Prima che Gesù iniziasse a predicare, i Vangeli ci raccontano dell’incontro decisivo con Giovanni il Battista, che predicava in una zona desertica presso il Giordano. Subito dopo tale evento, Gesù si inoltra ancora di più nel deserto, dove è collocato l’episodio delle tentazioni. Probabilmente questo episodio risale alla predicazione cristiana che voleva presentare Gesù nella situazione del popolo di Israele nel deserto, quando uscì dall’Egitto. Tuttavia, accanto a questa evidente rilettura biblica, possiamo cogliere anche qualche elemento di possibilità storica, riguardante il periodo sconosciuto della vita di Gesù.
Come abbiamo già accennato, Gesù a un certo punto della sua vita si è avvicinato a Giovanni il Battista, riconoscendo in lui un maestro spirituale in grado di intercettare le sue aspirazioni di radicale obbedienza al Dio d’Israele. Vediamo come Giuseppe Flavio, l’unica testimonianza esterna al Nuovo Testamento, ci presenta la figura di Giovanni il Battista, nella sua opera sulla storia di Israele: “Ad alcuni giudei sembrò che l’esercito di Erode fosse stato distrutto da Dio, e del tutto giustamente, per punire il suo trattamento di Giovanni chiamato “battista”. Erode, infatti, aveva ucciso quest’uomo buono, che esortava i giudei a condurre una vita virtuosa e a praticare la giustizia vicendevole e la pietà verso Dio, invitandoli ad accostarsi insieme al battesimo…Quando altri si unirono alla folla, poiché erano cresciuti in grandissimo numero a sentire le sue parole, Erode cominciò a temere che l’effetto di una tale eloquenza sugli uomini portasse a qualche sollevazione, dato che sembrava che essi facessero qualunque cosa per decisione di lui. Ritenne perciò molto meglio prendere l’iniziativa e sbarazzarsene, prima che da parte sua si provocasse qualche subbuglio… Perciò Giovanni fu inviato in catene a Macheronte e lì fu ucciso. Ma l’opinione dei giudei fu che la rovina dell’esercito venne da Dio, che volle punire Erode per averlo condannato”.
Il quadro che ci viene presentato è molto chiaro e può spiegare, inoltre, indirettamente, anche il perché Gesù qualche anno più tardi farà la stessa fine. Al di là di Giovanni, Gesù ha anche avuto la possibilità di conoscere altri gruppi giudaici che ricercavano uno stile di vita radicale. Certamente ha avuto a che fare con i farisei, con i sadducei e con i samaritani.
I farisei erano un gruppo religioso composto da membri di quella che si potrebbe definire la borghesia: erano lavoratori artigianali oppure dipendenti della macchina burocratica giudaica (gli scribi): essi impostavano la loro vita su un adempimento scrupoloso della legge di Mosè che avevano diviso in 613 precetti, da loro considerati una siepe protettiva per la legge, convinti com’erano che la pratica della legge avrebbe evitato che il mondo finisse nel caos. Questo gruppo però si è scontrato con Gesù che aveva un approccio tutto personale alla legge, nella quale distingueva i comandamenti essenziali da quelli che potevano essere trascurati. Con i farisei Gesù condivideva comunque la fede nella risurrezione dei morti e la venerazione delle scritture dei profeti.
Questi due ultimi elementi non erano invece condivisi probabilmente dai sadducei, l’aristocrazia legata al tempio: a questo gruppo appartenevano, infatti, le famiglie dei sommi sacerdoti che detenevano il potere nel tempio, in accordo con i romani. Il loro non era un ruolo semplicemente religioso ma anche politico ed economico: basti pensare che il tempio di Gerusalemme era una delle “banche” di deposito e prestito più importante del medio oriente del periodo romano! Questo gruppo riconosceva come scrittura solo il Pentateuco, dove erano scritte le leggi che regolavano il culto e venivano stabiliti i rigorosi criteri per definire la purezza delle famiglie sacerdotali: tutte cose che se ben osservate, contribuivano a mantenere il potere e lo status quo. Saranno i sadducei, probabilmente, in combutta con i romani, a far morire Gesù sulla croce. Mentre i farisei sopravvivranno alla distruzione del tempio, dopo il 70 d. C., i sadducei scomparvero, in quanto era finito il motivo principale che li teneva in vita: il potere legato al tempio!
