La sconfitta nazionale è stata più pesante del previsto. 3 milioni di italiani hanno fatto la differenza. A partire dagli operai che hanno scelto la LEGA NORD sospingendo così il Cavaliere sullo scranno di Palazzo Chigi. Messe in cassaforte le chiavi di Camera e Senato, dove la pattuglia padana è determinante per assicurare la Maggioranza al futuro governo, Umberto Bossi ha chiesto quattro Ministeri importanti e la Presidenza della Lombardia. Ovviamente il punto focale dei leghisti è il federalismo fiscale con conseguenti opere pubbliche, infrastrutture e investimenti, da realizzarsi tra il Rubicone ed il Brennero. Immagino la paura di Borghezio, Calderoli e Castelli, quando si alzerà la truppa parlamentare molisana e batterà i pugni sul tavolo per ottenere udienza. E già possiamo predisporci a incassare fiumi di danaro da Roma che permetteranno di mantenere la sanità pubblica, realizzare ferrovie più moderne e consentire ai romani di andare al mare sul Gargano transitando per l’autostrada Iorio-Di Pietro.
Tornando alle quotidiane amarezze c’è da registrare la disfatta del Partito Democratico in Molise. Non ci sono attenuanti. Il partito ha perso la metà dei voti alla Camera e poco meno al Senato. Circa trentamila elettori ci hanno abbandonato costringendoci ad un modesto 18% con conseguente perdita della doppia rappresentanza parlamentare. Uno schiaffo violento che speriamo serva ad aprire una riflessione vera sulle sconfitte degli ultimi due anni, sulla fuga di decine di amministratori e sulla scarsa capacità attrattiva che non ha agevolato nuovi ingressi nel Partito Democratico. Eppure solo a Ottobre scorso riuscimmo a coinvolgere 18 mila persone che si misero in fila, versarono un euro e votarono per Veltroni Segretario. Trascorsi sei mesi ad aprile i voti per Veltroni Presidente si sono fermati a 35 mila. Perché? È solo merito di Di Pietro? Certo aver superato per 4 punti percentuali Berlusconi in regione è un dato positivo. Magari fosse accaduta la stessa cosa in altri territori e a livello nazionale. Sta di fatto che si è evidenziata una perdita di radicamento nei comuni e la sconfitta così come per le Regionali è maturata a Campobasso, città dove il P.D. è terza forza con poco più della metà dei voti dell’Italia dei Valori. Cosa fatta capo ha. Ora c’è da ricostruire il Partito. C’è da rilanciarne il progetto innovativo che è il cardine di ogni alternativa possibile a Roma come a Campobasso. Necessita rimboccarsi le maniche e darsi da fare per completare la definizione degli organismi dirigenti territoriali e comunali. Bisogna voltare pagina, assumere la diversità quale valore, e coinvolgere in uno sforzo straordinario il più ampio numero di cittadini, amministratori e iscritti. Nessuno che ha a cuore le sorti di un Molise, non prono né chino, può chiamarsi fuori da questa sfida.
Occorre fare chiarezza sulla linea politica. Il Partito Democratico è eticamente, culturalmente, idealmente e programmaticamente alternativo al Popolo della Libertà e ai suoi padroni, Berlusconi o Iorio che siano. Non si fanno liste tra noi e Michele Iorio. La gente non capisce e giunge alla conclusione che siamo tutti uguali scegliendo gli amministratori più esperti e di comprovata capacità gestionale. Magari gli stessi che ritengono normale essere indagati, avvisati, informati o rinviati a giudizio. La più grande conquista della Seconda Repubblica è l’alternanza di governo tra due schieramenti contrapposti. C’è un Governo eletto dai cittadini con una propria Maggioranza che lo sostiene e una Minoranza che funge da vigilanza e da controllo, che si prepara a riconquistare la fiducia alle future consultazioni. Non si può stare insieme a Venafro per il bene della città e contrapporsi a Campobasso perché non ci crede nessuno. Il Partito Democratico è sorto per unire gli italiani in una nuova forza politica che trae origine dai valori e dagli ideali del socialismo, della sinistra e del cattolicesimo solidale. Il Codice Etico, il Manifesto dei Valori e lo Statuto ne costituiscono le fondamenta e ne disciplinano la vita interna in una chiave che è alternativa alla Destra e al Popolo delle Libertà. È indubbio che quando è in gioco il benessere sociale il P.D. nelle Istituzioni offre il proprio contributo positivo a soluzioni condivise e unitarie. Ma questa pratica è prassi consolidata dal vecchio PCI in poi e non ha nulla a che vedere con confusioni di schieramento o modeste intese locali.
