oltre il frastuono spettacolare
21 Marzo 2010 Share

oltre il frastuono spettacolare

 

In alcuni momenti della storia dell’umanità ci sono figure di donne che lanciano messaggi e forniscono testimonianze di grande peso nella direzione di una prospettiva di cambiamento. Tra queste Hannah Arendt, una figura femminile che non ha mai rincorso la voglia di apparire, che, nello scegliere il suo radicamento all’umanità in senso pieno, non si fa problemi di appartenenza a questa o quell’area culturale o politica, nella ricerca di una autonomia che non la sottrae al senso di responsabilità che la coinvolge comunque. La sua esistenza incrocia le vicende più tragiche del secolo passato e questo non la convince comunque a disertare la presenza e l’impegno nella storia. Ebrea che non disdegnò mai di dichiararsi tale, anche in tempi in cui tale identità poneva a rischio la stessa sopravvivenza.

Un pensiero che ritorna insistente nei suoi scritti, come nella sua azione, è di piena attualità in tempi in cui si va diffondendo il disincanto (che per lo più si traduce in disimpegno) nei confronti della politica e della società. Hannah ci offre una lezione che ci stimola a seguire la sue tracce. “Un numero sempre crescente di persone nei paesi occidentali, che dal declino del mondo antico hanno innalzato la libertà dalla politica a libertà fondamentale, fanno uso di questa libertà ritirandosi dal mondo e dagli obblighi nei suoi confronti… Ma ognuno di questi ritiri provoca una perdita per il mondo che si può quasi dimostrare”.

L’accesa controversia di questi giorni sulla trasmissione di Santoro su alcuni risvolti critici nei confronti di stato, politica e società, anche a proposito di responsabilità da porre loro a carico sulla tragedia che ha toccato il vicino Abruzzo, si colloca in qualche modo all’interno di un perenne dibattito che tocca quanti usano la politica a proprio vantaggio, come pure coloro che, per interessi di parte, si pongono comunque e sempre a difesa del “manovratore”. Chiunque esso sia.

Se c’è un modello di vita per cui optare da sempre, ci fornisce una direzione ineludibile l’appello sempre attuale di don Lorenzo Milani : “I care”,  mi sta a cuore, me ne faccio carico.

Applichiamo il pensiero di Hannah Harendt e la sollecitazione del prete di Barbiana per attualizzare in questo nostro tempo, sul nostro territorio, l’impegno ad una responsabilità umanitaria e politica che si colloca oltre l’appartenenza di comodo e che non si rifugia nella comoda astensione dalla responsabilità. Anch’essa di comodo.

Eravamo al 30 settembre dello scorso anno quando, vogliosi di adoperarci per ricercare sentieri nuovi d’impegno, traducibili in proposte operative che costituissero da stimolo anche nella direzione di una politica rinnovata, con alcuni amici impegnati in diversi contesti dell’economia, della solidarietà e delle politiche sociali, abbiamo sognato un itinerario che poi è andato gradualmente assumendo una forte dimensione di concretezza. Si pensò di tradurre in Molise un percorso già avviato in altri territori del nostro Paese, ma del tutto assente nel meridione: la messa in opera di una Fondazione di Comunità. Se ne è già parlato a più riprese su La Fonte. Ed ora osiamo sperare di essere giunti ad un momento che potrebbe costituire la fase di avvio.

Il 2 aprile, nei locali dell’Incuba- tore di Terzo Settore a Campobasso, in via Mons. Bologna, il gruppo promotore della fondazione di comunità ha incontrato Pietro Ferrari Bravo, esperto in materia e facente parte dell’Ufficio Nazionale della Fondazione Sud. Persona che si è dichiarata disponibile, fin dalla fase di  avvio del nostro progetto. È venuto tra noi con spirito di autentico volontariato e di stretta compartecipazione al disegno che parrebbe utopico, ma nel senso positivo del mirare oltre l’esistente. Siamo stati in molti a dialogare con lui: rappresentanti del Forum del terzo Settore del Molise, dell’Associazione Industriali della regione, del mondo dell’impresa, delle Caritas diocesane, giovani esperti in ambiti che possono costituire concrete opportunità di sviluppo e un solerte operatore nell’ambi- to della cooperazione. Dalle diverse collocazioni della provenienza e dell’età. P. Ferrari Bravo tocca alcuni punti sui quali i convenuti hanno posto interrogativi e richiesto precisazioni. Procediamo per sintesi.

La Fondazione di Comunità si caratterizza per il suo modo di essere e di operare che pone al centro il coinvolgimento del territorio e di quanti riescono a cogliere il legame tra il donare e il ricevere. L’importante consiste nello sforzo da compiere fin dall’inizio nel creare lo spirito di comunità e nell’individuare le regole che occorre seguire per il raggiungimento di tale obiettivo. Porre il territorio al centro, costituisce il nucleo centrale del progetto. Sono coloro che vivono sul territorio che possono e debbono garantirne la salvaguardia e la crescita.

In una fondazione di comunità si fa affidamento alle reti tra cittadini, tra associazioni, come pure si coltiva un corretto raccordo con imprese e non si escludono le stesse istituzioni nella individuazione dei settori di intervento.

Occorre convincersi che il recupero della cultura di comunità costituisce il traguardo preliminare per una società che paga pesanti scotti procurati dal dilagare di un liberismo di mercato, che si è tradotto inevitabilmente nell’individualismo esasperato, da cui non riuscirà a liberarci o a premunirci una politica cedevole a tali logiche, a tal punto invasive da andare oltre ogni recinto di partito e di nazione.

Nel piccolo Molise è possibile tentare strade diverse? Nelle orecchie penetrano le solite ricorrenti lamentele rassegnate: “Ma tanto le cose vanno così…che ci vuoi fare?”.

L’idea di una Fondazione di Comunità può essere una opportunità per tutti.

Son già diversi gli interlocutori presenti nel gruppo promotore: associazioni di terzo settore, esponenti del mondo dell’industria, del commercio, rappresentanti delle caritas diocesane, esperti di settore. Il cerchio si allargherà sempre più fino a coinvolgere i cittadini dell’intero Molise, ma anche associazioni di molisani residenti in altre regioni d’Italia ed anche all’estero. Per una crescita del Molise che faccia perno sul rilancio del territorio e del protagonismo di quanti vi risiedono e che ad esso si richiamano. Da tale dinamica può nascere e crescere il senso di comunità che oggi rappresenta la più ambita… isola che non c’é. ☺

 le.leone@tiscali.it

 

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