I samaritani erano un gruppo scismatico che accettava il pentateuco come scrittura ma non riconosceva il tempio di Gerusalemme. Il loro rifiuto della prassi giudaica era ricambiato con un grande disprezzo da parte del giudaismo che li considerava come i pagani, amorevolmente chiamati “cani”. Gesù incontrò sporadicamente dei samaritani, perché in quanto giudeo non era ben visto, ma porta il buon samaritano come esempio di servizio al prossimo. Dopo la risurrezione di Gesù, i primi predicatori cristiani avranno un ottimo successo tra i samaritani, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli e il Vangelo di Giovanni.
Gli zeloti erano una sorta di carboneria o gruppo armato che non era ben organizzato ai tempi di Gesù ma avranno un ruolo importante e fatale nella prima rivolta giudaica che porta alla distruzione del tempio; anche un discepolo di Gesù appartiene a questo gruppo: Simone lo zelota.
C’è però un gruppo di cui non parla il Nuovo Testamento, ma che era molto importante ai tempi di Gesù e al quale apparteneva un gruppo di eremiti del quale sono stati ritrovati i resti archeologici vicino al Mar Morto, nel deserto di Giuda: gli esseni. Questo fatto ci riconduce all’accenno che i vangeli fanno della permanenza di Gesù nel deserto: è possibile che Gesù, accanto a Giovanni, abbia avuto un interesse anche per questo gruppo e abbia magari frequentato la comunità di Qumran (è questo il nome del sito archeologico) in cui abitavano degli esseni? In effetti questo gruppo aveva dei riti di purificazione simili al battesimo di Giovanni, e vivevano da celibi, così come è stato Gesù (e probabilmente Giovanni il Battista), vivevano inoltre in comunità e mettevano in comune i loro beni. Tuttavia ci sono molte differenze con Gesù e il suo gruppo: la comunità di Gesù era itinerante, Gesù, inoltre, andava al tempio mentre questo gruppo, pur riconoscendo il tempio, non vi andava in quanto non accettava la classe sacerdotale, considerata impura. Soprattutto, mentre Gesù non disdegnava di frequentare pubblici peccatori, malati e a volte anche stranieri, a Qumran c’era un orrore non solo per i pagani, ma anche per i peccatori e per coloro che avevano difetti fisici e in pratica non accettavano di frequentare nessun giudeo che non appartenesse al gruppo. Forse possiamo immaginare che Gesù proprio entrando in contatto con questi uomini, che vivevano la religione in modo maniacale, ha elaborato un’etica e una concezione della fede che lo ha portato alla reazione opposta, intuendo un’immagine di Dio che non cerca la perfezione nell’applicazione minuziosa delle regole di purità, ma piuttosto nello sguardo misericordioso verso ogni essere umano.
Come possiamo vedere da questa veloce descrizione dell’ambiente religioso e sociale in cui Gesù ha iniziato a predicare, l’attività di Gesù non è nata come un fungo, in una situazione di appiattimento morale, ma piuttosto in un periodo di grandi fermenti religiosi e di attese di liberazione: bastava sapere ascoltare e fare spazio a queste esigenze di cambiamento; Gesù, avvicinandosi a Giovanni e inoltrandosi nel deserto, non è rimasto indifferente agli stimoli positivi che provenivano dal suo ambiente, così come non ha chiuso gli occhi di fronte alle contraddizioni che notava in chi ostentava una fede esteriore ma non andava alla radice della fede. Nella combinazione di questi due elementi possiamo individuare l’origine di quella sintesi originale che ha affascinato tanti suoi contemporanei e che la sua morte, anziché interrompere, ha amplificato e universalizzato. ☺
Prima che Gesù iniziasse a predicare, i Vangeli ci raccontano dell’incontro decisivo con Giovanni il Battista, che predicava in una zona desertica presso il Giordano. Subito dopo tale evento, Gesù si inoltra ancora di più nel deserto, dove è collocato l’episodio delle tentazioni. Probabilmente questo episodio risale alla predicazione cristiana che voleva presentare Gesù nella situazione del popolo di Israele nel deserto, quando uscì dall’Egitto. Tuttavia, accanto a questa evidente rilettura biblica, possiamo cogliere anche qualche elemento di possibilità storica, riguardante il periodo sconosciuto della vita di Gesù.
