“Nella cassetta ordinata di mele belle e lucenti, le mele marce si notano subito. Sono diverse. Si buttano via prima che guastino le altre. Anche nella vita, per qualcuno ci sono le mele marce. Sono le persone che si etichettano come anormali, diverse. Hanno problemi, difficoltà. Quando entriamo in contatto con loro, scatta la nostra difesa. Da sempre la diversità non è accettata. Io ho imparato a conoscerla, ad accoglierla e a condividere le diversità degli altri con le mie”.
Chi annota questo è Luigi Ciotti, un prete nato nel 1945 in provincia di Belluno. A pochi anni dalla sua nascita, la famiglia, molto povera, si trasferisce a Torino. E alla miseria si aggiunge l’emarginazione. A scuola è considerato il compagno cattivo da cui bisogna stare alla larga. Questi difficili anni di infanzia lo segnano così profondamente che, divenuto prete, nel 1966 insieme ad alcuni amici fonda il Gruppo Abele, per condividere e per tentare di dare risposte ai problemi e alle difficoltà di quanti, soprattutto giovani, vivono situazioni di disagio e di emarginazione. Oggi il gruppo è sempre più numeroso, formato da operatori a tempo pieno, volontari e giovani del servizio civile che lavorano in svariate attività.
La parrocchia di Luigi Ciotti è la strada (nel 1975 il card. Michele Pellegrino lo ordina prete e gli affida come parrocchia la strada): il suo metodo è l’ascolto e la condivisione personale e comunitaria dei problemi; la sua ansia è coinvolgere tutti nelle vicende di chi avverte la fatica della normalità: “la strada ci ha educati: a mettere al centro la persona e le sue relazioni significative, la sua originalità, l’irripetibilità della sua storia; a proporre interventi non standardizzati, bensì progetti personalizzati e rispettosi della libertà e delle possibilità di ognuno; a non sottovalutare la necessità e l’importanza di strumenti culturali; a lavorare affinché il disagio, da solo problema, diventi anche risorsa, opportunità di trasformazione di ognuno”.
Solo la strategia dell’attenzione permette di abbattere il muro dell’indifferenza, della chiusura, del rifiuto. L’attività qualificante del gruppo è l’accoglienza, che viene realizzata in particolare nella provincia di Torino. Ogni anno si rivolgono alle persone che si occupano dell’accoglienza oltre 1500 uomini e donne con problemi di tossicodipendenza, alcolismo, aids e ancora ragazze madri, ex carcerati ed omosessuali.
Perché si possa incidere sulle cause che provocano marginalità, il Gruppo Abele ha ideato una serie di attività culturali perché ci siano prevenzione e formazione, informazione e denuncia, progettazione. Dal 1975 il Centro Studi Documentazione e Ricerche svolge la propria attività sui temi del disagio, della marginalità e delle problematiche emergenti. La “Edizioni Gruppo Abele” pubblica testi che affrontano temi di impegno sociale, marginalità, disarmo, educazione alla pace. Tra le riviste del gruppo vi è Narcomafie, un periodico di analisi e denuncia di mafia, narcotraffico, criminalità politica e riciclaggio.
Le numerose attività di lavoro, svolte in forma artigianale e cooperativa, consentono il reinserimento delle persone in difficoltà incontrate lungo la strada: da lavori di falegnameria e pelletteria alla produzione di piante e fiori, dai lavori edili alla raccolta della carta.
Nel 1995 Don Ciotti dà vita a Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie per sollecitare la società nelle lotte alle mafie e promuovere legalità e giustizia.
Una grande provocazione lanciata da Luigi Ciotti e i suoi amici è una riflessione intitolata: “Strada facendo. Politiche irrinunciabili, irrinunciabilità della politica”. Un documento per condividere con altri impegno, speranze, utopie. Centrale è la persona: “Si dice: le mele marce, vicino a quelle buone, le fanno marcire. Non è mai capitato il contrario. Ma quelle sono mele. Chi sperimenta fatica, disagio o difficoltà non può essere abbandonato dalla comunità perché marcio”.
