disonorevoli
17 Aprile 2010 Share

disonorevoli

 

Che strano! Il Grillo parlante è riuscito a far coalizzare i professionisti della cosa pubblica e quelli dell’informazione. Se è legittimo che i politici, sorpresi con le mani sporche di marmellata, abbiano avuto una reazione stizzita, è incomprensibile che coloro i quali avrebbero dovuto controllare attraverso inchieste e servizi critici gli amministratori siano montati su tutte le furie. A meno che… Sì, purtroppo, essendo nel libro paga di chi gestisce il potere, non fanno altro che mantenere il sacco a quanti rubano le nostre speranze e attese.

Nonostante tutto, noi continuiamo a credere nell’importanza della politica, legata, imprescindibilmente, nel nostro sistema ai partiti, e nel ruolo critico della stampa. L’antipolitica è una balla concettuale inventata da quanti temono di essere delegittimati a causa di trascorsi poco trasparenti. Non è nel nostro stile sparare nel mucchio, ma denunciamo le nefandezze di politici e giornalisti perché vogliamo contribuire a costruire una società a misura d’uomo.

Da 34 puntate, tanti sono i numeri della rivista editati in proprio, per non avere né padroni né padrini, seguiamo quello che accade nel Molise con gli occhi di chi ha vissuto, vive e vivrà, non si sa ancora per quanti anni, il dramma del terremoto.

Finalmente lo sperpero di quel denaro che doveva servire alla ricostruzione è balzato agli onori della cronaca nazionale. Meglio tardi che mai!

Il commissario Iorio a noi poteva tenere nascosta la lista della spesa, ma al governo, di cui è fiduciario, assolutamente no. E allora i nostri politicanti, presumibilmente di stanza a Roma, che cosa hanno fatto in questi 60 mesi? Perché non hanno mai preteso un’accurata indagine per verificare come si stava dilapidando il denaro della collettività? Perché non hanno informato i governi, succedutisi in questi anni, che in Molise si è affidata la borsa a un uomo irresponsabile che, novello Paperone, sguazza nel denaro, mentre i tanti Paperino continuano ad elemosinare dignità e rispetto? Per loro, in fondo, un giorno vale l’altro e ognuno serve a rafforzare il potere contrattuale in vista delle sfide elettorali che si susseguono. Ma per chi è nelle casette di Barbie, fredde all’inverosimile d’inverno e soffocanti in estate, ogni ora che trascorre è un’eternità e mina la fragile speranza alla quale sono aggrappati. E non si può attendere pazientemente la loro estinzione per la soluzione del problema!

I nostri prodi sindaci, il presidente della provincia e consiglieri vari ne hanno impiegato di tempo per far sentire la loro voce a Roma. Peccato che giocano più col bilancino delle appartenenze politiche anziché essere interpreti del disagio del loro popolo. Se nei paesi terremotati non è cresciuta la coscienza collettiva attraverso assemblee e prese di posizione, una qualche responsabilità ce l’avranno pure. Non è mai troppo tardi per iniziare.

È vero che nei paesi disagiati sono state ricostruite le chiese, magari con la segreta certezza che la religione sia oppio dei popoli e così, in attesa della dimora eterna, non si dia peso a quella terrena. Ma la fede è tutt’altra cosa. Scommettere sul Dio che sta dalle parte delle vittime tanto che risuscita il Crocifisso, prendendo una chiara posizione, presuppone che noi dobbiamo essere dei risuscitatori, senza mai perdere la speranza (Jon Sobrino).

In troppi oggi in Italia, presi nel vortice delle cifre dilapidate, servite ad acchetare clienti e compari del Commissario, sono convinti che il terremoto è solo una mangiatoia utile a chi non ha voglia di guadagnarsi il pane con il sudore della fronte, perché in fondo a noi meridionali non è l’inventiva che manca, ma la voglia di lavorare.

Onorevoli, e non si sa quanto questo aggettivo si addica davanti ai vostri cognomi e quanta fatica mi costa scriverlo, Iorio, Massa, Ruta e Astore, Di Bartolomeo e La Loggia, voi e i vostri capi bastone, che vi fanno da sponda sul territorio, siete responsabili del reato di diffamazione che ha colpito il Molise e in particolare del ritardo nella ricostruzione dei paesi sconvolti dal sisma. Non c’è tribunale che oggi può condannarvi, ma quando vi guardate allo specchio, se un giorno proverete un minimo di ribrezzo, sappiate che in quegli occhi che vi schifano ci siamo tutti noi.

E nel gioco delle responsabilità l’informazione non ne esce assolta. Fino a qualche anno fa c’era solo un foglio locale in un quotidiano, oggi c’è una sorprendente proliferazione di quotidiani e tv locali. Troppi per potersi mantenere tutti onestamente autonomi su una popolazione di trecentomila abitanti e poco adusa alla lettura, e allora non ci meravigliamo se a gara si ansima alla porta dei potenti per avere, primo, una velina da divulgare e far contento il padrone di turno che foraggia. Ci si preoccupa più di riempire le pagine o di coprire i minuti a disposizione, raramente di fare informazione. Cari colleghi, se non ritrovate un po’ di dignità, se non raddrizzate la spina dorsale, cambiate mestiere. State svendendo la vostra dignità.

Il Molise e noi gente terremotata non sappiamo cosa farcene di siffatti politici e giornalisti. Non costringeteci, con Grillo, a mandarvi affanculo. Forse è il caso che ci andiate da soli. ☺

 

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