanno rivoluzionato la vita dell’uomo. E forse l’altra parte della risposta è nel ricordarsi e nel prendere coscienza della natura dell’uomo, della sua specificità e della sua umanità e quindi ritornare a Terenzio “Homo sum: humani nihil a me alienum puto” (Sono un uomo: nulla di umano considero a me estraneo).
Nel tempo dell’io piuttosto che del collettivo, dell’interesse piuttosto che del volontariato, sarà arduo riscoprire che l’umanità insita in noi può essere la sola via maestra e sicura. Il dio psicologico del nostro tempo è la tecnica, ma la nostra essenza è la libertà di esprimerci con consapevolezza sviluppando servizi e contenuti accessibili, rispettosi delle diversità, aperti all’ascolto; è migliorare la qualità della vita dei nostri simili con onestà, equità, giustizia sociale e trasparenza; è promuovere pratiche sostenibili e rispettose dei diritti altrui.
Se riducessimo la nostra essenza al solo problem solving, allora l’intelligenza artificiale avrà stravinto la gara con l’uomo, ma se il nostro tempo verrà costruito su ciò che Kant definiva “critica” e cioè sull’analisi delle capacità e dei limiti per ritrovare il senso dell’ umanità, favorendo l’empatia, la compassione, la solidarietà verso il prossimo, allora saremo capaci di ridare moralità alla nostra vita.
Credo che questo sia l’obiettivo da raggiungere se l’homo sapiens vorrà preservare la sua peculiare indole umana contrapposta alla performante tecnologia: ma per essere vincenti dovremmo crederci!☺

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