Come abbiamo già accennato, Gesù a un certo punto della sua vita si è avvicinato a Giovanni il Battista, riconoscendo in lui un maestro spirituale in grado di intercettare le sue aspirazioni di radicale obbedienza al Dio d’Israele. Vediamo come Giuseppe Flavio, l’unica testimonianza esterna al Nuovo Testamento, ci presenta la figura di Giovanni il Battista, nella sua opera sulla storia di Israele: “Ad alcuni giudei sembrò che l’esercito di Erode fosse stato distrutto da Dio, e del tutto giustamente, per punire il suo trattamento di Giovanni chiamato “battista”. Erode, infatti, aveva ucciso quest’uomo buono, che esortava i giudei a condurre una vita virtuosa e a praticare la giustizia vicendevole e la pietà verso Dio, invitandoli ad accostarsi insieme al battesimo…Quando altri si unirono alla folla, poiché erano cresciuti in grandissimo numero a sentire le sue parole, Erode cominciò a temere che l’effetto di una tale eloquenza sugli uomini portasse a qualche sollevazione, dato che sembrava che essi facessero qualunque cosa per decisione di lui. Ritenne perciò molto meglio prendere l’iniziativa e sbarazzarsene, prima che da parte sua si provocasse qualche subbuglio… Perciò Giovanni fu inviato in catene a Macheronte e lì fu ucciso. Ma l’opinione dei giudei fu che la rovina dell’esercito venne da Dio, che volle punire Erode per averlo condannato”.
Il quadro che ci viene presentato è molto chiaro e può spiegare, inoltre, indirettamente, anche il perché Gesù qualche anno più tardi farà la stessa fine. Al di là di Giovanni, Gesù ha anche avuto la possibilità di conoscere altri gruppi giudaici che ricercavano uno stile di vita radicale. Certamente ha avuto a che fare con i farisei, con i sadducei e con i samaritani.
I farisei erano un gruppo religioso composto da membri di quella che si potrebbe definire la borghesia: erano lavoratori artigianali oppure dipendenti della macchina burocratica giudaica (gli scribi): essi impostavano la loro vita su un adempimento scrupoloso della legge di Mosè che avevano diviso in 613 precetti, da loro considerati una siepe protettiva per la legge, convinti com’erano che la pratica della legge avrebbe evitato che il mondo finisse nel caos. Questo gruppo però si è scontrato con Gesù che aveva un approccio tutto personale alla legge, nella quale distingueva i comandamenti essenziali da quelli che potevano essere trascurati. Con i farisei Gesù condivideva comunque la fede nella risurrezione dei morti e la venerazione delle scritture dei profeti.
Questi due ultimi elementi non erano invece condivisi probabilmente dai sadducei, l’aristocrazia legata al tempio: a questo gruppo appartenevano, infatti, le famiglie dei sommi sacerdoti che detenevano il potere nel tempio, in accordo con i romani. Il loro non era un ruolo semplicemente religioso ma anche politico ed economico: basti pensare che il tempio di Gerusalemme era una delle “banche” di deposito e prestito più importante del medio oriente del periodo romano! Questo gruppo riconosceva come scrittura solo il Pentateuco, dove erano scritte le leggi che regolavano il culto e venivano stabiliti i rigorosi criteri per definire la purezza delle famiglie sacerdotali: tutte cose che se ben osservate, contribuivano a mantenere il potere e lo status quo. Saranno i sadducei, probabilmente, in combutta con i romani, a far morire Gesù sulla croce. Mentre i farisei sopravvivranno alla distruzione del tempio, dopo il 70 d. C., i sadducei scomparvero, in quanto era finito il motivo principale che li teneva in vita: il potere legato al tempio!
