il sondaggio
6 Marzo 2010 Share

il sondaggio

 

Dalla cultura anglosassone abbiamo importato una “abitudine sociologica” che ormai ha invaso letteralmente la nostra società: il sondaggio di opinione.

In ogni periodo dell’anno, ma con maggior frequenza all’approssimarsi di scadenze elettorali, noi cittadini siamo letteralmente bombardati da domande circa le nostre preferenze in campo politico, e, ovviamente, dai risultati che emergono dall’analisi delle risposte fornite dal cosiddetto campione rappresentativo degli intervistati.

“Un metodo per raccogliere delle informazioni su una “popolazione”, attraverso una serie di domande poste direttamente a un gruppo di persone scelte in “rappresentanza” di questa stessa popolazione” lo definisce Renato Mannheimer.

Il primo sondaggio moderno sembra risalire al 1935 negli Stati Uniti d’America: il quotidiano “Washington Post”, affidò ad un professore di statistica, George Gallup, la cura di una rubrica sull’opinione pubblica dal titolo “L’America parla”. Il sondaggio realizzato dal giovane Gallup riguardava l’opinione degli americani sul piano di aiuti alle aree depresse del paese ideato dal presidente Roosvelt. I risultati che emersero determinarono il successo dell’iniziativa in quanto riscossero l’approvazione e l’interesse di gran parte degli americani.

L’anno successivo arrivò la consacrazione definitiva del sondaggio. Alle elezioni presidenziali si candidò il presidente uscente Roosvelt contro il repubblicano Landon. Al sistema di rilevazione “casuale” delle preferenze degli elettori, Gallup sostituì un sondaggio “scientifico” su un campione ridotto, ma strategicamente individuato di intervistati, riuscendo così a prevedere la vittoria di Roosvelt.

Con il cosiddetto metodo del campionamento, il sondaggio cominciò ad essere considerato un affidabile strumento di previsione che il pubblico americano apprezzava. Non sono mancati errori clamorosi nella previsione di successive elezioni presidenziali, che hanno a poco a poco indotto i cittadini americani a mostrarsi scettici rispetto alla pratica dei sondaggi preelettorali. Ma la consuetudine non è stata abbandonata e continua a rappresentare un modo di esprimere la forza democratica della nazione americana.

Se le ricerche di opinione possono riguardare diversi settori della vita sociale – i generi di consumo più richiesti, le abitudini privilegiate, le persone più gradite – il sondaggio che raccoglie maggiore interesse è senza dubbio quello collegato alle elezioni. Oltre al sondaggio preelettorale che viene svolto attraverso interviste telefoniche, riscuote grande favore quello sui risultati delle elezioni.

Exit poll è il termine inglese utilizzato per indicare il “sondaggio all’uscita” dei seggi elettorali. La locuzione è costituita dal sostantivo poll (che è anche un verbo: “dare un voto”), i cui significati sono “scrutinio, computo dei voti” o “urna/seggio elettorale”, e da exit, “uscita”.

L’exit poll consiste nel chiedere, all’uscita di un seggio elettorale, ai votanti di indicare, ovviamente in segreto, per chi hanno appena votato. Secondo gli studi più approfonditi di statistica gli elettori a cui si chiede di ripetere il voto appena espresso costituiscono un campione attendibile per delineare in proiezione il risultato finale delle votazioni.

Le agenzie di informazione o i partiti politici, che commissionano questi sondaggi all’uscita, desiderano infatti ottenere in questo modo l’indicazione immediata di quale sarà il risultato elettorale. Tutto in tempo reale, si direbbe oggi, al passo con la nostra società, culla della comunicazione rapida ed efficiente.

E il margine d’errore? Minimizzato al punto da non preoccupare più di tanto! Eppure la storia recente non ci ha nascosto clamorosi errori di previsione, dissimili dai risultati definitivi.

Potremmo chiederci come mai le ricerche d’opinione siano nate e si siano sviluppate negli Stati Uniti e in ritardo siano approdate nel vecchio continente. L’affermarsi del libero mercato e di conseguenza della concorrenza ha fatto sì che le aziende per attirare il maggior numero di clienti, conducano ricerche di mercato per sondare gusti e preferenze del pubblico. Un altro motivo è riconducibile alla realtà di un paese democratico come gli Stati Uniti degli anni ’30 dove era ritenuto importante conoscere l’opinione delle persone, mentre in Europa con le dittature di quegli anni l’opinione pubblica contava certamente poco…

E oggi, in Italia, i sondaggi informano o veicolano l’opinione che dovrebbe essere libera? ☺

dario.carlone@tiscali.it

 

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