Vinceranno i cinesi
12 Aprile 2022
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Vinceranno i cinesi

Mi ero ripromesso di non occuparmi di bombe, non sono un esperto, non sono neanche un virologo ma siccome sono convinto che la guerra oltre a essere una barbarie è anche inutile alle finalità che si prefigge di raggiungere, quando vedo morire donne, bambini e anziani, so da quale parte schierarmi. Quando uno sceglie di fare il soldato offre la sua vita per garantire la sicurezza degli altri: per questo il primo crimine di guerra è appunto quello di mandare al fronte militari di leva che non hanno scelto di fare la guerra. Dopo la seconda guerra mondiale, le trincee non sono state più necessarie all’obiettivo bellico proprio perché i bersagli da colpire, nella maggior parte dei casi, si trovano in città: nove  su dieci, sono civili (donne-bambini-anziani). Quattro bambini al giorno: è il conto del primo mese nella guerra d’Ucraina. Senza alcun dubbio in questo conflitto i ruoli sono ben definiti, c’è un aggressore e un aggredito. Sarà la Storia a collocare ognuno nel posto che gli spetta. E la polemica che oggi anima il nostro Paese sul mandare o non mandare armi agli ucraini, nel futuro diventerà argomento di speciose discussioni accademiche dove si scoprirà che per la prima volta l’Occidente, senza ipocrisie, mettendoci la faccia, ha deciso questa volta di mandare armi e non soldi agli aggrediti, come ha fatto in altre occasioni sotto forma di aiuti umanitari. A noi preme invece capire se chi doveva, ha fatto tutto ciò che andava fatto per evitarla, la guerra, perché in questa storia, ci sono più guerrafondai che pacifisti. A parole siamo tutti per la pace, persino il presidente russo, che nel recente passato, per giustificare l’ennesima aggressione, ha ordinato di compiere attentati contro la sua stessa gente, oggi non parla di guerra ma di operazione militare speciale per denazificare il popolo ucraino.  E, per farla, l’ operazione, stupra le donne, ammazza gli anziani e bombarda i bambini: potenziali nazisti? Forse, però è il caso, per comprendere bene come sono andate le cose, partire dai fatti e non dalla narrazione.

Con la fine della guerra fredda e la caduta dell’impero sovietico, l’Ucraina sceglie la neutralità e rinuncia al possesso delle armi nucleari. Ma già nel 2008 la Nato, non avendo altro da fare, promette di includere il governo ucraino nella sua organizzazione. È appena il caso di ricordare che nel 1962 si sfiorò il conflitto nucleare perché i russi pretendevano di installare dei missili a Cuba e che l’Ucraina confina ad est con la Russia. Nel 2014, dopo l’annessione della Crimea alla Federazione Russa, la ribadita neutralità costa al presidente ucraino Janukovyc la sua destituzione, un colpo di stato camuffato che irrita molto il Cremlino. Sempre nel 2014 scoppia la guerra del Donbass, un conflitto regionale reale che reclama una speciale autonomia per una popolazione di etnia russa sollecitata da una minoranza di russofili armati, addestrati e foraggiati da Mosca. Kiev risponde con il battaglione neonazista Azov, regolarmente inserito nell’esercito ucraino, con il quale il presidente Zelensky si troverà a fare i conti dopo la guerra. Ben due intese sottoscritte a Minsk per il ‘cessate il fuoco’ e la successiva autonomia promessa, sono state entrambe disattese e tutti quelli che oggi si riuniscono a giorni alterni per discutere di guerra, negli ultimi otto anni, che cosa hanno fatto per evitarla? Gli ucraini nel 2019 inseriscono nella loro Costituzione l’ingresso nella Nato; gli americani e gli inglesi lo sappiamo, a detta di Biden, al motto di “si vis pacem para bellum” si sono molto impegnati ad armare gli ucraini e ad addestrarli nei campi Nato a ridosso del confine polacco; i turchi, che si sono offerti di fare da mediatori, hanno venduto agli ucraini i droni che sono risultati molto efficaci per fare la pace; gli israeliani, che sanno sempre tutto di tutti, questa volta si sono distratti ma si sono offerti per una soluzione negoziale; gli europei, tedeschi e francesi, hanno fatto da testimoni negli accordi sottoscritti a Minsk alla presenza di quel galantuomo di Lukashcenko, complice di Putin, ma non ne hanno mai chiesto l’ adempimento; gli italiani, impegnati nella realizzazione della Superlega, sono rimasti a giocare a palle; i più vispi nell’accoglienza dei profughi bianchi, polacchi e ungheresi, ogni tanto si affacciano sul confine est e pensano: tutto questo un giorno potrebbe essere mio. Che bella l’Europa unita, tutta pace e solidarietà!

Ma veniamo al dopo, e immaginiamo un accordo onorevole: Ucraina neutrale, libera di entrare nell’Unione Europea e restituzione dei territori del Donbass previa concessione di una autonomia spinta, già contenuta nel secondo accordo di Minsk, in cambio della Crimea. Tutto questo si sarebbe potuto ottenere anche senza la guerra e senza dover ricostruire un intero paese. E veniamo agli effetti prodotti dal conflitto, la mia è solo un’ipotesi. Putin sta esaurendo le scorte belliche e chiede ai cinesi, con i quali ha concordato l’invasione dell’Ucraina, l’invio di armi ma gli stessi nicchiano e si offrono invece di investire nell’acquisto del debito russo, non con i rubli ormai bolliti ma con i dollari americani, sì perché sono proprietari anche di parte del debito statunitense, evitando al loro “amico” il default rendendolo di fatto dipendente da Pechino e contemporaneamente indebolendo anche l’economia americana. Ci si potrebbe scrivere un libro dal titolo: “Eterogenesi dei fini”, come vincere una guerra mondiale senza sparare neanche un petardo. A chi ci accusa di essere Putinisti vorrei ricordare il pensiero di un monaco dell’XI secolo: “L’uomo che trova dolce il luogo natale è ancora un tenero principiante; quello per cui ogni suolo è come il suolo nativo è già più forte; ma perfetto è quello per cui l’intero mondo è un paese straniero”.☺

 

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