Chiunque ha la disavventura di subire il furto di un bene materiale innanzitutto si indigna, poi, senza troppe illusioni, va a sporgere denuncia e magari si improvvisa investigatore proprio perché non si rassegna a perdere qualcosa che gli appartiene. Se ad essere rubata, invece, è la speranza si riuscirà a reagire? Se non si percepisce la solidarietà di chi ti sta accanto e di chi ti governa il rischio è la delusione che come un cancro sta voracemente attaccando tutte le cellule sane della società.
Il povero è rassegnato e sa già che sarà lui alla fine a pagare i giochi di borsa che tanto agitano ricchi e speculatori in questi giorni. Il clandestino recuperato in mare o fermato su una spiaggia sa già che reato è la sua esistenza, non le leggi inique di chi l’ha ridotto a mendicare un permesso di soggiorno. L’impiegato sa già di essere un fannullone in attesa di venire smascherato perché coloro che raccomandano, o si sono venduti, i posti di lavoro, sono persone al di sopra di ogni sospetto. L’insegnante e lo studente sanno già che scommettere sulla cultura è tempo perso perché il modello di società che si sta perseguendo non ha bisogno di cervelli ma di macchine che producono capitali per le aziende. Il terremotato sa già che la sua situazione precaria non interessa a nessuno dei governanti tant’è che hanno definito le priorità a prescindere dalla ricostruzione. Un futuro senza colori?
E così il lavoratore che va alla mattanza con l’unica speranza che il giorno seguente lo trovi ancora vivo; la prostituta che, da schiava del sesso, è diventata la pressoché unica responsabile del degrado delle città; l’extracomunitario che paga, per il colore della pelle, lo scotto di essere finito in un paese che individua in lui la causa di tutti i mali; il giovane alienato e deresponsabilizzato, defraudato di un futuro dignitoso, sempre più vittima di spacciatori e camorristi senza scrupoli che fanno affari sulla sua pelle; un intero popolo che, per non essere da meno del ricco cavaliere che lo governa, non trova di meglio che vendersi anche l’anima ad inseguire, potenza delle televisioni, il superenalotto ogni qual volta il piatto si fa ricco: per tutti un futuro senza sapori?
Per non parlare dell’ultima trovata del fantasista Iorio, governatore della ventesima regione, che ha preteso e ottenuto le dimissioni da consigliere per tutti i nuovi (che poi tanto nuovi non sono!) assessori regionali in modo che questi non guardassero oltre il suo ombelico, pena l’essere rimandati a casa. Sciupìo di denaro pubblico per ampliare la corte. Ed è così prestigiatore che annuncia l’immissione delle nuove bocche da sfamare in consiglio regionale a costo zero pur elargendo lauti stipendi. Se l’assessore esterno era stato ideato per sopperire a possibili limiti di un consiglio regionale non in grado di esprimere specifiche competenze ora è diventato un grottesco Yes-man che ha consegnato il cervello all’ ammasso. Anche per loro un futuro senza parole?
La chiesa cattolica quest’anno celebra il bimillenario della nascita di Saulo, noto come Paolo di Tarso, caduto a terra dopo essere stato improvvisamente avvolto da una luce dal cielo, sulla via di Damasco. Esperti archeologi, dopo ampia e qualificata ricerca hanno individuato quella strada che produce conversioni nel Molise. È così trafficata che non c’è giorno in cui un sedicente politicante non cade folgorato, potenza di una pancia, dall’ombelico di Iorio. Da capitano di lungo corso, che per imperizia ha affondato la sua nave, ultimato il trasbordo di donne e bambini (come si direbbe in gergo), ci si incamminerà anche Roberto Ruta. Per questi meschini “vuoto a riempire” un futuro di cecità?
Abbiamo imparato a sperare contro tanta delusione e novelli Chisciotte ci facciamo carico di queste e di tutte le altre battaglie perse, consapevoli che, se ci asteniamo dal dire una parola coraggiosa, siamo in collisione con il silenzio della tomba, con le forze della morte. L’inizio del settimo anno dal terremoto che ha lesionato muri, e prima ancora coscienze, ci trova tutt’altro che rassegnati. Non permetteremo a nessuno di rubarci l’anima e il futuro perché ad animarci è la speranza indignata. ☺
Chiunque ha la disavventura di subire il furto di un bene materiale innanzitutto si indigna, poi, senza troppe illusioni, va a sporgere denuncia e magari si improvvisa investigatore proprio perché non si rassegna a perdere qualcosa che gli appartiene. Se ad essere rubata, invece, è la speranza si riuscirà a reagire? Se non si percepisce la solidarietà di chi ti sta accanto e di chi ti governa il rischio è la delusione che come un cancro sta voracemente attaccando tutte le cellule sane della società.
