
Ciclovie
Da bambini impazzivamo per le sue forme e i suoi colori, per molti di noi è stata l’amica inseparabile di tutti i giorni e quella con cui potevamo fuggire fisicamente. Così siamo cresciuti assieme, e molti di noi ancora oggi “tradiscono”, volentieri, la famiglia per stare con lei, per lunghe uscite su strada o sui sentieri dei boschi.
Di chi parlo? Ma della bici naturalmente! C’è chi ci va per puro divertimento, chi per “guarire” dai malanni del consumismo, chi la usa per fuggire dalla propria terra alla ricerca di pace e speranza.
Chissà se usare la bici (non per sport), non sia una cosa anarchica e antiglobale, considerando la sua lentezza e la lunghezza del viaggio da fare. E alla classica domanda “dove vai?” viene veramente da rispondere “porto a spasso il bambino che c’è in me!”, come scrive Rumiz in Tre uomini in bicicletta. “Lentezza e chilometri da fare, curve sinuose all’orizzonte, lentezza e fatica, salite verso nuovi panorami, questa è la bici, questo è il viaggio e il viaggio diventa passaggio sublime”.
Questa premessa era doverosa verso la bici e soprattutto perché mi accingo a parlare di mobilità ciclistica.
Parolona per chi come noi vive in un territorio martoriato da continue frane e politiche inette in fatto di spostamenti, ma proprio la politica ci offre una tappa, ciclisticamente parlando, molto importante. È stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale (n.25 del 31 gennaio 2018) la legge 11 gennaio 2018, n. 2 recante Disposizioni per lo sviluppo della mobilità in bicicletta e la realizzazione della rete nazionale di percorribilità ciclistica, che spinge per la prima volta le istituzioni locali a investire sulle due ruote, per un turismo sostenibile e, laddove possibile, combattere l’avvelenamento delle città dal traffico automobilistico.
In Europa si punta sempre di più sulla bici, e già da molti anni: la Svezia offre finanziamenti per chi decide di comprare biciclette elettriche, a Groningen (Olanda) il 59% degli spostamenti in città avvengono in bici, a Copenaghen (Danimarca) ogni giorno 270mila bici circolano contro 260mila auto. (Fonti tratte da Il Gambero Verde de Il Manifesto).
Ma l’Italia è indietro, culturalmente parlando. La legge da poco approvata si spera vada in questa direzione, e finanziamenti per le ciclovie e itinerari urbani diventano un obbligo. Il decreto stanzia 14,8 milioni di euro alle Regioni per 70 percorsi e piste ciclabili più sicure. Entro sei mesi dall’entrata in vigore della legge (quindi metà agosto), il Ministero dovrà elaborare il Piano Generale finalizzato allo sviluppo della mobilità ciclistica e a cascata anche Regioni e Comuni dovranno dotarsi di un loro piano.
La Bicitalia è composta dalle ciclovie di interesse nazionale. Si estenderà su tutto il territorio nazionale e sarà lunga almeno 20.000 chilometri, interconnessa con le reti infrastrutturali, con le aree naturali protette e con altre reti di percorrenza turistica (cammini e sentieri, ippovie, ferrovie turistiche, ecc.). Dovrà attraversare tutti i capoluoghi di Regione e raggiungere i centri storici delle principali città turistiche, interconnettersi con le reti ciclabili urbane.
Le Regioni dovranno predisporre ed approvare con cadenza triennale il piano regionale della mobilità ciclistica, contenente:
– la rete ciclabile regionale;
– la puntuale individuazione delle ciclovie;
– gli itinerari rurali;
– il sistema di interscambio tra bicicletta e altri mezzi;
– il sistema delle aree di sosta e i servizi per i ciclisti;
– le eventuali azioni di comunicazione e formazione;
I Comuni, a loro volta, adotteranno i Piani urbani della mobilità ciclistica: i Biciplan, finalizzati a promuovere l’uso della bicicletta sia come mezzo di trasporto che per attività turistiche e ricreative, sia per migliorare la sicurezza dei ciclisti e dei pedoni.
La legge punta a valorizzare il territorio ed i beni culturali, accrescere e sviluppare l’attività turistica, in coerenza con il Piano Strategico del turismo, con il Piano straordinario della mobilità turistica e con la legge per la promozione delle ferrovie turistiche.
La combinazione di questi piani ci fa considerare come tutto può volgere al recupero dei borghi, fari e ferrovie, per una mobilità in sicurezza per i viaggiatori che si spostano a piedi e in bicicletta.
Cosa suggerisce tutto ciò? Innanzitutto vigilare perché questa legge venga applicata al meglio in Italia ma innanzitutto nella nostra regione. Perché, ciclovie, paesaggi, recupero dei borghi, ex caselli, e altro ancora fanno proprio al caso nostro, e il loro recupero, oltre a dare momentaneo lavoro a qualcuno, potrebbe, se studiato bene, portare enormi benefici al turismo locale. Se tralasciamo la voce piste ciclabili, non fattibili per le nostre città, (ancora ho gli incubi per l’obbrobrio fatto una decina di anni fa da una giunta di centrosinistra), possiamo concentrarci sulle altre voci, e quindi pensare di sfruttare diversamente la tratta ferroviaria Matrice-Termoli: adeguata a ciclovia potrebbe fungere da collante turistico tra il medio e basso Molise, per poi congiungersi con la zona adriatica e la ciclovia, da anni decantata sulla costa teatina, dei trabocchi. Inoltre si potrebbe adattare la tanto denigrata metropolitana leggera Matrice-Bojano, progettata per una mobilità sostenibile, anche al trasporto di bici perché ci si possa congiungere con la ciclovia naturale dei tratturi nell’area matesina, valorizzando ulteriormente l’area archeologica di Altilia, l’Oasi WWF di Guardiaregia-Campochiaro, l’area delle sorgenti del Biferno, e sfruttare gli ex caselli come punti di sosta e servizi per i ciclisti. Infine, la provincia di Isernia con i suoi fantastici posti: la zona di Venafro, l’area naturalistica-archeologica tra Scapoli-Castel S. Vincenzo… Non c’è tanto da impazzirsi nella progettazione, c’è già tutto.☺