Il centrosinistra molisano si è lanciato in un valzer vorticoso, per le amministrative 2010, che potrebbe far girare la testa anche ai più convinti.
Ripercorriamo le tappe. Il 21 dicembre finisce l’esperienza Greco con le dimissioni di 16 consiglieri di cui 4 eletti tra le file dell’allora Margherita. All’indo- mani già serpeggiava il nome di Antonio D’Ambrosio come possibile candidato sindaco, colui che tre anni prima aveva preferito aspirare alla carica di Presidente della Provincia, ma il suo partito, con uno dei soliti magheggi di Bellocchio, gli soffiò la candidatura a favore di D’Ascanio. Troppo tardi per tornare a correre per il comune, la coalizione aveva già intascato la disponibilità di Greco.
A gennaio si comincia a ragionare sul da fare per competere con il centrodestra al rinnovo dei consigli comunali di Termoli e Montenero. Il PD propone le primarie, nonostante l’autocandidatura del solito D’Ambrosio, sospesosi dal Partito, poi ci ripensa non si sa bene se perché il caso Puglia aveva lasciato il segno o perché si erano accorti che non si sarebbe riusciti a fare lo sgambetto ai candidati poco graditi. Allora si invoca la decisione unitaria del tavolo, moderno totem per evocare i candidati ed ungere il prescelto. Ma lo Spirito guida del tavolo sapeva che era carnevale ed era in vena di scherzi. Prima fa aleggiare il ritorno di Greco, quando il silenzio dell’ex sindaco induce persino i suoi sostenitori a ritenere che non vi fosse margine di speranza e prendere seriamente in considerazione l’ipotesi Monaco, eccolo riapparire nella sede dell’Idv. Giorni e giorni di discussioni finite solo quando il notaio ha rotto gl’indugi e ha detto: vedetevela voi e il Grande spirito! Il Pd continua ad invocare il candidato unico, ma non fa nomi, visto che quello da più parti indicato non va affatto bene ai vertici regionali del partito e neanche a quel manipolo di iscritti locali che ritiene di guidare il circolo cittadino. Prima hanno tramato contro l’amministrazione Greco, poi si è giunti a patti con altre espressioni politiche per far nascere in basso Molise il laboratorio dal quale far scaturire il terzo mandato per Michele Iorio, con qualche vantaggio per chi salta il fosso visto che chi lo ha già fatto ha raccolto i suoi frutti. Come spiegare altrimenti le primarie vinte da Leva con i voti del centrodestra e la proclamazione di Ruta Presidente con il 50% dei voti dell’assemblea regionale?
Il 7 febbraio Filippo Monaco, silurato in Giunta nel 2009 da quella stessa parte del PD che ora trema all’idea che possa correre per la carica di sindaco, accetta la richiesta della lista civica Liberatermoli. A questo punto la situazione si fa grottesca: un iscritto del Pd, accettato anche da altri gruppi politici e che riscuote il consenso popolare, sembrerebbe cosa fatta, invece nessuno fa il suo nome al tavolo e lo Spirito non sa che pesci pigliare. Intanto la politica nazionale vede rifiorire il connubio fra IdV e PD e così, dalla riunione romana dei vertici regionali e nazionali dei due partiti, giunge l’oracolo: Di Pietro si impone sul candidato di Montenero, a Termoli mano libera al PD. Comincia l’affannosa ricerca del candidato che possa salvare capre e cavoli.
Monaco no, sarebbero solo cavoli amari per Venittelli e compagni, ops, amici e compari. Vuoi vedere che quello poi riesce a fare persino bella figura e magari finisce per sfilare la poltrona dai “pantaloni” di Totaro? Allora meglio esplorare nuovi orizzonti. Lo Spirito, veramente stufo di tanto bla bla, inonda con un cono di luce il volto sereno di Pasquale Spagnuolo, tutti quelli intorno al tavolo credono al presagio e acclamano il suo nome. Certo, se laboratorio deve essere, che si cominci da ora a ragionare con chi ha sempre militato a destra. Era uno scherzo! Lo spiritello sapeva bene che il prescelto aveva più sale in zucca dei suoi osannatori, infatti rinuncia. La confusione è ormai tale che non si riesce neanche più ad interpretare il totem. Ecco, ecco, è Aufiero il nostro salvatore. Ma quello sta in Austria e lo spirito non era mai passato di là. Il tavolo comincia a traballare e perde adepti. Per assurdo al fianco del PD resta proprio il PRC che aveva iniziato la campagna elettorale asserendo che quella sottospecie di socialdemocratici non erano degni di stare al fianco dei veri comunisti.
E per D’Ambrosio le difficoltà tornano come nuvole nere perché Di Giandomenico, suo cognato, si è candidato per contrastare il monopolio Iorio. E pensare che tutti lo credevano un anticomunista…
Lo spirito guida del tavolo-totem nel frattempo si è ritirato nelle verdi praterie, sospettando che il fumo delle sedute dell’entourage politico non fosse incenso.☺
Il centrosinistra molisano si è lanciato in un valzer vorticoso, per le amministrative 2010, che potrebbe far girare la testa anche ai più convinti.