Camminare insieme per inseguire giustizia e speranza e restituire fiducia nella persone e in ogni persona: ecco il programma di vita.☺
“Nella cassetta ordinata di mele belle e lucenti, le mele marce si notano subito. Sono diverse. Si buttano via prima che guastino le altre. Anche nella vita, per qualcuno ci sono le mele marce. Sono le persone che si etichettano come anormali, diverse. Hanno problemi, difficoltà. Quando entriamo in contatto con loro, scatta la nostra difesa. Da sempre la diversità non è accettata. Io ho imparato a conoscerla, ad accoglierla e a condividere le diversità degli altri con le mie”.
Chi annota questo è Luigi Ciotti, un prete nato nel 1945 in provincia di Belluno. A pochi anni dalla sua nascita, la famiglia, molto povera, si trasferisce a Torino. E alla miseria si aggiunge l’emarginazione. A scuola è considerato il compagno cattivo da cui bisogna stare alla larga. Questi difficili anni di infanzia lo segnano così profondamente che, divenuto prete, nel 1966 insieme ad alcuni amici fonda il Gruppo Abele, per condividere e per tentare di dare risposte ai problemi e alle difficoltà di quanti, soprattutto giovani, vivono situazioni di disagio e di emarginazione. Oggi il gruppo è sempre più numeroso, formato da operatori a tempo pieno, volontari e giovani del servizio civile che lavorano in svariate attività.
La parrocchia di Luigi Ciotti è la strada (nel 1975 il card. Michele Pellegrino lo ordina prete e gli affida come parrocchia la strada): il suo metodo è l’ascolto e la condivisione personale e comunitaria dei problemi; la sua ansia è coinvolgere tutti nelle vicende di chi avverte la fatica della normalità: “la strada ci ha educati: a mettere al centro la persona e le sue relazioni significative, la sua originalità, l’irripetibilità della sua storia; a proporre interventi non standardizzati, bensì progetti personalizzati e rispettosi della libertà e delle possibilità di ognuno; a non sottovalutare la necessità e l’importanza di strumenti culturali; a lavorare affinché il disagio, da solo problema, diventi anche risorsa, opportunità di trasformazione di ognuno”.
Solo la strategia dell’attenzione permette di abbattere il muro dell’indifferenza, della chiusura, del rifiuto. L’attività qualificante del gruppo è l’accoglienza, che viene realizzata in particolare nella provincia di Torino. Ogni anno si rivolgono alle persone che si occupano dell’accoglienza oltre 1500 uomini e donne con problemi di tossicodipendenza, alcolismo, aids e ancora ragazze madri, ex carcerati ed omosessuali.
Perché si possa incidere sulle cause che provocano marginalità, il Gruppo Abele ha ideato una serie di attività culturali perché ci siano prevenzione e formazione, informazione e denuncia, progettazione. Dal 1975 il Centro Studi Documentazione e Ricerche svolge la propria attività sui temi del disagio, della marginalità e delle problematiche emergenti. La “Edizioni Gruppo Abele” pubblica testi che affrontano temi di impegno sociale, marginalità, disarmo, educazione alla pace. Tra le riviste del gruppo vi è Narcomafie, un periodico di analisi e denuncia di mafia, narcotraffico, criminalità politica e riciclaggio.
Le numerose attività di lavoro, svolte in forma artigianale e cooperativa, consentono il reinserimento delle persone in difficoltà incontrate lungo la strada: da lavori di falegnameria e pelletteria alla produzione di piante e fiori, dai lavori edili alla raccolta della carta.
Nel 1995 Don Ciotti dà vita a Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie per sollecitare la società nelle lotte alle mafie e promuovere legalità e giustizia.
Una grande provocazione lanciata da Luigi Ciotti e i suoi amici è una riflessione intitolata: “Strada facendo. Politiche irrinunciabili, irrinunciabilità della politica”. Un documento per condividere con altri impegno, speranze, utopie. Centrale è la persona: “Si dice: le mele marce, vicino a quelle buone, le fanno marcire. Non è mai capitato il contrario. Ma quelle sono mele. Chi sperimenta fatica, disagio o difficoltà non può essere abbandonato dalla comunità perché marcio”.