Altro è ciò che dobbiamo fare e cioè costruire con fatica e sui nostri valori un progetto possibile per il Molise di domani con il PD che ne costituisca il cuore e il cardine. Se non vogliamo rassegnarci ad una deriva populistica o alle corti dei potenti di turno, lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione per cambiare in profondità la società è il Partito Democratico. ☺
petraroia.michele@virgilio.it
La sconfitta nazionale è stata più pesante del previsto. 3 milioni di italiani hanno fatto la differenza. A partire dagli operai che hanno scelto la LEGA NORD sospingendo così il Cavaliere sullo scranno di Palazzo Chigi. Messe in cassaforte le chiavi di Camera e Senato, dove la pattuglia padana è determinante per assicurare la Maggioranza al futuro governo, Umberto Bossi ha chiesto quattro Ministeri importanti e la Presidenza della Lombardia. Ovviamente il punto focale dei leghisti è il federalismo fiscale con conseguenti opere pubbliche, infrastrutture e investimenti, da realizzarsi tra il Rubicone ed il Brennero. Immagino la paura di Borghezio, Calderoli e Castelli, quando si alzerà la truppa parlamentare molisana e batterà i pugni sul tavolo per ottenere udienza. E già possiamo predisporci a incassare fiumi di danaro da Roma che permetteranno di mantenere la sanità pubblica, realizzare ferrovie più moderne e consentire ai romani di andare al mare sul Gargano transitando per l’autostrada Iorio-Di Pietro.
Tornando alle quotidiane amarezze c’è da registrare la disfatta del Partito Democratico in Molise. Non ci sono attenuanti. Il partito ha perso la metà dei voti alla Camera e poco meno al Senato. Circa trentamila elettori ci hanno abbandonato costringendoci ad un modesto 18% con conseguente perdita della doppia rappresentanza parlamentare. Uno schiaffo violento che speriamo serva ad aprire una riflessione vera sulle sconfitte degli ultimi due anni, sulla fuga di decine di amministratori e sulla scarsa capacità attrattiva che non ha agevolato nuovi ingressi nel Partito Democratico. Eppure solo a Ottobre scorso riuscimmo a coinvolgere 18 mila persone che si misero in fila, versarono un euro e votarono per Veltroni Segretario. Trascorsi sei mesi ad aprile i voti per Veltroni Presidente si sono fermati a 35 mila. Perché? È solo merito di Di Pietro? Certo aver superato per 4 punti percentuali Berlusconi in regione è un dato positivo. Magari fosse accaduta la stessa cosa in altri territori e a livello nazionale. Sta di fatto che si è evidenziata una perdita di radicamento nei comuni e la sconfitta così come per le Regionali è maturata a Campobasso, città dove il P.D. è terza forza con poco più della metà dei voti dell’Italia dei Valori. Cosa fatta capo ha. Ora c’è da ricostruire il Partito. C’è da rilanciarne il progetto innovativo che è il cardine di ogni alternativa possibile a Roma come a Campobasso. Necessita rimboccarsi le maniche e darsi da fare per completare la definizione degli organismi dirigenti territoriali e comunali. Bisogna voltare pagina, assumere la diversità quale valore, e coinvolgere in uno sforzo straordinario il più ampio numero di cittadini, amministratori e iscritti. Nessuno che ha a cuore le sorti di un Molise, non prono né chino, può chiamarsi fuori da questa sfida.
Occorre fare chiarezza sulla linea politica. Il Partito Democratico è eticamente, culturalmente, idealmente e programmaticamente alternativo al Popolo della Libertà e ai suoi padroni, Berlusconi o Iorio che siano. Non si fanno liste tra noi e Michele Iorio. La gente non capisce e giunge alla conclusione che siamo tutti uguali scegliendo gli amministratori più esperti e di comprovata capacità gestionale. Magari gli stessi che ritengono normale essere indagati, avvisati, informati o rinviati a giudizio. La più grande conquista della Seconda Repubblica è l’alternanza di governo tra due schieramenti contrapposti. C’è un Governo eletto dai cittadini con una propria Maggioranza che lo sostiene e una Minoranza che funge da vigilanza e da controllo, che si prepara a riconquistare la fiducia alle future consultazioni. Non si può stare insieme a Venafro per il bene della città e contrapporsi a Campobasso perché non ci crede nessuno. Il Partito Democratico è sorto per unire gli italiani in una nuova forza politica che trae origine dai valori e dagli ideali del socialismo, della sinistra e del cattolicesimo solidale. Il Codice Etico, il Manifesto dei Valori e lo Statuto ne costituiscono le fondamenta e ne disciplinano la vita interna in una chiave che è alternativa alla Destra e al Popolo delle Libertà. È indubbio che quando è in gioco il benessere sociale il P.D. nelle Istituzioni offre il proprio contributo positivo a soluzioni condivise e unitarie. Ma questa pratica è prassi consolidata dal vecchio PCI in poi e non ha nulla a che vedere con confusioni di schieramento o modeste intese locali.
