155 anni di solitudine
5 Maggio 2017
La Fonte (351 articles)
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155 anni di solitudine

Non c’è bisogno di bruciare i libri per distruggere una cultura. Basta convincere la gente a smettere di leggere. O chiudere una biblioteca.

È il caso della biblioteca provinciale intitolata a Pasquale Albino, avvocato, giornalista e bibliofilo molisano, che donando volumi che spaziavano dalla giurisprudenza alla statistica, passando per archeologia e libri di interesse storico-lingui- stico, diede vita al primissimo nucleo originario della biblioteca destinata a diventare il ricettacolo per eccellenza della cultura campobassana e non.

Nonostante i numerosi trasferimenti di cui si rese protagonista, infatti, la biblioteca Albino continuò a crescere e col passare dei decenni si avviò ad accumulare un invidiabile corpus di opere letterarie, manoscritti e incunaboli di tutte le epoche e provenienti dalle più svariate parti del mondo. Dalle stampe seicentesche di provenienza germanica ai 15.000 libri costituenti il nocciolo duro della ‘Biblioteca Molisana’, la Albino crebbe anche grazie alle donazioni di uomini illustri come Gaetano De Rensis, Igino Petrone e Carlo Bellini.

Ma non è sempre stato tutto rose e fiori per la biblioteca. Sin dal 1861, anno di nascita ufficiale della Albino, l’imponente mole di cultura custodita tra le mura del liceo M. Pagano, all’epoca primissima sede della biblioteca, è costretta a barcamenarsi tra difficoltà burocratiche, continui trasferimenti (otto in poco più di un secolo) e periodi di stagnazione culturale, in cui si contano pochissimi progressi nell’ampliamento delle collezioni e qualche passo indietro.

Tra battute d’arresto e lacune temporanee, però, la biblioteca ha continuato ininterrottamente a fornire servizi pubblici di prestito, diffusione, conservazione e fruizione del materiale di cui disponeva. Almeno fino al 2013, quando ha inizio l’odissea dell’Albino.

Le preoccupazioni sui costi di gestione della struttura, i contratti dei lavoratori impiegati al suo interno, tutto sembra venir messo in discussione e nelle sue ore più buie gli oltre 130.000 volumi, i periodici (2400 tra spenti e correnti), le pergamene e gli incunaboli rischiano per la prima volta di non riveder più la luce del sole.

Passano alcuni mesi, del polverone sollevato non restano che poche tracce, lo spettro della chiusura è rimandato, ma la struttura comincia a perdere qualche pezzo: il personale viene dimezzato, le riviste specializzate diventano sempre più rare tra i banchi di lettura e persino la Gazzetta Ufficiale passa nel novero delle pubblicazioni off-limits per la Albino.

È il luglio del 2014, tocca al centrodestra molisano lanciare nuovamente l’allarme: sono necessari ben 140.000 euro per garantire la sopravvivenza della Albino. La polemica esplode ancora una volta e nonostante le vigorose proteste da parte di molti cittadini (riunitisi, alcuni, all’interno del gruppo, istituito su Facebook, “Salviamo la biblioteca Albino”), non si ottiene altro che una vittoria di Pirro: nessuna chiusura, ma si perdono altri pezzi. Oltre alla sospensione di un numero ancora maggiore di quotidiani, sia nazionali che locali, vengono ridotte drasticamente anche le ore di apertura.

Tra polemiche effimere e indifferenza generale si arriva infine all’estate del 2016. La Albino, nuovamente nell’occhio del ciclone a causa della ridefinizione del ruolo e delle competenze delle province previste dalla legge Del Rio, viene sballottata senza pietà tra la Provincia di Campobasso, la Regione e il Mibact, il quale, mostrato il proprio interesse per la biblioteca, come anche per luoghi di interesse storico e artistico come Palazzo Mazzarotta, avrebbe dovuto ‘rilevare’ la Albino, sobbarcandosene onori e oneri all’inizio dell’agosto 2016.

Ma l’accordo salta e settembre passa con un nulla di fatto. Il risultato dell’intera vicenda, svoltasi nel peggiore dei modi e coronata da un molisanissimo gioco di scaricabarile politico, è stata la chiusura della Albino, avvenuta il 1 settembre per la prima e unica volta dopo 155 anni di onorata carriera.

Il 13 settembre avviene l’auspicabile: si raggiunge un accordo a Roma, il Mibact diventa protagonista di un nuovo capitolo della ingarbugliata storia della biblioteca campobassana e il Molise diventa la prima, tra tutte le regioni d’Italia, ad aver effettuato un ‘balzo’ del genere verso il nazionale, bypassando definitivamente il ruolo svolto dalla Provincia.

Le stampe provenienti dalla bottega di Di Zinno, le 42 testate molisane datate 1800 e il ‘Fondo antico’ sarebbero salvi, dunque, ma tra chi canta vittoria e chi tira un sospiro di sollievo, sarebbe più opportuno mantenere un ottimismo molto cauto, soprattutto considerando quanto sfortunata sia stata finora la biblioteca Albino e quanto sia facile, per noncuranza e leggerezza politica, perdere irrimediabilmente un patrimonio culturale, che ha sempre fatto parte delle nostre vite e arricchisce tutti noi, anche chi non è consapevole del suo valore.☺

 

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