Ripercorriamo le tappe. Il 21 dicembre finisce l’esperienza Greco con le dimissioni di 16 consiglieri di cui 4 eletti tra le file dell’allora Margherita. All’indo- mani già serpeggiava il nome di Antonio D’Ambrosio come possibile candidato sindaco, colui che tre anni prima aveva preferito aspirare alla carica di Presidente della Provincia, ma il suo partito, con uno dei soliti magheggi di Bellocchio, gli soffiò la candidatura a favore di D’Ascanio. Troppo tardi per tornare a correre per il comune, la coalizione aveva già intascato la disponibilità di Greco.
A gennaio si comincia a ragionare sul da fare per competere con il centrodestra al rinnovo dei consigli comunali di Termoli e Montenero. Il PD propone le primarie, nonostante l’autocandidatura del solito D’Ambrosio, sospesosi dal Partito, poi ci ripensa non si sa bene se perché il caso Puglia aveva lasciato il segno o perché si erano accorti che non si sarebbe riusciti a fare lo sgambetto ai candidati poco graditi. Allora si invoca la decisione unitaria del tavolo, moderno totem per evocare i candidati ed ungere il prescelto. Ma lo Spirito guida del tavolo sapeva che era carnevale ed era in vena di scherzi. Prima fa aleggiare il ritorno di Greco, quando il silenzio dell’ex sindaco induce persino i suoi sostenitori a ritenere che non vi fosse margine di speranza e prendere seriamente in considerazione l’ipotesi Monaco, eccolo riapparire nella sede dell’Idv. Giorni e giorni di discussioni finite solo quando il notaio ha rotto gl’indugi e ha detto: vedetevela voi e il Grande spirito! Il Pd continua ad invocare il candidato unico, ma non fa nomi, visto che quello da più parti indicato non va affatto bene ai vertici regionali del partito e neanche a quel manipolo di iscritti locali che ritiene di guidare il circolo cittadino. Prima hanno tramato contro l’amministrazione Greco, poi si è giunti a patti con altre espressioni politiche per far nascere in basso Molise il laboratorio dal quale far scaturire il terzo mandato per Michele Iorio, con qualche vantaggio per chi salta il fosso visto che chi lo ha già fatto ha raccolto i suoi frutti. Come spiegare altrimenti le primarie vinte da Leva con i voti del centrodestra e la proclamazione di Ruta Presidente con il 50% dei voti dell’assemblea regionale?
Il 7 febbraio Filippo Monaco, silurato in Giunta nel 2009 da quella stessa parte del PD che ora trema all’idea che possa correre per la carica di sindaco, accetta la richiesta della lista civica Liberatermoli. A questo punto la situazione si fa grottesca: un iscritto del Pd, accettato anche da altri gruppi politici e che riscuote il consenso popolare, sembrerebbe cosa fatta, invece nessuno fa il suo nome al tavolo e lo Spirito non sa che pesci pigliare. Intanto la politica nazionale vede rifiorire il connubio fra IdV e PD e così, dalla riunione romana dei vertici regionali e nazionali dei due partiti, giunge l’oracolo: Di Pietro si impone sul candidato di Montenero, a Termoli mano libera al PD. Comincia l’affannosa ricerca del candidato che possa salvare capre e cavoli.
Monaco no, sarebbero solo cavoli amari per Venittelli e compagni, ops, amici e compari. Vuoi vedere che quello poi riesce a fare persino bella figura e magari finisce per sfilare la poltrona dai “pantaloni” di Totaro? Allora meglio esplorare nuovi orizzonti. Lo Spirito, veramente stufo di tanto bla bla, inonda con un cono di luce il volto sereno di Pasquale Spagnuolo, tutti quelli intorno al tavolo credono al presagio e acclamano il suo nome. Certo, se laboratorio deve essere, che si cominci da ora a ragionare con chi ha sempre militato a destra. Era uno scherzo! Lo spiritello sapeva bene che il prescelto aveva più sale in zucca dei suoi osannatori, infatti rinuncia. La confusione è ormai tale che non si riesce neanche più ad interpretare il totem. Ecco, ecco, è Aufiero il nostro salvatore. Ma quello sta in Austria e lo spirito non era mai passato di là. Il tavolo comincia a traballare e perde adepti. Per assurdo al fianco del PD resta proprio il PRC che aveva iniziato la campagna elettorale asserendo che quella sottospecie di socialdemocratici non erano degni di stare al fianco dei veri comunisti.
E per D’Ambrosio le difficoltà tornano come nuvole nere perché Di Giandomenico, suo cognato, si è candidato per contrastare il monopolio Iorio. E pensare che tutti lo credevano un anticomunista…
Lo spirito guida del tavolo-totem nel frattempo si è ritirato nelle verdi praterie, sospettando che il fumo delle sedute dell’entourage politico non fosse incenso.☺
Il centrosinistra molisano si è lanciato in un valzer vorticoso, per le amministrative 2010, che potrebbe far girare la testa anche ai più convinti.
