Una pianta dalla lunga fioritura
14 Dicembre 2017
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Una pianta dalla lunga fioritura

In questi giorni, passeggiando in una qualsiasi strada al di fuori del centro abitato, è ancora possibile osservare, in grande quantità, una pianta in piena fioritura. I suoi fiori, simili a margheritine dai capolini molto vistosi, di uno splendido colore giallo intenso, sbocciano in modo scalare e si protraggono per un tempo piuttosto lungo, che va da agosto a fine novembre.

Si tratta dell’Inula viscosa, una pianta sempreverde, perenne, suffruticosa (cioè cespugliosa), legnosa alla base e con abbondanti ramificazioni. Il fusto, eretto, a sezione cilindrica, alto 50-80 centimetri, è circondato da foglie alterne, glandoloso-vischiose, le quali emanano un forte odore, resinoso e sgradevole, che tiene lontani gli animali erbivori.

L’Inula proviene dalle regioni costiere del Mediterraneo, ma per la sua rusticità e per la sua capacità di adattamento si spinge molto lontano, naturalizzandosi in tutte le regioni della penisola e nelle isole, tranne che in Val D’Aosta e nel Trentino Alto Adige. Vegeta bene dal mare alla montagna, fino a un’altitudine di 800 metri s.l.m.

Per la sua notevole distribuzione nel territorio nazionale, la pianta è conosciuta con diversi sinonimi, fra i quali Dittrichia viscosa. Il nome del genere “Dittrichia” è stato scelto per omaggiare il botanico tedesco Manfred Dittrich, direttore del Giardino Botanico di Berlino e noto studioso della famiglia delle Asteracee a cui appartiene l’Inula. Fra gli altri nomi volgari con i quali è nota nelle varie regioni, vi è quello di Cepittoni o Ceppittoni, perché, trattandosi di una pianta cespugliosa, le ramificazioni basali tendono a lignificare, e venivano utilizzate un tempo proprio come materiale combustibile. Oppure quello di Tabaccara, poiché in tempi di carestia le sue foglie venivano fumate come sostitutivo del tabacco. Sempre nei tempi passati, con un fascio di fusti si creava una specie di scopa che era utilizzata per pulire il piano di cottura del forno a legna: grazie alla viscosità delle foglie e alla resistenza al fuoco, la cenere e la polvere venivano infatti facilmente eliminate. Ma nelle campagne l’Inula è stata un prezioso aiuto soprattutto per il suo potere insettifugo: l’odore forte della parte verde veniva sfruttato per conservare le granaglie e i legumi in magazzino. I contadini usavano poggiare fasci di Inula sopra i sacchi che contenevano legumi e cereali per allontanare gli insetti parassiti. Interessante è anche il ruolo che l’Inula svolge in prossimità di oliveti, visto che sui suoi fiori si sviluppa l’Eupelmus urozonus, un insetto antagonista naturale della mosca delle olive, e quindi può contribuire al controllo di questo dannoso fitofago nei programmi di lotta integrata.

All’Inula vengono poi attribuite molte proprietà officinali, tanto che nei testi di medicina naturale se ne può trovare un ricco elenco: vermifughe, diuretiche, calmanti della tosse. In alcune regioni della Sardegna sarebbe stata usata come analgesico per i dolori reumatici. In Sicilia le foglie verdi pestate o tritate, applicate sulle ferite, costituivano un buon rimedio per la loro cicatrizzazione. Fatte aderire esternamente risolvono infatti problemi di eczemi per la pelle, di herpes delle labbra e di punture di insetti. Ma poiché l’Inula contiene piccole quantità di olio etereo e di inulina, il contatto con questa pianta potrebbe causare dermatiti allergiche, e l’assunzione di elevate quantità di queste sostanze potrebbe provocare vomito e diarrea.

In campo alimentare l’Inula è una pianta mellifera frequentemente visitata dalle api, soprattutto quando le altre fioriture sono limitate, per l’abbondante produzione di polline e per la lunga durata della fioritura. Contribuisce, pertanto, nella tarda estate e in autunno, alla produzione di miele millefiori.

In passato la pianta è stata sempre oggetto di sradicamento o comunque controllata con diserbanti specifici. Purtroppo questa moderna mania del diserbo effettuata con veleni, e accompagnata dalla perdita di sapere e conoscenze sulle piante, ci fa dimenticare i loro preziosi utilizzi, e ci allontana da un uso saggio dell’agricoltura, devastando sia l’ambiente sia la conservazione delle antiche tradizioni. ☺

 

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