Altro è ciò che dobbiamo fare e cioè costruire con fatica e sui nostri valori un progetto possibile per il Molise di domani con il PD che ne costituisca il cuore e il cardine. Se non vogliamo rassegnarci ad una deriva populistica o alle corti dei potenti di turno, lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione per cambiare in profondità la società è il Partito Democratico. ☺
La sconfitta nazionale è stata più pesante del previsto. 3 milioni di italiani hanno fatto la differenza. A partire dagli operai che hanno scelto la LEGA NORD sospingendo così il Cavaliere sullo scranno di Palazzo Chigi. Messe in cassaforte le chiavi di Camera e Senato, dove la pattuglia padana è determinante per assicurare la Maggioranza al futuro governo, Umberto Bossi ha chiesto quattro Ministeri importanti e la Presidenza della Lombardia. Ovviamente il punto focale dei leghisti è il federalismo fiscale con conseguenti opere pubbliche, infrastrutture e investimenti, da realizzarsi tra il Rubicone ed il Brennero. Immagino la paura di Borghezio, Calderoli e Castelli, quando si alzerà la truppa parlamentare molisana e batterà i pugni sul tavolo per ottenere udienza. E già possiamo predisporci a incassare fiumi di danaro da Roma che permetteranno di mantenere la sanità pubblica, realizzare ferrovie più moderne e consentire ai romani di andare al mare sul Gargano transitando per l’autostrada Iorio-Di Pietro.
Tornando alle quotidiane amarezze c’è da registrare la disfatta del Partito Democratico in Molise. Non ci sono attenuanti. Il partito ha perso la metà dei voti alla Camera e poco meno al Senato. Circa trentamila elettori ci hanno abbandonato costringendoci ad un modesto 18% con conseguente perdita della doppia rappresentanza parlamentare. Uno schiaffo violento che speriamo serva ad aprire una riflessione vera sulle sconfitte degli ultimi due anni, sulla fuga di decine di amministratori e sulla scarsa capacità attrattiva che non ha agevolato nuovi ingressi nel Partito Democratico. Eppure solo a Ottobre scorso riuscimmo a coinvolgere 18 mila persone che si misero in fila, versarono un euro e votarono per Veltroni Segretario. Trascorsi sei mesi ad aprile i voti per Veltroni Presidente si sono fermati a 35 mila. Perché? È solo merito di Di Pietro? Certo aver superato per 4 punti percentuali Berlusconi in regione è un dato positivo. Magari fosse accaduta la stessa cosa in altri territori e a livello nazionale. Sta di fatto che si è evidenziata una perdita di radicamento nei comuni e la sconfitta così come per le Regionali è maturata a Campobasso, città dove il P.D. è terza forza con poco più della metà dei voti dell’Italia dei Valori. Cosa fatta capo ha. Ora c’è da ricostruire il Partito. C’è da rilanciarne il progetto innovativo che è il cardine di ogni alternativa possibile a Roma come a Campobasso. Necessita rimboccarsi le maniche e darsi da fare per completare la definizione degli organismi dirigenti territoriali e comunali. Bisogna voltare pagina, assumere la diversità quale valore, e coinvolgere in uno sforzo straordinario il più ampio numero di cittadini, amministratori e iscritti. Nessuno che ha a cuore le sorti di un Molise, non prono né chino, può chiamarsi fuori da questa sfida.
Occorre fare chiarezza sulla linea politica. Il Partito Democratico è eticamente, culturalmente, idealmente e programmaticamente alternativo al Popolo della Libertà e ai suoi padroni, Berlusconi o Iorio che siano. Non si fanno liste tra noi e Michele Iorio. La gente non capisce e giunge alla conclusione che siamo tutti uguali scegliendo gli amministratori più esperti e di comprovata capacità gestionale. Magari gli stessi che ritengono normale essere indagati, avvisati, informati o rinviati a giudizio. La più grande conquista della Seconda Repubblica è l’alternanza di governo tra due schieramenti contrapposti. C’è un Governo eletto dai cittadini con una propria Maggioranza che lo sostiene e una Minoranza che funge da vigilanza e da controllo, che si prepara a riconquistare la fiducia alle future consultazioni. Non si può stare insieme a Venafro per il bene della città e contrapporsi a Campobasso perché non ci crede nessuno. Il Partito Democratico è sorto per unire gli italiani in una nuova forza politica che trae origine dai valori e dagli ideali del socialismo, della sinistra e del cattolicesimo solidale. Il Codice Etico, il Manifesto dei Valori e lo Statuto ne costituiscono le fondamenta e ne disciplinano la vita interna in una chiave che è alternativa alla Destra e al Popolo delle Libertà. È indubbio che quando è in gioco il benessere sociale il P.D. nelle Istituzioni offre il proprio contributo positivo a soluzioni condivise e unitarie. Ma questa pratica è prassi consolidata dal vecchio PCI in poi e non ha nulla a che vedere con confusioni di schieramento o modeste intese locali.
Altro è ciò che dobbiamo fare e cioè costruire con fatica e sui nostri valori un progetto possibile per il Molise di domani con il PD che ne costituisca il cuore e il cardine. Se non vogliamo rassegnarci ad una deriva populistica o alle corti dei potenti di turno, lo strumento più efficace che abbiamo a disposizione per cambiare in profondità la società è il Partito Democratico. ☺
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