Un nero fantasma
16 Dicembre 2017
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Un nero fantasma

Un nero fantasma cammina le pianure d’Europa, nella colpevole complicità di stati e governi; per sentirsi atterriti basta la marcia dei sessantamila in Polonia, al grido di “Vogliamo la razza bianca pura europea”.

Ma quello che gela davvero l’aria intorno e dentro il cuore a noi che cerchiamo disperatamente di restare umani è ciò che giornalmente si vede e si sente nelle città e sulle strade d’Italia: se non sono i calci sull’autobus alla ragazza nera, peraltro cittadina italiana, nel silenzio degli altri viaggiatori, sono le immagini di Anna Frank in uno stadio e le ospitate di Casa Pound, ormai protagonista di talk show in Tv, apparentemente legittimata come soggetto politico “democratico”.

Tutto questo spaventa, indigna, infuria chi tra noi è cresciuto studiando la storia del novecento, venerando gli eroi ragazzini della Resistenza e onorando la memoria del nostro Presidente partigiano; ma sarebbe un grave errore pensare che il fascismo ghignante intorno a noi si limiti al ripescaggio osceno dei miti della razza e del vario, ridicolo folklore che accompagnava quelle sinistre adunanze.

Le camicie nere, i manganelli, le aquile e le braccia levate sono solo il picco dell’iceberg, perché il fascismo ha oggi mille volti, e tutti vanno smascherati. Razzismo, omofobia, debito ingiusto, violenza, mafia, mancanza di lavoro, discriminazione di genere, religione e condizione sociale: tutti i fascismi di oggi si intersecano generando una mostruosa melassa di populismo egoista, riassumibile nella frase che risuona sulle bocche di troppi italiani: “Prima devo pensare ai guai miei”. E il corollario sottinteso è molto semplice: gli altri valgono meno di me e della mia famiglia, la casa la devono dare a me, il lavoro prima deve andare agli italiani, e così via.

Questo modo rozzo di ragionare non è, però, privo di una sua motivazione, ovviamente non condivisibile: nasce dalle insicurezze, dalla solitudine, dall’ignoranza, dalla mancanza di centri solidi di aggregazione e incontro, scomparsi con il dissolversi dei partiti, da un disagio economico e sociale vero e doloroso, dal dramma del lavoro che non c’è, e quando c’è, è più simile ad un feroce sfruttamento; tutti fattori sui quali si innestano facilmente certa propaganda politica, certe trasmissioni televisive che sono istigazioni all’odio sociale, certi interventi dei gruppi nazifascisti che portano viveri e difendono il diritto alla casa.

In questi giorni molti di noi attivisti hanno sentito l’esigenza di fare qualcosa per fermare questa marea crescente che le istituzioni tollerano volentieri, quando addirittura non sostengono: del resto, non abbiamo visto per tre sabati consecutivi Casa Pound e Forza Nuova organizzare banchetti lungo Corso Nazionale a Termoli, regolarmente autorizzati da un Comune che più di una volta ha negato lo spazio ai comitati cittadini, ma che non trova nulla di riprovevole nella distribuzione di volantini fascisti e razzisti?

Abbiamo quindi cercato di ragionare insieme sui modi possibili per intervenire su questa lenta disintegrazione del vivere civile come lo abbiamo inteso e conosciuto sin qui: poiché essa sembra nascere da tante emergenze, e poiché siamo convinti che la necessità primaria sia tessere una rete di incontro, ascolto, dialogo, in assemblea abbiamo deciso di provare a far nascere un coordinamento contro tutti i volti nei quali oggi si declina il fascismo del 21esimo secolo.

Ci è sembrato utile partire con l’apertura di uno spazio dove chiunque possa venire a parlare delle sue emergenze, in primis quella del lavoro, senza alcuna presunzione da parte nostra di insegnare a nessuno cosa fare. Sceglieremo di volta in volta un punto focale intorno al quale raccogliere esperienze, suggerimenti, proposte; e di punti caldi locali ce ne sono tanti, dal lavoro alla casa, dall’accoglienza allo sfruttamento, dalla salute al tipo di sviluppo

Perché è evidente che nella solitudine e nell’isolamento nascono rassegnazione, convinzione di non poter mai più avere diritti, rabbia e frustrazione; mentre un posto dove riprendere parola può far rinascere un atteggiamento costruttivo di lotta. D’altronde, abbiamo sempre saputo che l’eliminazione di tutti i luoghi di aggregazione, come a Termoli si fa da anni, è condizione ineludibile per governare senza opposizione un popolo di sudditi. Fascismo puro, in effetti.

Sedendoci insieme a discutere in assemblea potremo anche provare a trovare forme di comunicazione con l’esterno che smontino le falsità propagandistiche che quotidianamente assorbiamo senza accorgercene, e ci aiutino a leggere la realtà rovesciando le prospettive e cambiando lente.

Ci guidano ancora gli imperativi gramsciani che sono stati faro lungo la vita: istruitevi, agitatevi, organizzatevi.☺

 

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