
Verso “la meta”
Con i versi che seguono, sempre dalla raccolta Filo spinato di Alessandro Fo (Einaudi 2021), si avvia verso la conclusione la vicenda del detenuto protagonista delle ultime poesie riportate sui numeri de la fonte di novembre e dicembre 2024. Una conclusione insolitamente felice, perché il “permessante” diventa “semilibero”: altro termine del linguaggio carcerario, indicante quel condannato che ha ottenuto la possibilità di trascorrere parte del giorno fuori dall’istituto dove sconta la pena, per esercitare attività in grado di favorirne il reinserimento sociale. E fra una messa, una partita di pallone al campetto dell’oratorio e il volontariato presso un centro per disabili, il “semilibero” si sente finalmente “integrato”. Un esempio luminoso, quindi, di quella che dovrebbe essere la prassi, in un Paese che, invece, negli ultimi giorni del 2024 ha toccato il record negativo di 87 suicidi in carcere. Con gli 87 detenuti che si sono tolti la vita in quest’anno, ai quali bisogna aggiungere 7 agenti della Polizia penitenziaria, risulta infatti già superato il numero monstre del 2022, l’anno più tragico, in cui i suicidi erano stati 84.
Laura de Noves
Semilibero
(Prima del beneficio chiese in cella
una cartina di questa città.
Ogni sera, sperando, la studiava,
ne mandava a memoria incroci, nomi,
angoli che solo immaginava.
«Mentre che aspetto, ormai la meta è quella,
non ho più testa per altra attività».)
… e poi la Messa a me piace qua sotto…
Sarà per l’oratorio, la partita
di calcio, con le grida,
o per il centro degli handicappati…
Mi dà un’idea più di comunità.
Qualcuno poi dei soliti
è un volto conosciuto, ormai,
e così io per loro.
La signora
che dà la comunione, la vecchina
che poi mi ha accompagnato.
Così, anche solo scambiarsi il saluto…
Mi piace… Mi fa sentire integrato.
Sto riacquistando la misura della vita.