I samaritani erano un gruppo scismatico che accettava il pentateuco come scrittura ma non riconosceva il tempio di Gerusalemme. Il loro rifiuto della prassi giudaica era ricambiato con un grande disprezzo da parte del giudaismo che li considerava come i pagani, amorevolmente chiamati “cani”. Gesù incontrò sporadicamente dei samaritani, perché in quanto giudeo non era ben visto, ma porta il buon samaritano come esempio di servizio al prossimo. Dopo la risurrezione di Gesù, i primi predicatori cristiani avranno un ottimo successo tra i samaritani, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli e il Vangelo di Giovanni.
Gli zeloti erano una sorta di carboneria o gruppo armato che non era ben organizzato ai tempi di Gesù ma avranno un ruolo importante e fatale nella prima rivolta giudaica che porta alla distruzione del tempio; anche un discepolo di Gesù appartiene a questo gruppo: Simone lo zelota.
C’è però un gruppo di cui non parla il Nuovo Testamento, ma che era molto importante ai tempi di Gesù e al quale apparteneva un gruppo di eremiti del quale sono stati ritrovati i resti archeologici vicino al Mar Morto, nel deserto di Giuda: gli esseni. Questo fatto ci riconduce all’accenno che i vangeli fanno della permanenza di Gesù nel deserto: è possibile che Gesù, accanto a Giovanni, abbia avuto un interesse anche per questo gruppo e abbia magari frequentato la comunità di Qumran (è questo il nome del sito archeologico) in cui abitavano degli esseni? In effetti questo gruppo aveva dei riti di purificazione simili al battesimo di Giovanni, e vivevano da celibi, così come è stato Gesù (e probabilmente Giovanni il Battista), vivevano inoltre in comunità e mettevano in comune i loro beni. Tuttavia ci sono molte differenze con Gesù e il suo gruppo: la comunità di Gesù era itinerante, Gesù, inoltre, andava al tempio mentre questo gruppo, pur riconoscendo il tempio, non vi andava in quanto non accettava la classe sacerdotale, considerata impura. Soprattutto, mentre Gesù non disdegnava di frequentare pubblici peccatori, malati e a volte anche stranieri, a Qumran c’era un orrore non solo per i pagani, ma anche per i peccatori e per coloro che avevano difetti fisici e in pratica non accettavano di frequentare nessun giudeo che non appartenesse al gruppo. Forse possiamo immaginare che Gesù proprio entrando in contatto con questi uomini, che vivevano la religione in modo maniacale, ha elaborato un’etica e una concezione della fede che lo ha portato alla reazione opposta, intuendo un’immagine di Dio che non cerca la perfezione nell’applicazione minuziosa delle regole di purità, ma piuttosto nello sguardo misericordioso verso ogni essere umano.
Come possiamo vedere da questa veloce descrizione dell’ambiente religioso e sociale in cui Gesù ha iniziato a predicare, l’attività di Gesù non è nata come un fungo, in una situazione di appiattimento morale, ma piuttosto in un periodo di grandi fermenti religiosi e di attese di liberazione: bastava sapere ascoltare e fare spazio a queste esigenze di cambiamento; Gesù, avvicinandosi a Giovanni e inoltrandosi nel deserto, non è rimasto indifferente agli stimoli positivi che provenivano dal suo ambiente, così come non ha chiuso gli occhi di fronte alle contraddizioni che notava in chi ostentava una fede esteriore ma non andava alla radice della fede. Nella combinazione di questi due elementi possiamo individuare l’origine di quella sintesi originale che ha affascinato tanti suoi contemporanei e che la sua morte, anziché interrompere, ha amplificato e universalizzato. ☺
Prima che Gesù iniziasse a predicare, i Vangeli ci raccontano dell’incontro decisivo con Giovanni il Battista, che predicava in una zona desertica presso il Giordano. Subito dopo tale evento, Gesù si inoltra ancora di più nel deserto, dove è collocato l’episodio delle tentazioni. Probabilmente questo episodio risale alla predicazione cristiana che voleva presentare Gesù nella situazione del popolo di Israele nel deserto, quando uscì dall’Egitto. Tuttavia, accanto a questa evidente rilettura biblica, possiamo cogliere anche qualche elemento di possibilità storica, riguardante il periodo sconosciuto della vita di Gesù.