Ripercorriamo le tappe. Il 21 dicembre finisce l’esperienza Greco con le dimissioni di 16 consiglieri di cui 4 eletti tra le file dell’allora Margherita. All’indo- mani già serpeggiava il nome di Antonio D’Ambrosio come possibile candidato sindaco, colui che tre anni prima aveva preferito aspirare alla carica di Presidente della Provincia, ma il suo partito, con uno dei soliti magheggi di Bellocchio, gli soffiò la candidatura a favore di D’Ascanio. Troppo tardi per tornare a correre per il comune, la coalizione aveva già intascato la disponibilità di Greco.
A gennaio si comincia a ragionare sul da fare per competere con il centrodestra al rinnovo dei consigli comunali di Termoli e Montenero. Il PD propone le primarie, nonostante l’autocandidatura del solito D’Ambrosio, sospesosi dal Partito, poi ci ripensa non si sa bene se perché il caso Puglia aveva lasciato il segno o perché si erano accorti che non si sarebbe riusciti a fare lo sgambetto ai candidati poco graditi. Allora si invoca la decisione unitaria del tavolo, moderno totem per evocare i candidati ed ungere il prescelto. Ma lo Spirito guida del tavolo sapeva che era carnevale ed era in vena di scherzi. Prima fa aleggiare il ritorno di Greco, quando il silenzio dell’ex sindaco induce persino i suoi sostenitori a ritenere che non vi fosse margine di speranza e prendere seriamente in considerazione l’ipotesi Monaco, eccolo riapparire nella sede dell’Idv. Giorni e giorni di discussioni finite solo quando il notaio ha rotto gl’indugi e ha detto: vedetevela voi e il Grande spirito! Il Pd continua ad invocare il candidato unico, ma non fa nomi, visto che quello da più parti indicato non va affatto bene ai vertici regionali del partito e neanche a quel manipolo di iscritti locali che ritiene di guidare il circolo cittadino. Prima hanno tramato contro l’amministrazione Greco, poi si è giunti a patti con altre espressioni politiche per far nascere in basso Molise il laboratorio dal quale far scaturire il terzo mandato per Michele Iorio, con qualche vantaggio per chi salta il fosso visto che chi lo ha già fatto ha raccolto i suoi frutti. Come spiegare altrimenti le primarie vinte da Leva con i voti del centrodestra e la proclamazione di Ruta Presidente con il 50% dei voti dell’assemblea regionale?
Il 7 febbraio Filippo Monaco, silurato in Giunta nel 2009 da quella stessa parte del PD che ora trema all’idea che possa correre per la carica di sindaco, accetta la richiesta della lista civica Liberatermoli. A questo punto la situazione si fa grottesca: un iscritto del Pd, accettato anche da altri gruppi politici e che riscuote il consenso popolare, sembrerebbe cosa fatta, invece nessuno fa il suo nome al tavolo e lo Spirito non sa che pesci pigliare. Intanto la politica nazionale vede rifiorire il connubio fra IdV e PD e così, dalla riunione romana dei vertici regionali e nazionali dei due partiti, giunge l’oracolo: Di Pietro si impone sul candidato di Montenero, a Termoli mano libera al PD. Comincia l’affannosa ricerca del candidato che possa salvare capre e cavoli.
Monaco no, sarebbero solo cavoli amari per Venittelli e compagni, ops, amici e compari. Vuoi vedere che quello poi riesce a fare persino bella figura e magari finisce per sfilare la poltrona dai “pantaloni” di Totaro? Allora meglio esplorare nuovi orizzonti. Lo Spirito, veramente stufo di tanto bla bla, inonda con un cono di luce il volto sereno di Pasquale Spagnuolo, tutti quelli intorno al tavolo credono al presagio e acclamano il suo nome. Certo, se laboratorio deve essere, che si cominci da ora a ragionare con chi ha sempre militato a destra. Era uno scherzo! Lo spiritello sapeva bene che il prescelto aveva più sale in zucca dei suoi osannatori, infatti rinuncia. La confusione è ormai tale che non si riesce neanche più ad interpretare il totem. Ecco, ecco, è Aufiero il nostro salvatore. Ma quello sta in Austria e lo spirito non era mai passato di là. Il tavolo comincia a traballare e perde adepti. Per assurdo al fianco del PD resta proprio il PRC che aveva iniziato la campagna elettorale asserendo che quella sottospecie di socialdemocratici non erano degni di stare al fianco dei veri comunisti.
E per D’Ambrosio le difficoltà tornano come nuvole nere perché Di Giandomenico, suo cognato, si è candidato per contrastare il monopolio Iorio. E pensare che tutti lo credevano un anticomunista…
Lo spirito guida del tavolo-totem nel frattempo si è ritirato nelle verdi praterie, sospettando che il fumo delle sedute dell’entourage politico non fosse incenso.☺
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