Uno spreco per farmaci
19 Dicembre 2022
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Uno spreco per farmaci

Ognuno di noi ha in casa farmaci non consumati, che alla loro scadenza, se non prima, butterà via. Sono otto miliardi le compresse inutilizzate che vengono sprecate. Sono pari al 30 per cento dei 24 miliardi di dosi di farmaci che ospedali o cittadini acquistano ogni anno. È uno spreco di denaro che è stato, di recente, rimarcato dal Comitato di nazionale di Bioetica. Esso ha puntualmente documentato come le confezioni di medicinali non sempre siano ottimali: blister e boccette, in gran parte, contengono compresse o gocce in misura superiore o inferiore di circa il 30 per cento rispetto a quanto è previsto per un normale ciclo terapeutico. Ciò significa un loro parziale utilizzo e, quindi, spreco. Succede, rimarca ancora il Comitato nazionale di Bioetica, soprattutto, per farmaci antibiotici, analgesici, antidepressivi, antiaggreganti e anticoagulanti, sciroppi e famaci per scompensi cardiaci. Vedasi un esempio di quanto detto: il medico prescrive una terapia richiedente l’assunzione di una compressa per cinque giorni, il blister acquistato contiene 10 compresse: cinque di queste rimangono, perciò, inutilizzate e alla scadenza (se non prima) vengono gettate, spesso, nella spazzatura e non sempre negli appositi contenitori posti all’esterno delle farmacie (ove ci sono). Pochi ricordano che tali famaci si possono portare presso il Banco farmaceutico (ove esiste) dove sono dispensati a chi non li può acquistare. Sono farmaci necessari e, a volte, anche indispensabili per la cura della loro salute.

Va, per correttezza, ricordato che qualche medico, con pazienti collaborativi, recupera i farmaci non consumati e non scaduti e li dispensa ad altri pazienti perché li utilizzino. Evita così sprechi inutili e anche costosi. Cerca di battere un circolo vizioso: acquisto farmaci, consumo parziale degli stessi, perché eccedenti il ciclo terapeutico, e loro eliminazione. È una ‘buona pratica’ ancora poco diffusa tra medici e pazienti. Ogni anno, stante la mancata corrispondenza tra durata del trattamento terapeutico e numero delle compresse o gocce, si spreca circa un miliardo e mezzo di euro: una cifra enorme gravante sul Sistema nazionale sanitario senza produrre benessere in termini di salute.

Forse si devono educare medici, farmacisti, pazienti e industrie farmaceutiche ad una corretta gestione del consumo di farmaci in modo tale da ottenere un abbattimento dello spreco o, almeno, una sua significativa riduzione. È possibile se non si pongono in commercio maxi e mini confezioni. Forse è anche utile pensare, come in passato, ad un farmacista che ‘fa il suo mestiere’ e non solo il ‘venditore’ di farmaci, che confeziona i farmaci prescritti dalla ricetta medica nella misura prevista dalla terapia. Succede in Gran Bretagna e negli U.S.A., dove il farmacista confeziona il farmaco nella quantità strettamente necessaria. Esistono ostacoli di varia natura, superabili con difficoltà e imputabili agli operatori sanitari, ai pazienti e alle industrie farmaceutiche. Vi sono, in Italia, leggi che prevedono sistemi tesi alla diminuzione di sprechi di prodotti, di rischi e di consumi impropri. Permettono di ridurre i costi gravanti sul Sistema nazionale sanitario e, poi, di ridistribuire i risparmi per rendere efficienti i servizi ospedalieri e territoriali. Si potrebbe cominciare con i farmaci più utilizzati presenti nel Prontuario farmaceutico .☺

 

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