Come abbiamo già accennato, Gesù a un certo punto della sua vita si è avvicinato a Giovanni il Battista, riconoscendo in lui un maestro spirituale in grado di intercettare le sue aspirazioni di radicale obbedienza al Dio d’Israele. Vediamo come Giuseppe Flavio, l’unica testimonianza esterna al Nuovo Testamento, ci presenta la figura di Giovanni il Battista, nella sua opera sulla storia di Israele: “Ad alcuni giudei sembrò che l’esercito di Erode fosse stato distrutto da Dio, e del tutto giustamente, per punire il suo trattamento di Giovanni chiamato “battista”. Erode, infatti, aveva ucciso quest’uomo buono, che esortava i giudei a condurre una vita virtuosa e a praticare la giustizia vicendevole e la pietà verso Dio, invitandoli ad accostarsi insieme al battesimo…Quando altri si unirono alla folla, poiché erano cresciuti in grandissimo numero a sentire le sue parole, Erode cominciò a temere che l’effetto di una tale eloquenza sugli uomini portasse a qualche sollevazione, dato che sembrava che essi facessero qualunque cosa per decisione di lui. Ritenne perciò molto meglio prendere l’iniziativa e sbarazzarsene, prima che da parte sua si provocasse qualche subbuglio… Perciò Giovanni fu inviato in catene a Macheronte e lì fu ucciso. Ma l’opinione dei giudei fu che la rovina dell’esercito venne da Dio, che volle punire Erode per averlo condannato”.
Il quadro che ci viene presentato è molto chiaro e può spiegare, inoltre, indirettamente, anche il perché Gesù qualche anno più tardi farà la stessa fine. Al di là di Giovanni, Gesù ha anche avuto la possibilità di conoscere altri gruppi giudaici che ricercavano uno stile di vita radicale. Certamente ha avuto a che fare con i farisei, con i sadducei e con i samaritani.
I farisei erano un gruppo religioso composto da membri di quella che si potrebbe definire la borghesia: erano lavoratori artigianali oppure dipendenti della macchina burocratica giudaica (gli scribi): essi impostavano la loro vita su un adempimento scrupoloso della legge di Mosè che avevano diviso in 613 precetti, da loro considerati una siepe protettiva per la legge, convinti com’erano che la pratica della legge avrebbe evitato che il mondo finisse nel caos. Questo gruppo però si è scontrato con Gesù che aveva un approccio tutto personale alla legge, nella quale distingueva i comandamenti essenziali da quelli che potevano essere trascurati. Con i farisei Gesù condivideva comunque la fede nella risurrezione dei morti e la venerazione delle scritture dei profeti.
Questi due ultimi elementi non erano invece condivisi probabilmente dai sadducei, l’aristocrazia legata al tempio: a questo gruppo appartenevano, infatti, le famiglie dei sommi sacerdoti che detenevano il potere nel tempio, in accordo con i romani. Il loro non era un ruolo semplicemente religioso ma anche politico ed economico: basti pensare che il tempio di Gerusalemme era una delle “banche” di deposito e prestito più importante del medio oriente del periodo romano! Questo gruppo riconosceva come scrittura solo il Pentateuco, dove erano scritte le leggi che regolavano il culto e venivano stabiliti i rigorosi criteri per definire la purezza delle famiglie sacerdotali: tutte cose che se ben osservate, contribuivano a mantenere il potere e lo status quo. Saranno i sadducei, probabilmente, in combutta con i romani, a far morire Gesù sulla croce. Mentre i farisei sopravvivranno alla distruzione del tempio, dopo il 70 d. C., i sadducei scomparvero, in quanto era finito il motivo principale che li teneva in vita: il potere legato al tempio!
