Nelle recente visita in Inghilterra ho toccato con mano i guasti delle politiche della Thatcher che piegò i minatori, sconfisse i sindacati, privatizzò ogni cosa, favorì la finanza e perseguì una politica estera guerrafondaia. Con la riscrittura delle più spietate regole del capitalismo, la Lady di Ferro si è conquistata una statua a Westmister nel Parlamento Inglese al fianco dei potenti britannici passati alla storia. La sua svolta reazionaria, scalfita tiepidamente dal decennio di Tony Blair, ha portato la sanità pubblica al collasso, i servizi sociali in condizioni pietose, la scuola pubblica nel degrado ed i diritti dei lavoratori in una strutturale precarietà contrattuale e salariale. Le sue riforme hanno avvantaggiato i miliardari, la rendita parassitaria, le speculazioni finanziarie, l’industria degli armamenti e l’economia di carta. Se vivi a Londra l’acqua costa caro, il posto auto davanti casa sulla strada pubblica 100 sterline, un figlio in una scuola elementare e media privata sulle 1.000 sterline al mese, i ricoveri nelle cliniche private sono proibitivi e se vai in un ospedale pubblico o fai frequentare una scuola pubblica hai un servizio dimezzato e una qualità medio-bassa. Il potere d’acquisto dei salari è crollato rispetto alla rendita e la forbice tra il 5% dei super-ricchi e la rimanente parte della popolazione si è fortemente allargata.
Mentre deponevo quattro rose rosse, una per ogni operaio italiano che muore di lavoro tutti i giorni, sulla tomba di Karl Marx, all’Eastern Cemetery di Highate a Londra, controllando a fatica l’emozione, pensavo ai principi di uguaglianza e giustizia sociale, sepolti con troppa fretta dalle macerie del Muro di Berlino. La crisi borsistica degli ultimi anni ha mostrato i limiti di un capitalismo selvaggio che si fonda sulla guerra, sulle speculazioni finanziarie illimitate e sullo sfruttamento indiscriminato degli uomini, dell’ambiente e delle risorse naturali. La vittoria di Barak Obama ha temperato gli eccessi di Bush ma non è riuscita a scrivere un nuovo paradigma di valori globali fondato sull’uguaglianza, sui diritti umani, sulla libertà dal bisogno, sull’accesso all’acqua, sul diritto allo studio, sul divieto del lavoro minorile, sulla dignità della persona, sulla possibilità di curarsi, vaccinarsi e fruire di farmaci salvavita. I mercati finanziari dopo qualche prudenza iniziale hanno ripreso a investire nei titoli spazzatura e nell’economia di carta scommettendo sui paesi in crisi per farli fallire. Complice un’Unione Europea silente, burocratica e lenta, le grandi potenze nei loro vertici del G 8 o del G 20 non vanno al di là di dichiarazioni generiche che poco influiscono sulla rivisitazione delle regole mondiali del commercio, o contro la guerra, la fame, le epidemie, le carestie e le migrazioni dei poveri dal Sud al Nord del pianeta.
Giovanni Paolo II in diversi scritti e in alcune encicliche aveva preavvertito il capitalismo a moderare i suoi aspetti più brutali e aveva ammonito le nazioni a ricercare vie nuove per la pace, la cooperazione tra i popoli, per una nuova giustizia in favore dei diseredati e per affermare la dignità di ogni uomo nel diritto ad accedere ed usufruire dei beni essenziali. I potenti si guardano bene dal seguire quei suggerimenti e optano per una più agile, ipocrita e meno impegnativa, partecipazione alla cerimonia della Sua beatificazione in Piazza S. Pietro.