Il povero è rassegnato e sa già che sarà lui alla fine a pagare i giochi di borsa che tanto agitano ricchi e speculatori in questi giorni. Il clandestino recuperato in mare o fermato su una spiaggia sa già che reato è la sua esistenza, non le leggi inique di chi l’ha ridotto a mendicare un permesso di soggiorno. L’impiegato sa già di essere un fannullone in attesa di venire smascherato perché coloro che raccomandano, o si sono venduti, i posti di lavoro, sono persone al di sopra di ogni sospetto. L’insegnante e lo studente sanno già che scommettere sulla cultura è tempo perso perché il modello di società che si sta perseguendo non ha bisogno di cervelli ma di macchine che producono capitali per le aziende. Il terremotato sa già che la sua situazione precaria non interessa a nessuno dei governanti tant’è che hanno definito le priorità a prescindere dalla ricostruzione. Un futuro senza colori?
E così il lavoratore che va alla mattanza con l’unica speranza che il giorno seguente lo trovi ancora vivo; la prostituta che, da schiava del sesso, è diventata la pressoché unica responsabile del degrado delle città; l’extracomunitario che paga, per il colore della pelle, lo scotto di essere finito in un paese che individua in lui la causa di tutti i mali; il giovane alienato e deresponsabilizzato, defraudato di un futuro dignitoso, sempre più vittima di spacciatori e camorristi senza scrupoli che fanno affari sulla sua pelle; un intero popolo che, per non essere da meno del ricco cavaliere che lo governa, non trova di meglio che vendersi anche l’anima ad inseguire, potenza delle televisioni, il superenalotto ogni qual volta il piatto si fa ricco: per tutti un futuro senza sapori?
Per non parlare dell’ultima trovata del fantasista Iorio, governatore della ventesima regione, che ha preteso e ottenuto le dimissioni da consigliere per tutti i nuovi (che poi tanto nuovi non sono!) assessori regionali in modo che questi non guardassero oltre il suo ombelico, pena l’essere rimandati a casa. Sciupìo di denaro pubblico per ampliare la corte. Ed è così prestigiatore che annuncia l’immissione delle nuove bocche da sfamare in consiglio regionale a costo zero pur elargendo lauti stipendi. Se l’assessore esterno era stato ideato per sopperire a possibili limiti di un consiglio regionale non in grado di esprimere specifiche competenze ora è diventato un grottesco Yes-man che ha consegnato il cervello all’ ammasso. Anche per loro un futuro senza parole?
La chiesa cattolica quest’anno celebra il bimillenario della nascita di Saulo, noto come Paolo di Tarso, caduto a terra dopo essere stato improvvisamente avvolto da una luce dal cielo, sulla via di Damasco. Esperti archeologi, dopo ampia e qualificata ricerca hanno individuato quella strada che produce conversioni nel Molise. È così trafficata che non c’è giorno in cui un sedicente politicante non cade folgorato, potenza di una pancia, dall’ombelico di Iorio. Da capitano di lungo corso, che per imperizia ha affondato la sua nave, ultimato il trasbordo di donne e bambini (come si direbbe in gergo), ci si incamminerà anche Roberto Ruta. Per questi meschini “vuoto a riempire” un futuro di cecità?
Abbiamo imparato a sperare contro tanta delusione e novelli Chisciotte ci facciamo carico di queste e di tutte le altre battaglie perse, consapevoli che, se ci asteniamo dal dire una parola coraggiosa, siamo in collisione con il silenzio della tomba, con le forze della morte. L’inizio del settimo anno dal terremoto che ha lesionato muri, e prima ancora coscienze, ci trova tutt’altro che rassegnati. Non permetteremo a nessuno di rubarci l’anima e il futuro perché ad animarci è la speranza indignata. ☺
Chiunque ha la disavventura di subire il furto di un bene materiale innanzitutto si indigna, poi, senza troppe illusioni, va a sporgere denuncia e magari si improvvisa investigatore proprio perché non si rassegna a perdere qualcosa che gli appartiene. Se ad essere rubata, invece, è la speranza si riuscirà a reagire? Se non si percepisce la solidarietà di chi ti sta accanto e di chi ti governa il rischio è la delusione che come un cancro sta voracemente attaccando tutte le cellule sane della società.