I samaritani erano un gruppo scismatico che accettava il pentateuco come scrittura ma non riconosceva il tempio di Gerusalemme. Il loro rifiuto della prassi giudaica era ricambiato con un grande disprezzo da parte del giudaismo che li considerava come i pagani, amorevolmente chiamati “cani”. Gesù incontrò sporadicamente dei samaritani, perché in quanto giudeo non era ben visto, ma porta il buon samaritano come esempio di servizio al prossimo. Dopo la risurrezione di Gesù, i primi predicatori cristiani avranno un ottimo successo tra i samaritani, come ci raccontano gli Atti degli Apostoli e il Vangelo di Giovanni.
Gli zeloti erano una sorta di carboneria o gruppo armato che non era ben organizzato ai tempi di Gesù ma avranno un ruolo importante e fatale nella prima rivolta giudaica che porta alla distruzione del tempio; anche un discepolo di Gesù appartiene a questo gruppo: Simone lo zelota.
C’è però un gruppo di cui non parla il Nuovo Testamento, ma che era molto importante ai tempi di Gesù e al quale apparteneva un gruppo di eremiti del quale sono stati ritrovati i resti archeologici vicino al Mar Morto, nel deserto di Giuda: gli esseni. Questo fatto ci riconduce all’accenno che i vangeli fanno della permanenza di Gesù nel deserto: è possibile che Gesù, accanto a Giovanni, abbia avuto un interesse anche per questo gruppo e abbia magari frequentato la comunità di Qumran (è questo il nome del sito archeologico) in cui abitavano degli esseni? In effetti questo gruppo aveva dei riti di purificazione simili al battesimo di Giovanni, e vivevano da celibi, così come è stato Gesù (e probabilmente Giovanni il Battista), vivevano inoltre in comunità e mettevano in comune i loro beni. Tuttavia ci sono molte differenze con Gesù e il suo gruppo: la comunità di Gesù era itinerante, Gesù, inoltre, andava al tempio mentre questo gruppo, pur riconoscendo il tempio, non vi andava in quanto non accettava la classe sacerdotale, considerata impura. Soprattutto, mentre Gesù non disdegnava di frequentare pubblici peccatori, malati e a volte anche stranieri, a Qumran c’era un orrore non solo per i pagani, ma anche per i peccatori e per coloro che avevano difetti fisici e in pratica non accettavano di frequentare nessun giudeo che non appartenesse al gruppo. Forse possiamo immaginare che Gesù proprio entrando in contatto con questi uomini, che vivevano la religione in modo maniacale, ha elaborato un’etica e una concezione della fede che lo ha portato alla reazione opposta, intuendo un’immagine di Dio che non cerca la perfezione nell’applicazione minuziosa delle regole di purità, ma piuttosto nello sguardo misericordioso verso ogni essere umano.
Come possiamo vedere da questa veloce descrizione dell’ambiente religioso e sociale in cui Gesù ha iniziato a predicare, l’attività di Gesù non è nata come un fungo, in una situazione di appiattimento morale, ma piuttosto in un periodo di grandi fermenti religiosi e di attese di liberazione: bastava sapere ascoltare e fare spazio a queste esigenze di cambiamento; Gesù, avvicinandosi a Giovanni e inoltrandosi nel deserto, non è rimasto indifferente agli stimoli positivi che provenivano dal suo ambiente, così come non ha chiuso gli occhi di fronte alle contraddizioni che notava in chi ostentava una fede esteriore ma non andava alla radice della fede. Nella combinazione di questi due elementi possiamo individuare l’origine di quella sintesi originale che ha affascinato tanti suoi contemporanei e che la sua morte, anziché interrompere, ha amplificato e universalizzato. ☺
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