La violenza nella bibbia
2 Ottobre 2014 Share

La violenza nella bibbia

In un periodo storico in cui la religione è ritornata sulla scena pubblica con un corredo di violenza inaudita e quando vediamo sempre più spesso i cristiani farne le spese con persecuzioni, esodi forzati, condanne da parte di legislazioni religiose, può venire la tentazione di rispondere con la violenza appellandosi magari al Dio della bibbia, che nel corso della storia non è stato tanto tenero nei confronti di chi si opponeva ai suoi piani. È utile quindi interrogarsi sulla violenza attribuita a Dio nella bibbia, sia nell’Antico che nel Nuovo Testamento, fuggendo da uno schema falso che vede tutta la violenza attribuita al Dio d’Israele e tutta la bontà al Dio di Gesù Cristo (come faceva Marcione agli inizi della storia cristiana).

Certamente è nell’Antico Testamento che troviamo le maggiori espressioni di violenza attribuita a Dio, a cominciare dal diluvio universale che distrugge tutta l’umanità e la creazione ad eccezione di pochi fortunati (Gn 6-9), passando poi per la morte dei primogeniti degli egiziani, fino ai massacri e  veri e propri genocidi durante la conquista della terra promessa, come ci racconta il libro di Giosuè; anzi, Dio arriva persino a maledire chi non avesse obbedito all’ordine di sterminare tutti, senza distinzione (soprattutto Gs 6-8). Le storie della bibbia sono inoltre intrise di violenza commessa da “amici di Dio”, come Elia, che uccide in una sola giornata quasi mille persone (1 Re 18); addirittura Salomone sale al trono con un colpo di stato messo in atto dalla madre Betsabea con il profeta Natan, a cui seguirono una serie di omicidi dei cortigiani nemici di Salomone, compreso un fratello (1 Re 1-2). Tuttavia, alla luce del messaggio di Gesù che si presenta come figlio di quel Dio di cui parla proprio la bibbia ebraica, fa più specie il ricorso alla violenza da parte di Dio stesso.

In quella stessa bibbia, in realtà, troviamo pagine stupende che presentano un Dio amorevole non solo verso gli uomini, ma anche verso gli animali, come ci dicono il libro di Giona, il libro di Giobbe e diversi salmi. Per quel che riguarda l’Antico Testamento, dobbiamo ammettere un’evoluzione dell’idea di Dio che, da divinità protettrice di un popolo verso il quale si comporta come re e capo di un esercito, diventa sempre di più un Dio universale, che si prende cura di tutti i popoli, senza privilegi, fino ad arrivare alla riflessione stupenda del libro della Sapienza (libro deuterocanonico) che parla della pazienza di un Dio che non vuole distruggere, perché ha creato per la vita: “Hai compassione di tutti, perché tut- to tu puoi, non guardi ai peccati degli uomini, in vista del pentimento. Poiché tu ami tutte le cose esistenti e nulla disprezzi di quanto hai creato; se avessi odiato qualcosa, non l’avresti neppure creata. Come potrebbe sussistere una cosa, se tu non vuoi? O conservarsi se tu non l’avessi chiamata all’esistenza? Tu risparmi tutte le cose, perché tutte son tue, Signore, amante della vita” (Sap 11,23-26). Siamo ormai alle porte dell’era cristiana; Gesù apprenderà in questo clima la concezione di un Padre amorevole, mentre altri gruppi, come gli esseni di Qumran, continueranno a sognare l’intervento armato di Dio e dei suoi angeli per distruggere tutta l’umanità tranne pochi eletti, come fu al tempo del diluvio (si può vedere il cosiddetto Rotolo della guerra, trovato nelle grotte del Mar Morto).

Se l’insegnamento di Gesù va in questa direzione, indicando che l’avvento del regno di Dio passa attraverso la cura degli emarginati, la consolazione degli oppressi e uno stile di vita anche religiosa che non alimenti i centri di potere, le prime comunità cristiane, se hanno mantenuto un atteggiamento di apertura verso l’ambiente sociale del tempo, hanno cominciato a coltivare un risentimento verso quel giudaismo da cui il vangelo era sorto. Ovviamente non avevano gli strumenti per contrastare materialmente un gruppo molto forte, ma hanno posto le premesse ideologiche per fomentare la rivalsa contro il giudaismo quando hanno conquistato il cuore del potere, usando in seguito anche l’Antico Testamento per avallare la persecuzione di giudei e pagani. Questo è avvenuto però quando si è dimenticato il messaggio originario contenuto nel vangelo che parla di amore e di preghiera per i nemici, e di un Gesù che perdona i suoi uccisori. Tuttavia la chiave per rifiutare la violenza in nome di Dio è stata conservata nella bibbia cristiana il cui scopo è condurre alla conoscenza di Gesù, rivelazione del volto di Dio per i cristiani che non vivono di ideologia ma mettendosi alla sequela di quell’Uomo che ci ha parlato, con la sua vita prima che con le sue parole, di un Dio che ama tutti, nonostante tutto: “Cristo patì per voi, lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: egli non commise peccato e non si trovò inganno sulla sua bocca, oltraggiato non rispondeva con oltraggi, e soffrendo non minacciava vendetta, ma rimetteva la sua causa a colui che giudica con giustizia” (1 Pt 2,21-23). ☺

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