finanza etica
19 Aprile 2010 Share

finanza etica

 

Nei precedenti articoli apparsi sulla rivista sono stati proposti i primi approcci teorici ed alcune possibili applicazioni pratiche sulla strada verso una economia “alternativa”: economia sobria, locale, responsabile e solidale come esempio di economia equa e sostenibile. Per rendere economicamente sostenibile questo modello, avevamo indicato un elemento fondamentale: la presenza di consumatori critici e produttori responsabili; e, soprattutto, la necessità di farli incontrare, progettando e realizzando reti di economia solidale e mercati locali, ricostruendo una “economia delle relazioni”, superando la separazione tra chi consuma e chi produce.

Accanto a questi fondamentali aspetti di economia reale, è indispensabile pensare ad un nuovo modo di intendere il mondo finanziario: una finanza etica, attenta all’uomo e all’ambiente, trasparente e partecipata, vicina ai territori e all’economia civile e solidale. Anche in questo caso c’è bisogno di far incontrare risparmiatori consapevoli e responsabili con operatori finanziari etici, sull’esempio della Banca Popolare Etica italiana e delle altre Banche Etiche europee, delle Mutue Auto Gestione, del credito cooperativo, del Consorzio Etimos, della Grameen Bank e dei tanti soggetti che operano nel settore del microcredito.

L’investitore etico è convinto che non conti soltanto quanto rendono i suoi risparmi, ma conti come essi vengono impiegati; quindi si chiede che fine fanno i suoi risparmi nel momento in cui, ad esempio, li deposita in una banca; vuole essere sicuro che i suoi soldi non serviranno per il riciclaggio di denaro sporco, che non finanzieranno la produzione e il commercio delle armi, che non verranno prestati ad aziende che sostengono regimi dittatoriali, che non rispettano i diritti dei lavoratori o che distruggono l’ambiente. Egli sente la necessità di riportare la finanza e i soggetti finanziari a svolgere la propria funzione originaria di garanti del risparmio, di operatori che agevolano il suo trasferimento nel tempo e nello spazio e soprattutto sostengono lo sviluppo dell’economia reale, evitando gli impieghi puramente speculativi. L’investitore etico vuole scegliere positivamente la destinazione del proprio denaro, vuole che esso venga impiegato per lo sviluppo umano, per la felicità pubblica e individuale, cioè la piena realizzazione e “fioritura” di sé e della comunità. In questo senso, la ricerca di nuovi stili di vita individuali e collettivi più sobri, più solidali e più attenti al bene comune non riguarda solo la produzione ed i consumi ma anche le scelte di risparmio e di investimento.

Le organizzazioni di finanza etica si pongono come punto di incontro tra questi risparmiatori che sentono l’esigenza di una più consapevole e responsabile gestione del denaro e quelle iniziative socio-economiche che realizzano un modello di sviluppo umano integrale e sostenibile dal punto di vista sociale ed ambientale, nel quale la produzione della ricchezza e la sua distribuzione sono fondati sui valori della giustizia, della solidarietà e della realizzazione del bene comune. Questi operatori etici, a partire dal riconoscimento che l’accesso al credito è un diritto umano universale, finanziano quindi i progetti presentati valutandoli con un duplice criterio: la vitalità economica e l’utilità sociale. Vi è quindi un merito creditizio e un merito sociale dei progetti e dei soggetti finanziati. I soggetti e i settori di attività verso cui sono indirizzati i fondi sono riconducibili al vasto mondo dell’economia civile e solidale:  terzo settore, impresa sociale, cooperazione sociale, servizi socio-sanitari educativi, lotta all’esclusione sociale, cooperazione allo sviluppo, volontariato internazionale, commercio equo e solidale, tutela dell’ambiente, cultura e società civile, microcredito alla microimpresa e di natura socio-assistenziale; progetti con elevata utilità sociale e attività positive dal punto di vista sociale ed ambientale.

Una caratteristica fondamentale dell’investimento etico è la trasparenza nei confronti del risparmiatore. Nell’attività finanziaria tradizionale infatti la norma è l’asimmetria informativa: chi affida il proprio risparmio ai normali intermediari finanziari non conosce la destinazione del proprio denaro. Viceversa, la peculiarità degli organismi finanziari eticamente orientati è quella di rendere noto il programma degli impieghi realizzati. Di più, i risparmiatori partecipano al processo di impiego dei fondi, perché possono direttamente indicare la destinazione degli stessi.

Possiamo dire che la sfida lanciata dalla finanza etica è stata quella di offrire al singolo cittadino la possibilità di riappropriarsi del controllo diretto dei propri risparmi, garantendo che questi non verranno utilizzati per rafforzare l’ingiustizia sociale ma per garantire una migliore qualità della vita per tutta la comunità. Nella consapevolezza della responsabilità di ognuno di fronte agli effetti negativi e agli evidenti limiti dell’attuale modello di sviluppo economico e di interazione sociale, le scelte di risparmio e di investimento assumono quindi un valore etico-politico forte se sono orientate dai principi di responsabilità, equità, trasparenza, solidarietà, partecipazione, sobrietà, efficienza economica, utilità sociale.

Si tratta di esperienze che sono spesso considerate utopistiche o velleitarie, ristretti o irrilevanti fenomeni di nicchia, al massimo le si giudica lodevoli ma comunque destinate a rimanere “eccezioni” rispetto al grande mondo della finanza. E invece molti dei risultati conseguiti e dei progetti realizzati stanno sempre più a dimostrare che si tratta di iniziative dotate non solo di concretezza ma anche di capacità di “contagiare” positivamente gli ordinari circuiti finanziari, svolgendo un ruolo di lievito e di fermento all’interno del sistema e orientando l’attività economica e finanziaria al bene comune. ☺

 

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