Il povero è rassegnato e sa già che sarà lui alla fine a pagare i giochi di borsa che tanto agitano ricchi e speculatori in questi giorni. Il clandestino recuperato in mare o fermato su una spiaggia sa già che reato è la sua esistenza, non le leggi inique di chi l’ha ridotto a mendicare un permesso di soggiorno. L’impiegato sa già di essere un fannullone in attesa di venire smascherato perché coloro che raccomandano, o si sono venduti, i posti di lavoro, sono persone al di sopra di ogni sospetto. L’insegnante e lo studente sanno già che scommettere sulla cultura è tempo perso perché il modello di società che si sta perseguendo non ha bisogno di cervelli ma di macchine che producono capitali per le aziende. Il terremotato sa già che la sua situazione precaria non interessa a nessuno dei governanti tant’è che hanno definito le priorità a prescindere dalla ricostruzione. Un futuro senza colori?
E così il lavoratore che va alla mattanza con l’unica speranza che il giorno seguente lo trovi ancora vivo; la prostituta che, da schiava del sesso, è diventata la pressoché unica responsabile del degrado delle città; l’extracomunitario che paga, per il colore della pelle, lo scotto di essere finito in un paese che individua in lui la causa di tutti i mali; il giovane alienato e deresponsabilizzato, defraudato di un futuro dignitoso, sempre più vittima di spacciatori e camorristi senza scrupoli che fanno affari sulla sua pelle; un intero popolo che, per non essere da meno del ricco cavaliere che lo governa, non trova di meglio che vendersi anche l’anima ad inseguire, potenza delle televisioni, il superenalotto ogni qual volta il piatto si fa ricco: per tutti un futuro senza sapori?
Per non parlare dell’ultima trovata del fantasista Iorio, governatore della ventesima regione, che ha preteso e ottenuto le dimissioni da consigliere per tutti i nuovi (che poi tanto nuovi non sono!) assessori regionali in modo che questi non guardassero oltre il suo ombelico, pena l’essere rimandati a casa. Sciupìo di denaro pubblico per ampliare la corte. Ed è così prestigiatore che annuncia l’immissione delle nuove bocche da sfamare in consiglio regionale a costo zero pur elargendo lauti stipendi. Se l’assessore esterno era stato ideato per sopperire a possibili limiti di un consiglio regionale non in grado di esprimere specifiche competenze ora è diventato un grottesco Yes-man che ha consegnato il cervello all’ ammasso. Anche per loro un futuro senza parole?
La chiesa cattolica quest’anno celebra il bimillenario della nascita di Saulo, noto come Paolo di Tarso, caduto a terra dopo essere stato improvvisamente avvolto da una luce dal cielo, sulla via di Damasco. Esperti archeologi, dopo ampia e qualificata ricerca hanno individuato quella strada che produce conversioni nel Molise. È così trafficata che non c’è giorno in cui un sedicente politicante non cade folgorato, potenza di una pancia, dall’ombelico di Iorio. Da capitano di lungo corso, che per imperizia ha affondato la sua nave, ultimato il trasbordo di donne e bambini (come si direbbe in gergo), ci si incamminerà anche Roberto Ruta. Per questi meschini “vuoto a riempire” un futuro di cecità?
Abbiamo imparato a sperare contro tanta delusione e novelli Chisciotte ci facciamo carico di queste e di tutte le altre battaglie perse, consapevoli che, se ci asteniamo dal dire una parola coraggiosa, siamo in collisione con il silenzio della tomba, con le forze della morte. L’inizio del settimo anno dal terremoto che ha lesionato muri, e prima ancora coscienze, ci trova tutt’altro che rassegnati. Non permetteremo a nessuno di rubarci l’anima e il futuro perché ad animarci è la speranza indignata. ☺
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