Interrogarsi su questioni di simile portata aiuta a capire meglio la bancarotta della Grecia e il rischio di crack dell’Italia declassata da Moody’s e da Standard e Poors, che insieme alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario ci impongono l’obbligo di varare una manovra da 40 miliardi di tagli. Come la riscriviamo la nuova stagione politica italiana, che nasce dal crepuscolo berlusconiano dopo la doppia vittoria alle amministrative e ai referendum del 12 e 13 giugno? Come teniamo insieme le vicende internazionali, la crisi del Giappone, la guerra in Libia, la democratizzazione del Nord Africa e dei paesi arabi, la debolezza dell’Unione Europea, le forti difficoltà di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna con i provvedimenti da assumere per salvare l’Italia dalla bancarotta? In che modo possiamo renderci protagonisti consapevoli ed attivi di questi processi globali con le nostre scelte locali sulle vicende che ci assillano, ci toccano e ci riguardano nel vissuto quotidiano in Molise?
Non ho risposte a simili quesiti ma non possiamo continuare a crogiolarci in dibattiti asfittici di microcordate semi-massoniche da strapaese che si affannano a spartirsi le briciole di una ricchezza che non viene più prodotta per la crisi di sistema in cui siamo immersi. Dobbiamo alzare lo sguardo e predisporre progetti di lungo respiro che, partendo da modesti provvedimenti che mutano la nostra quotidianità, si iscrivono in un orizzonte più ampio che riprenda e rilanci quell’ideale di uguaglianza e di giustizia sociale, che ha radici millenarie e che al fin vincerà.☺
petraroia.michele@virgilio.it
Nelle recente visita in Inghilterra ho toccato con mano i guasti delle politiche della Thatcher che piegò i minatori, sconfisse i sindacati, privatizzò ogni cosa, favorì la finanza e perseguì una politica estera guerrafondaia. Con la riscrittura delle più spietate regole del capitalismo, la Lady di Ferro si è conquistata una statua a Westmister nel Parlamento Inglese al fianco dei potenti britannici passati alla storia. La sua svolta reazionaria, scalfita tiepidamente dal decennio di Tony Blair, ha portato la sanità pubblica al collasso, i servizi sociali in condizioni pietose, la scuola pubblica nel degrado ed i diritti dei lavoratori in una strutturale precarietà contrattuale e salariale. Le sue riforme hanno avvantaggiato i miliardari, la rendita parassitaria, le speculazioni finanziarie, l’industria degli armamenti e l’economia di carta. Se vivi a Londra l’acqua costa caro, il posto auto davanti casa sulla strada pubblica 100 sterline, un figlio in una scuola elementare e media privata sulle 1.000 sterline al mese, i ricoveri nelle cliniche private sono proibitivi e se vai in un ospedale pubblico o fai frequentare una scuola pubblica hai un servizio dimezzato e una qualità medio-bassa. Il potere d’acquisto dei salari è crollato rispetto alla rendita e la forbice tra il 5% dei super-ricchi e la rimanente parte della popolazione si è fortemente allargata.
Mentre deponevo quattro rose rosse, una per ogni operaio italiano che muore di lavoro tutti i giorni, sulla tomba di Karl Marx, all’Eastern Cemetery di Highate a Londra, controllando a fatica l’emozione, pensavo ai principi di uguaglianza e giustizia sociale, sepolti con troppa fretta dalle macerie del Muro di Berlino. La crisi borsistica degli ultimi anni ha mostrato i limiti di un capitalismo selvaggio che si fonda sulla guerra, sulle speculazioni finanziarie illimitate e sullo sfruttamento indiscriminato degli uomini, dell’ambiente e delle risorse naturali. La vittoria di Barak Obama ha temperato gli eccessi di Bush ma non è riuscita a scrivere un nuovo paradigma di valori globali fondato sull’uguaglianza, sui diritti umani, sulla libertà dal bisogno, sull’accesso all’acqua, sul diritto allo studio, sul divieto del lavoro minorile, sulla dignità della persona, sulla possibilità di curarsi, vaccinarsi e fruire di farmaci salvavita. I mercati finanziari dopo qualche prudenza iniziale hanno ripreso a investire nei titoli spazzatura e nell’economia di carta scommettendo sui paesi in crisi per farli fallire. Complice un’Unione Europea silente, burocratica e lenta, le grandi potenze nei loro vertici del G 8 o del G 20 non vanno al di là di dichiarazioni generiche che poco influiscono sulla rivisitazione delle regole mondiali del commercio, o contro la guerra, la fame, le epidemie, le carestie e le migrazioni dei poveri dal Sud al Nord del pianeta.
