Un messaggio d’amore
Il cristianesimo è cominciato dallo scontro tra Gesù e l’autorità: direttamente con il Sinedrio ma indirettamente con Roma, cioè con chi comandava veramente. La sua morte in croce per opera di Pilato, tuttavia, non ha portato la comunità ad alimentare un senso di lotta al sistema o all’istituzione imperiale, forse anche perché la risurrezione è stata vista come conseguenza positiva dell’evento tragico della morte, non alimentando così il risentimento verso chi aveva sottratto il Maestro ai suoi discepoli. Paradossalmente proprio chi aveva ucciso Gesù è diventato oggetto di attenzione positiva da parte di un gruppo che non voleva assolutamente mettersi in mostra come avversario dello stato, a tal punto che quando i giudei hanno iniziato la rivolta che avrebbe portato alla distruzione di Gerusalemme e del Tempio, i cristiani si rifiutarono di combattere, fuggendo lontano dalla città. Paolo stesso invita ad avere un atteggiamento di rispetto dell’autorità, voluta da Dio per arginare il male nella società (Rm 13).
Negli Atti degli Apostoli, mentre si mette in evidenza la volontà persecutoria della maggior parte delle autorità giudaiche, i rappresentanti di Roma vengono sempre descritti come persone prudenti e sagge che evitano di prendere decisioni affrettate verso i cristiani (soprattutto Paolo) denunciati dai giudei. Probabilmente dietro quest’ atteggiamento conciliatorio c’è la volontà di evitare uno scontro diretto per avere piena libertà di movimento nell’evangelizzazione, approfittando anche delle infrastrutture imperiali che agevolavano gli spostamenti di chi predicava il vangelo. Accanto a ciò, tuttavia, non è mancato tra i cristiani chi ha preso le distanze da questo atteggiamento troppo conciliatorio verso un’istituzione che rappresentava tutto ciò che è contrario ai valori del vangelo: il potere, la forza, la violenza, la ricchezza frutto di un’amministrazione ingiusta dei popoli sottomessi, spremuti da una tassazione usuraia tramite personaggi che cercavano anche un proprio ingiusto guadagno.
L’esercito, formato da personale violento e ignorante, provocava molte sofferenze alla popolazione inerme e terrorizzata. La gloriosa Roma insomma non era altro che una prostituta che si ubriacava del sangue dei popoli sottomessi (Ap 17) e traeva i suoi agi dal loro impoverimento. È questo il messaggio velato dell’Apocalisse di Giovanni, il cui autore era una delle tante vittime del controllo opprimente dei romani. L’autore di quest’opera si serve del linguaggio espressivo tratto da opere come il libro di Daniele, scritto proprio al tempo di una persecuzione crudele da parte di un re greco, Antioco IV, nei confronti degli ebrei che non si volevano adattare allo stile di vita greco che contrastava con i valori della Legge di Mosè e quindi con la volontà di Dio. La resistenza che questo libro indicava era di tipo nonviolento, ben diversa dalla lotta armata messa in atto dai Maccabei. Ed è lo stesso ideale che predica l’autore dell’Apocalisse che non insegna a imbracciare le armi contro Roma, come invece avevano fatto gli zeloti ebrei, bensì a resistere al fascino accattivante di uno stile di vita basato sull’accettazione delle regole di Roma simboleggiate dal culto imperiale e della dea Roma. Vivere l’insegnamento di Gesù significa per Giovanni rinunciare al compromesso con uno stato che sembra benedetto da Dio ma in realtà fonda la sua gloria sul sangue degli oppressi, tra i quali il più importante è proprio Gesù della cui morte si accusa senza ritegno non un rappresentante delle istituzioni, ma il sistema stesso di Roma che continua a mietere vittime, soprattutto tra coloro che vogliono prendere le distanze dai suoi valori.
Il libro dell’Apocalisse, tuttavia, non si limita a denunciare né si ferma al lamento, ma vuole dare un messaggio di speranza, basato sulla fede nella risurrezione: quel Gesù che Roma voleva mettere a tacere è stato posto da Dio stesso al governo del mondo che Dio stesso sta rinnovando, per cui i discepoli che nonostante tutto restano fedeli a Gesù, anche a rischio della vita (come accadrà spesso durante le persecuzioni dei romani) sono l’avanguardia, la primizia del mondo rinnovato e tutto ciò che già vivono resistendo al male che Roma continua a propagare, è l’inizio della società nuova (la Gerusalemme celeste) dove regna la giustizia, dove non c’è lutto, né lamento né pianto, perché le cose di prima sono passate (Ap 21,4).
È significativo che l’Apocalisse sia l’ultimo libro della bibbia, quasi a dire ai cristiani a che cosa serve leggere la Parola di Dio: non ad evadere in un luogo ideale mentre il mondo vive nel caos, ma a vivere fino in fondo il messaggio del vangelo, proprio quando e dove costa di più, avendo la certezza che Dio ha già vinto, che Gesù ha sconfitto con il suo messaggio d’amore chi vuole far credere al mondo che vince chi è più violento, che l’amore vince l’odio e la vendetta è disarmata dal perdono. Di questo messaggio, non altri, il cristianesimo deve essere testimone, perché se i cristiani si chiudono nelle loro paure e cedono al linguaggio della violenza e del disprezzo, chi darà al mondo la speranza?☺
