una nuova pagina   di Famiano Crucianelli
1 Dicembre 2012 Share

una nuova pagina di Famiano Crucianelli

 

Siamo ormai a qualche mese dalle elezioni regionali in Molise. È quindi bene essere chiari per evitare domani inutili recriminazioni. Alcune associazioni, e in primo luogo il mensile la fonte, hanno ripetutamente proposto per le prossime elezioni un percorso democratico e innovativo: allo stato attuale nulla di nuovo si sta muovendo. Sono iniziati gli antichi conciliaboli, in diversi sono già impegnati in manovre e organigrammi preventivi, ancora una volta gli interessi particolari, piccoli e grandi, sembrano prevalere sul bene comune. Al fondo la speranza è che i tempi siano stretti così che la minestra riscaldata possa essere portata a tavola con giustificazioni ipocrite, ma tecniche. Questa volta perseverare nell’erro-re sarebbe veramente diabolico e le consuete furbizie rischiano di avere le gambe molto corte. Ciò che si vuole rimuovere è un gigantesco problema italiano e in particolare molisano: i cittadini sono stanchi dei politici e di questa politica, la rivolta cova sotto la cenere e solo un anno orsono alle passate elezioni regionali quasi il 50% dei molisani si è astenuto dalla partecipazione alla scadenza elettorale. La situazione in questi mesi si è ancor più deteriorata e il disprezzo dei cittadini verso il sistema politico e le istituzioni è ancor più aumentato: pensare, come la banda Bassotti, di prendere il bottino e poi scappare questa volta è molto più difficile, pericoloso e improbabile.

Torno a riaffermare tre condizioni per tentare di evitare la deriva. In primo luogo la scelta veramente democratica del candidato alla presidenza, dei candidati e delle liste. Le primarie sono il primo passo necessario, ma non sufficiente. Questa volta è decisivo che le primarie siano trasparenti e che non si prestino al trucco delle transumanze, ovvero di truppe cammellate del centro destra che surrettiziamente votano e decidono il candidato e i candidati del centro-sinistra. Questo sistema levantino e gattopardesco in virtù del quale si può cambiare la forma purché nulla cambi è uno scandalo nostrano al quale bisogna porre fine. Di più è giunto il momento, se si vuol salvare la politica, se si vuole preservare l’idea di partito come comunità di donne e uomini liberi, che questi partiti facciano un passo indietro. La società civile molisana è ricca di energie, il mondo dell’associazionismo è vitale – basti ricordare l’impegno agli ultimi referendum; lo stesso mondo cattolico è protagonista di esperienze importanti di solidarietà e generosità sociale: questo capitale critico sarebbe bene che fosse in prima linea, anche nello scontro elettorale.

Seconda questione: le forze democratiche e di sinistra è bene che si presentino alle elezioni con in mano un nuovo e chiaro “galateo” istituzionale.  La politica e le istituzioni debbono essere bonificate, e in modo radicale, dai privilegi e dai corporativismi del ceto politico. Il primo articolo di questo nuovo costume deve vietare l’occupazione familistica delle istituzioni: deve finire l’indecenza dei nepotismi, della trasmissione ereditaria degli incarichi pubblici e di quella rete clientelare che è la vera zavorra della nostra democrazia e del nostro futuro. Tutto ciò sarà  più semplice, se sarà chiaro che il futuro consigliere/assessore regionale sarà un servitore del bene comune, che non avrà vantaggi economici, che non avrà macchine e accompagnatori, che la sua attività deve essere una casa di vetro, in sostanza che lui resterà una persona normale. Questa nuova moralità pubblica si deve nutrire di altri due aspetti importanti: una campagna elettorale sobria, in mezzo alla gente, senza mobilitare grandi risorse economiche e senza quei finanziatori più o meno occulti che poi obbligano a complicità pelose. La scelta di un decalogo del “buon governo” che non si limiti alle buone intenzioni utili per tutte le stagioni, ma rappresenta vincoli, obblighi e comportamenti  tali da rendere la partecipazione dei cittadini un elemento costitutivo della dinamica istituzionale.

Infine il progetto, l’idea che si ha  per il futuro del Molise. Le vacche grasse sono finite e non da oggi, l’uso delle risorse pubbliche come moneta di scambio e come assistenzialismo diffuso non solo è immorale, ma è ormai impraticabile. È ormai obbligatorio, se si vuole evitare una pericolosa decadenza dell’intero sistema economico-sociale, aprire una nuova pagina. Uno sviluppo del territorio socialmente e ambientalmente sostenibile: questo è il nuovo capitolo da scrivere; paradossalmente ciò che ieri poteva essere un problema, oggi può diventare una virtù: un territorio non antropizzato; un ambiente, al di là dei buchi neri, non compromesso; una regione che si affaccia sull’Adriatico; una comunità tollerante e accogliente; una cultura diffusa e centri universitari. Sono tutte premesse e condizioni fondamentali se in Europa si vuole affrontare l’unica sfida possibile che è quella della qualità. Qualità della produzione agricola e artigianale, qualità del turismo e dei servizi, qualità del consumo, dell’ambiente e dello stile di vita. Qualità nelle strategie politiche di una regione che deve essere capace di cogliere le opportunità che l’Unio- ne europea offre e capace di interloquire e cooperare con l’altra sponda dell’Adriatico.

Siamo poche centinaia di migliaia di cittadini molisani: se rompiamo i meccanismi della dipendenza clientelare, se guardiamo con orgoglio al buono della nostra storia e alla generosità del nostro territorio possiamo divenire un comunità vera e un esempio virtuoso non solo per l’Italia. ☺

famiano.crucianelli@tiscali.it

 

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