Giovanni Paolo II in diversi scritti e in alcune encicliche aveva preavvertito il capitalismo a moderare i suoi aspetti più brutali e aveva ammonito le nazioni a ricercare vie nuove per la pace, la cooperazione tra i popoli, per una nuova giustizia in favore dei diseredati e per affermare la dignità di ogni uomo nel diritto ad accedere ed usufruire dei beni essenziali. I potenti si guardano bene dal seguire quei suggerimenti e optano per una più agile, ipocrita e meno impegnativa, partecipazione alla cerimonia della Sua beatificazione in Piazza S. Pietro.
Interrogarsi su questioni di simile portata aiuta a capire meglio la bancarotta della Grecia e il rischio di crack dell’Italia declassata da Moody’s e da Standard e Poors, che insieme alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario ci impongono l’obbligo di varare una manovra da 40 miliardi di tagli. Come la riscriviamo la nuova stagione politica italiana, che nasce dal crepuscolo berlusconiano dopo la doppia vittoria alle amministrative e ai referendum del 12 e 13 giugno? Come teniamo insieme le vicende internazionali, la crisi del Giappone, la guerra in Libia, la democratizzazione del Nord Africa e dei paesi arabi, la debolezza dell’Unione Europea, le forti difficoltà di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna con i provvedimenti da assumere per salvare l’Italia dalla bancarotta? In che modo possiamo renderci protagonisti consapevoli ed attivi di questi processi globali con le nostre scelte locali sulle vicende che ci assillano, ci toccano e ci riguardano nel vissuto quotidiano in Molise?
Non ho risposte a simili quesiti ma non possiamo continuare a crogiolarci in dibattiti asfittici di microcordate semi-massoniche da strapaese che si affannano a spartirsi le briciole di una ricchezza che non viene più prodotta per la crisi di sistema in cui siamo immersi. Dobbiamo alzare lo sguardo e predisporre progetti di lungo respiro che, partendo da modesti provvedimenti che mutano la nostra quotidianità, si iscrivono in un orizzonte più ampio che riprenda e rilanci quell’ideale di uguaglianza e di giustizia sociale, che ha radici millenarie e che al fin vincerà.☺
Nelle recente visita in Inghilterra ho toccato con mano i guasti delle politiche della Thatcher che piegò i minatori, sconfisse i sindacati, privatizzò ogni cosa, favorì la finanza e perseguì una politica estera guerrafondaia. Con la riscrittura delle più spietate regole del capitalismo, la Lady di Ferro si è conquistata una statua a Westmister nel Parlamento Inglese al fianco dei potenti britannici passati alla storia. La sua svolta reazionaria, scalfita tiepidamente dal decennio di Tony Blair, ha portato la sanità pubblica al collasso, i servizi sociali in condizioni pietose, la scuola pubblica nel degrado ed i diritti dei lavoratori in una strutturale precarietà contrattuale e salariale. Le sue riforme hanno avvantaggiato i miliardari, la rendita parassitaria, le speculazioni finanziarie, l’industria degli armamenti e l’economia di carta. Se vivi a Londra l’acqua costa caro, il posto auto davanti casa sulla strada pubblica 100 sterline, un figlio in una scuola elementare e media privata sulle 1.000 sterline al mese, i ricoveri nelle cliniche private sono proibitivi e se vai in un ospedale pubblico o fai frequentare una scuola pubblica hai un servizio dimezzato e una qualità medio-bassa. Il potere d’acquisto dei salari è crollato rispetto alla rendita e la forbice tra il 5% dei super-ricchi e la rimanente parte della popolazione si è fortemente allargata.
