il pavone
13 Aprile 2010 Share

il pavone

 

Un pavone entrò un giorno

in un cortile

dove galli e tacchini

oche e galline sbarcavano il lunario

razzolando in prati impoveriti

da siccità insistente e da razzie

di predatori astuti che a turno

l’avean depredato.

Alzò altero il capo

perché tutti vedessero alla sua sommità

la corona di penne filiformi,

emblema del casato

e sventagliò la coda, a ruota la rizzò

perché tutti ammirassero

i cento occhi di Argo,

dono di Era vendicativa,

orgoglio della razza;

con accortezza una zampa

munita di sperone sollevò

e raschiò terra perché fosse lampante

il maschio orgoglio di forza e di potere.

I galli ed i tacchini

a contemplar tanta magnificenza

gli si fecero attorno

e lo elessero loro imperatore.

Rinnegarono il verso della propria specie

e  presero a lanciar grida stonate

a immagine del sire.

E si davan beccate

e ingaggiavano furiose lotte intestine

per chi dovesse stargli più vicino

o avere il posto più importante nel cortile;

ma il fasianide, bonario, li ammansiva

facendo loro dono d’una smagliante penna

strappata con coraggio

alla sua bella coda

perché se ne adornassero,

senza palesare a nessuno i malcontenti

(perché… come si dice…

i panni sporchi si lavano in famiglia)

 

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