La potatura dell’olivo
8 Febbraio 2018
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La potatura dell’olivo

Nei numeri precedenti abbiamo parlato di olio cercando, nel piccolo, di dare un contributo conoscitivo mirato a comprendere le qualità che deve avere un buon olio di oliva extravergine. In questo numero, seguendo il calendario delle attività agricole, affronteremo aspetti riguardanti la potatura dell’olivo.

Prima di giungere all’atto del potare è opportuno soffermarsi sulla fisiologia dell’olivo poiché non è pensabile “operare” una pianta senza conoscerne la struttura fisiologica!

L’olivo è una pianta “eliofila” vale a dire che ama tantissimo la luce e un potatore deve tenere in debita considerazione questa esigenza poiché farà dei tagli mirati a portare luce anche all’interno della chioma. Ricordiamoci che, dove c’è luce c’è produzione… Dovremmo imparare tanto, solo nell’osservare il comportamento di una pianta di olivo abbandonata a se stessa. Essa assumerà nell’arco di pochi anni una forma sferica perché, geometricamente, la sfera è quella forma che sviluppa maggiore superficie da dedicare alla cattura della luce. Potreste pensare che allora è superfluo potare perché tanto la pianta si struttura secondo le sue esigenze… sì secondo le sue esigenze ma, non secondo le nostre (noi alla pianta chiediamo di produrre e chiediamo che la produzione sia facilmente raccoglibile). La produzione, che fornisce una pianta strutturata a sfera, sarà tutta dislocata all’ esterno della chioma pertanto una parte sarà raggiungibile per essere raccolta (parte laterale) mentre una buona parte sarà, praticamente, irraggiungibile (la sommità della chioma) a meno che non usiamo macchine particolari.

Vediamo cosa accade ad una pianta di olivo che si struttura a sfera per catturare più luce possibile: tutta la parte esterna sarà di una vegetazione bella lussureggiante mentre tutta la parte interna della chioma tenderà a disseccare poiché manca la luce (provate a entrare con lo sguardo dentro quelle siepi bellissime tutte verdi e squadrate – al di là della parte verde vedrete la desolazione ossia rami spogli di vegetazione e con un ciuffetto di foglie esterne). Ecco che l’intervento del potatore è finalizzato a portare luce dentro la chioma con il risultato di avere strutture con tanta superficie fogliare e tanti rami fruttiferi anche internamente alla chioma. Molti potatori si soffermano solo all’operazione di pulizia dei rami interni per cercare di arieggiare ed illuminare internamente la pianta ma, ovviamente, non è sufficiente; dobbiamo andare un pochino oltre nelle conoscenze! L’olivo, come ogni pianta fruttifera, ha una struttura portante che chiameremo tronco che sorregge dei rami (branche) principali i quali a loro volta portano delle strutture secondarie che chiameremo branche secondarie, terziarie, ecc.

Qui un altro dilemma: quante branche primarie o principali può portare un tronco di olivo e come vengono alimentate le suddette branche? È necessario avere conoscenze idrauliche perché una pianta di olivo funziona proprio come un impianto idrico di un appartamento. Posso tenere 4 rubinetti aperti e con getto di acqua costante se il tubo principale è sottodimensionato? È ovvio che da qualche rubinetto uscirà poca acqua! Quindi nel gestire l’allevamento di una pianta di olivo è fondamentale “avere occhio” nel non strutturare una pianta con un carico di branche eccessivo rispetto al diametro del tronco. Solitamente ci si orienta su tre, massimo 4, branche principali anche per una migliore gestione della luce. La distribuzione di dette branche dovrà essere, ovviamente, il più possibile equidistante (una ogni 120° se sono tre branche oppure una ogni 90° se sono 4 branche).

Altro elemento, fondamentale, da tenere in considerazione è che ogni branca deve avere una cima di riferimento. La cima è un germoglio che svetta più di tutti gli altri rami e per la branca diventa un riferimento poiché oltre a gestire il flusso linfatico gestisce anche tutti gli aspetti ormonali (funzioni) della pianta. Le cime di ogni branca dovranno trovarsi più o meno sullo stesso piano per evitare che ci sia competizione tra loro costringendo la pianta a spostare le proprie risorse nutritive verso la cima che si trova più in basso. Il potatore, quindi, lavorando su ogni singola branca, partirà individuando la cima della stessa e da lì a scendere andrà ad eliminare tutti qui rami a legno (succhioni) che tendono a insidiare la dominanza della cima prescelta, inoltre, cercherà di eliminare i rami che vanno verso l’interno della chioma e infine cercherà di eliminare tutte quelle branchette che hanno prodotto negli anni precedenti e che si definiscono rami esauriti (solitamente sono rametti sotto chioma ossia si trovano verso l’interno). Al termine della gestione della branca si noterà che abbiamo dato, alla stessa, una forma di cono. Si passa così a gestire le altre branche cercando di trovare delle cime che abbiano più o meno la stessa altezza della cima della branca già potata.

Il segreto di una potatura corretta è mantenere la pianta in equilibrio vegeto-riproduttivo; significa che è necessario non spogliare troppo le branche (le strutture primarie e secondarie non si devono vedere altrimenti la pianta tenderà a rivestire ciò che è spoglio) come pure non lasciare troppo chiusa la chioma per evitare che la luce diventi un fattore limitante la produzione. Per chi vuole cimentarsi nel potare piante di olivo è sempre bene approfondire la fisiologia della pianta, fare eventualmente dei corsi organizzati dall’ARSARP (Agenzia Regionale di Sviluppo Agricolo, Rurale e della Pesca) ed essere consapevoli che nel potare si assume la funzione di un chirurgo e non di un tagliatore di rami.☺

 

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