Mentre deponevo quattro rose rosse, una per ogni operaio italiano che muore di lavoro tutti i giorni, sulla tomba di Karl Marx, all’Eastern Cemetery di Highate a Londra, controllando a fatica l’emozione, pensavo ai principi di uguaglianza e giustizia sociale, sepolti con troppa fretta dalle macerie del Muro di Berlino. La crisi borsistica degli ultimi anni ha mostrato i limiti di un capitalismo selvaggio che si fonda sulla guerra, sulle speculazioni finanziarie illimitate e sullo sfruttamento indiscriminato degli uomini, dell’ambiente e delle risorse naturali. La vittoria di Barak Obama ha temperato gli eccessi di Bush ma non è riuscita a scrivere un nuovo paradigma di valori globali fondato sull’uguaglianza, sui diritti umani, sulla libertà dal bisogno, sull’accesso all’acqua, sul diritto allo studio, sul divieto del lavoro minorile, sulla dignità della persona, sulla possibilità di curarsi, vaccinarsi e fruire di farmaci salvavita. I mercati finanziari dopo qualche prudenza iniziale hanno ripreso a investire nei titoli spazzatura e nell’economia di carta scommettendo sui paesi in crisi per farli fallire. Complice un’Unione Europea silente, burocratica e lenta, le grandi potenze nei loro vertici del G 8 o del G 20 non vanno al di là di dichiarazioni generiche che poco influiscono sulla rivisitazione delle regole mondiali del commercio, o contro la guerra, la fame, le epidemie, le carestie e le migrazioni dei poveri dal Sud al Nord del pianeta.
Giovanni Paolo II in diversi scritti e in alcune encicliche aveva preavvertito il capitalismo a moderare i suoi aspetti più brutali e aveva ammonito le nazioni a ricercare vie nuove per la pace, la cooperazione tra i popoli, per una nuova giustizia in favore dei diseredati e per affermare la dignità di ogni uomo nel diritto ad accedere ed usufruire dei beni essenziali. I potenti si guardano bene dal seguire quei suggerimenti e optano per una più agile, ipocrita e meno impegnativa, partecipazione alla cerimonia della Sua beatificazione in Piazza S. Pietro.
Interrogarsi su questioni di simile portata aiuta a capire meglio la bancarotta della Grecia e il rischio di crack dell’Italia declassata da Moody’s e da Standard e Poors, che insieme alla Banca Centrale Europea e al Fondo Monetario ci impongono l’obbligo di varare una manovra da 40 miliardi di tagli. Come la riscriviamo la nuova stagione politica italiana, che nasce dal crepuscolo berlusconiano dopo la doppia vittoria alle amministrative e ai referendum del 12 e 13 giugno? Come teniamo insieme le vicende internazionali, la crisi del Giappone, la guerra in Libia, la democratizzazione del Nord Africa e dei paesi arabi, la debolezza dell’Unione Europea, le forti difficoltà di Grecia, Portogallo, Irlanda e Spagna con i provvedimenti da assumere per salvare l’Italia dalla bancarotta? In che modo possiamo renderci protagonisti consapevoli ed attivi di questi processi globali con le nostre scelte locali sulle vicende che ci assillano, ci toccano e ci riguardano nel vissuto quotidiano in Molise?
Non ho risposte a simili quesiti ma non possiamo continuare a crogiolarci in dibattiti asfittici di microcordate semi-massoniche da strapaese che si affannano a spartirsi le briciole di una ricchezza che non viene più prodotta per la crisi di sistema in cui siamo immersi. Dobbiamo alzare lo sguardo e predisporre progetti di lungo respiro che, partendo da modesti provvedimenti che mutano la nostra quotidianità, si iscrivono in un orizzonte più ampio che riprenda e rilanci quell’ideale di uguaglianza e di giustizia sociale, che ha radici millenarie e che al fin vincerà.☺
Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
Funzionale
Sempre attivo
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
Preferenze
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
Statistiche
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
Marketing
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.