Camminare insieme per inseguire giustizia e speranza e restituire fiducia nella persone e in ogni persona: ecco il programma di vita.☺
“Nella cassetta ordinata di mele belle e lucenti, le mele marce si notano subito. Sono diverse. Si buttano via prima che guastino le altre. Anche nella vita, per qualcuno ci sono le mele marce. Sono le persone che si etichettano come anormali, diverse. Hanno problemi, difficoltà. Quando entriamo in contatto con loro, scatta la nostra difesa. Da sempre la diversità non è accettata. Io ho imparato a conoscerla, ad accoglierla e a condividere le diversità degli altri con le mie”.
Chi annota questo è Luigi Ciotti, un prete nato nel 1945 in provincia di Belluno. A pochi anni dalla sua nascita, la famiglia, molto povera, si trasferisce a Torino. E alla miseria si aggiunge l’emarginazione. A scuola è considerato il compagno cattivo da cui bisogna stare alla larga. Questi difficili anni di infanzia lo segnano così profondamente che, divenuto prete, nel 1966 insieme ad alcuni amici fonda il Gruppo Abele, per condividere e per tentare di dare risposte ai problemi e alle difficoltà di quanti, soprattutto giovani, vivono situazioni di disagio e di emarginazione. Oggi il gruppo è sempre più numeroso, formato da operatori a tempo pieno, volontari e giovani del servizio civile che lavorano in svariate attività.
La parrocchia di Luigi Ciotti è la strada (nel 1975 il card. Michele Pellegrino lo ordina prete e gli affida come parrocchia la strada): il suo metodo è l’ascolto e la condivisione personale e comunitaria dei problemi; la sua ansia è coinvolgere tutti nelle vicende di chi avverte la fatica della normalità: “la strada ci ha educati: a mettere al centro la persona e le sue relazioni significative, la sua originalità, l’irripetibilità della sua storia; a proporre interventi non standardizzati, bensì progetti personalizzati e rispettosi della libertà e delle possibilità di ognuno; a non sottovalutare la necessità e l’importanza di strumenti culturali; a lavorare affinché il disagio, da solo problema, diventi anche risorsa, opportunità di trasformazione di ognuno”.
Solo la strategia dell’attenzione permette di abbattere il muro dell’indifferenza, della chiusura, del rifiuto. L’attività qualificante del gruppo è l’accoglienza, che viene realizzata in particolare nella provincia di Torino. Ogni anno si rivolgono alle persone che si occupano dell’accoglienza oltre 1500 uomini e donne con problemi di tossicodipendenza, alcolismo, aids e ancora ragazze madri, ex carcerati ed omosessuali.
Perché si possa incidere sulle cause che provocano marginalità, il Gruppo Abele ha ideato una serie di attività culturali perché ci siano prevenzione e formazione, informazione e denuncia, progettazione. Dal 1975 il Centro Studi Documentazione e Ricerche svolge la propria attività sui temi del disagio, della marginalità e delle problematiche emergenti. La “Edizioni Gruppo Abele” pubblica testi che affrontano temi di impegno sociale, marginalità, disarmo, educazione alla pace. Tra le riviste del gruppo vi è Narcomafie, un periodico di analisi e denuncia di mafia, narcotraffico, criminalità politica e riciclaggio.
Le numerose attività di lavoro, svolte in forma artigianale e cooperativa, consentono il reinserimento delle persone in difficoltà incontrate lungo la strada: da lavori di falegnameria e pelletteria alla produzione di piante e fiori, dai lavori edili alla raccolta della carta.
Nel 1995 Don Ciotti dà vita a Libera, associazioni, nomi e numeri contro le mafie per sollecitare la società nelle lotte alle mafie e promuovere legalità e giustizia.
Una grande provocazione lanciata da Luigi Ciotti e i suoi amici è una riflessione intitolata: “Strada facendo. Politiche irrinunciabili, irrinunciabilità della politica”. Un documento per condividere con altri impegno, speranze, utopie. Centrale è la persona: “Si dice: le mele marce, vicino a quelle buone, le fanno marcire. Non è mai capitato il contrario. Ma quelle sono mele. Chi sperimenta fatica, disagio o difficoltà non può essere abbandonato dalla comunità perché marcio”.
Camminare insieme per inseguire giustizia e speranza e restituire fiducia nella persone e in ogni persona: ecco il programma di vita.☺
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