una scuola senza saperi      di Francesco Pollutri
28 Febbraio 2012 Share

una scuola senza saperi di Francesco Pollutri

 

“Un dì si venne a me Malinconia e disse: "Io voglio un poco stare teco”, é l'incipit di un famoso sonetto dantesco. Così noi ce ne rimaniamo qui in un angolo, inerti, inebetiti, con addosso tutto il sapere felice che abbiamo accumulato e di cui, di colpo, non sappiamo più che fare. Siamo quegli atleti a cui hanno bloccato la corsa. Io ci vedo così, tutti noi della mia generazione: vestiti da atleti, con i classici pantaloncini corti e canottiera e il numero gigante appiccicato sulla schiena, belli pronti per la corsa, scattanti, ma… fermi! Come se avessero usato il ferma-immagine e ci avessero per sempre immobilizzati così, con il nostro bravo testimone in mano. Congelati, come tante belle statuine di ghiaccio. Adesso il meraviglioso sonetto della Malinconia non "passa" più. Trova dei muri spessissimi e mi torna indietro, mi lascia inutile: cosa ci sto a fare io se quel che lancio mi ritorna vuoto? La tristezza del boomerang  (da La scuola raccontata al mio cane, di Paola Mastrocola Edizioni Guanda 2004, pagg. 70,71 e 72). L'autrice del libro, che consiglio di leggere, lo raccontava al cane; io, a modo mio, ironicamente traslando nel gioco di parole, ovvero utilizzando la ricchezza ambigua di esse, ne ho sempre parlato alle "mie" coccinelle dei monti del Matese:

“Io non conosco il latino ed il greco, ma li so leggere e tradurre male; non ricordo enigmi e frasi famose, ma li scrivo; non conosco l'inglese, ma ho sempre parlato con tutti, compresi i miei amici polacchi; ho poca confidenza con la pedagogia enciclopedica, ma non ho mai ritirato il mio diploma di laurea, anche, in Pedagogia; non ho bisogno del bagno personale, perchè sono "on the road"; non ho bisogno di personalizzare la scuola, perchè essa è solo un luogo di lavoro e di educazione ai saperi; non ho bisogno di uno studio esteso, perchè ho imparato ad usare il computer; non coltivo orchidee, perchè nel mio orto preferisco le patate; bevo vino senza disdegnare alcun alcoolico e fumo la pipa, perchè sulle cime dei monti, consumare formaggio pecorino, bere vino ed accendere la pipa, mi esalta; sono stato indicato come "prof incline al turpiloquio", ma gli studenti a me affidati, così come tutti gli altri, quando utilizzano un linguaggio improprio: si fermano, chiedono scusa e cercano altre espressioni; quando un collega mi pone una domanda, mi informo e verifico, perché ho imparato a diffidare di quanti hanno la verità in tasca e la poltrona dietro la scrivania; sono stato indicato come "un rompi", solo perchè non ho mai rinunciato a svolgere il mio ruolo e la mia funzione di docente, e di Educazione Fisica, sì, in tutti i luoghi istituzionali, dentro e fuori la scuola; quando ho posto ed evidenziato problemi, disfunzioni ed abusi, non mi sono mai tirato indietro per risolverli; quando nel mio lavoro, un Dirigente ha alzato la voce o altro, io, prima ho scritto e poi ho inseguito sempre il Vostro volo, incurante delle altrui disattenzioni e, talvolta, omissioni e/o abusi”. Così… alle silenziose coccinelle, continuavo: “Consapevole delle possibili dis-avventure contro le Graie e ancor più tremende sorelline Gorgoni e preferendo le amicizie umane e divine, come Athena, vergine e bella ai suoi occhi, Perseus, rifutato il dono di Zeus, di Era nonchè delle molteplici Giovesse, abbandonata Pandora alle lusinghe di Epimeteo, cercò Pegasus, il cavallo alato, e volò con Lui a ritrovar Cenerentola. La ritrovò nel regno dei POF e POFFETTI, non più sola. Ella accolse benevola il vecchio Amore, che, benchè ormai con la barba bianca, riverentemente e coerentemente abbandonato al suo tascapane di malinconie e nenie, trovò nuova forza per inoltrarsi laddove la fantasia incontra l’essere e l’esistere diventa consapevole e coerente esistenza nell'esserci quotidie. Esultarono le coccinelle, le farfalle, i lupi ed i camosci per quell'Amore e compagno on the road ritrovato, disattento alla creatura di Efesto e così poco incline a far riverenza a re, satrapi e satrapini” (da I dialoghi con le coccinelle, inedito di F. Pollutri).

Le mie coccinelle continuano a svolazzarmi intorno, silenziose come sempre, mentre la neve intorno colora di bianco quei silenziosi monti che l'incuria e le disattenzioni di oggi ha resi merce per i supermercati del business ed ostaggi degli utili mercanti dei saperi spendibili, non fa niente se distruttori di vita e memorie antiche. L'Educazione Fisica, per esempio, rivestita di un nuovo conio spendibile nei supermercati dello sport: "attività motorio sportiva – scienza del benessere ..", è stata svuotata di saperi corporei, di poesia, di memoria, di "educere fusis", di confronti sui campi e nelle palestre ..inesistenti, anche quando ci sono, nelle scuole di ieri, così come in quelle dell'autonomia.

"La spendibilità immediata dei saperi, dicono. Vuol dire che quello che so deve essere subito speso per fare qualcosa di utile. Che brutta parola spendibilità. Ci sono cose che non vanno spese. Vanno tenute, risparmiate, fatte fruttare. E poi passate in eredità" (ibidem). Tra esse, la dignità malinconica di un docente che quando sono stati distrutti o si distruggono sogni, speranze, progetti, saperi, norme e memorie, ha imparato che è tempo di andare altrove, ma non di rinunciare, perchè nessuno può proibire ad una rondine di raccontare che c'è sempre una Primavera in arrivo, nessuno può impedire alle coccinelle di volare libere sempre e di sorridere sulle contraddizioni proprie ed altrui. Ma anche: nessuno può dimenticare, in particolare nelle istituzioni educative, che una rondine non fa Primavera e che nessuno, nessuno può dimenticare che “l'omisione di un atto di dissenso dovuto, equivale a condividere l'atto deliberato o effettuato”. Così nella scuola, così nella vita ed è qui il fallimento di qualsiasi riforma.☺

polsmile@tin.it

Tags 2012, Marzo2012
eoc

eoc