Mai come oggi il nostro Paese è stato segnato dalle disuguaglianze: di reddito, di opportunità, di servizi, di applicazione delle leggi.
La farsa, tutta berlusconiana, sull’interpretazione delle regole per la presentazione delle liste, quando questo giornale sarà pubblicato, sarà terminata, ma resterà nella storia un altro attacco duro e di basso profilo alle regole democratiche ed alla Costituzione. Se un cittadino invia una domanda oltre i termini fissati dai bandi è escluso dai concorsi, se uno paga in ritardo viene sanzionato con la messa in mora e con interessi. Il Molise, per un errore formale, è tornato alle urne con cambio di governo regionale. Oggi i cittadini molisani che dovrebbero dire di fronte a cotanta tracotanza e spregio delle regole democratiche?
Il solco della disuguaglianza parte da lontano, è frutto della politica dell’individualismo, della competizione senza regole dove tutto è possibile per il proprio arricchimento. La disuguaglianza è anche negli atteggiamenti e nelle convinzioni: si cerca il potere solo per arricchirsi, non per fare il bene della gente e chi ha ruoli di potere cerca soldi per sé e soltanto per sé, senza pudore. Siamo nel nuovo Far West, dove regna la legge del più forte che strappa quelle scritte o non le applica, tanto a lui tutto è dovuto e tutto è consentito.
La crisi in atto, e lo abbiamo più volte sottolineato, prima di essere economica è culturale. Crisi di quella cultura dei diritti che è stata il lievito delle più grandi conquiste civili e democratiche, la via maestra che ha guidato la rinascita e la crescita della nostra Nazione, distrutta prima da Tangentopoli e poi da miseri personaggi che sono al servizio del padrone e svendono la propria dignità. Sono pronti ad essere schiavi e senza anima, pur di far parte del gruppo che gira intorno al piccolo sultano che dispensa briciole di pane, qualche incarico e anche qualche donna. Il sesso sfrenato, gli abusi di ogni tipo sono altri elementi che caratterizzano questa epoca in maniera negativa e che stanno segnando le giovani generazioni che non hanno più punti di riferimento.
Il grido lanciato dal Vescovo di Campobasso sull’uso della droga deve svegliare le coscienze dei cittadini e delle autorità, politiche e religiose, che per lungo tempo hanno taciuto o coperto il fenomeno che interessava ed interessa la nostra regione. Ma per fare questo quanti politici hanno la forza di alzare la voce, quanti religiosi hanno il coraggio di uscire dal loro torpore quotidiano e puntare il dito contro questa piaga dilagante?
La crisi culturale della nostra Nazione e della nostra regione ha la spia più evidente proprio nella crescita dei problemi sociali e nel modo in cui vengono affrontati. Abbiamo bisogno di uno scatto culturale, riposizionando al centro Solidarietà e Giustizia, che devono saldarsi sempre di più con la Costituzione che non è carta straccia, come ormai è considerata dai minus che abitano i palazzi della politica, ma è vita quotidiana che tutela tutti e tutto, è vicina alla storia delle persone, parla di comunità e non di immunità, è attenta al bene comune e non al privilegio di pochi.
Il vero essere umano, con tutti i limiti dell’uomo, come ha affermato Benedetto XVI, è generoso, buono, giusto, che ama e rispetta gli altri. Sono sempre più attuali le parole di don Tonino Bello: “Amate senza riserve la gente che Dio vi ha affidato. A lui, prima che al partito, un giorno dovrete rendere conto”.☺
riformista85
@libero.it
Mai come oggi il nostro Paese è stato segnato dalle disuguaglianze: di reddito, di opportunità, di servizi, di applicazione delle leggi.
La farsa, tutta berlusconiana, sull’interpretazione delle regole per la presentazione delle liste, quando questo giornale sarà pubblicato, sarà terminata, ma resterà nella storia un altro attacco duro e di basso profilo alle regole democratiche ed alla Costituzione. Se un cittadino invia una domanda oltre i termini fissati dai bandi è escluso dai concorsi, se uno paga in ritardo viene sanzionato con la messa in mora e con interessi. Il Molise, per un errore formale, è tornato alle urne con cambio di governo regionale. Oggi i cittadini molisani che dovrebbero dire di fronte a cotanta tracotanza e spregio delle regole democratiche?
Il solco della disuguaglianza parte da lontano, è frutto della politica dell’individualismo, della competizione senza regole dove tutto è possibile per il proprio arricchimento. La disuguaglianza è anche negli atteggiamenti e nelle convinzioni: si cerca il potere solo per arricchirsi, non per fare il bene della gente e chi ha ruoli di potere cerca soldi per sé e soltanto per sé, senza pudore. Siamo nel nuovo Far West, dove regna la legge del più forte che strappa quelle scritte o non le applica, tanto a lui tutto è dovuto e tutto è consentito.
La crisi in atto, e lo abbiamo più volte sottolineato, prima di essere economica è culturale. Crisi di quella cultura dei diritti che è stata il lievito delle più grandi conquiste civili e democratiche, la via maestra che ha guidato la rinascita e la crescita della nostra Nazione, distrutta prima da Tangentopoli e poi da miseri personaggi che sono al servizio del padrone e svendono la propria dignità. Sono pronti ad essere schiavi e senza anima, pur di far parte del gruppo che gira intorno al piccolo sultano che dispensa briciole di pane, qualche incarico e anche qualche donna. Il sesso sfrenato, gli abusi di ogni tipo sono altri elementi che caratterizzano questa epoca in maniera negativa e che stanno segnando le giovani generazioni che non hanno più punti di riferimento.
Il grido lanciato dal Vescovo di Campobasso sull’uso della droga deve svegliare le coscienze dei cittadini e delle autorità, politiche e religiose, che per lungo tempo hanno taciuto o coperto il fenomeno che interessava ed interessa la nostra regione. Ma per fare questo quanti politici hanno la forza di alzare la voce, quanti religiosi hanno il coraggio di uscire dal loro torpore quotidiano e puntare il dito contro questa piaga dilagante?
La crisi culturale della nostra Nazione e della nostra regione ha la spia più evidente proprio nella crescita dei problemi sociali e nel modo in cui vengono affrontati. Abbiamo bisogno di uno scatto culturale, riposizionando al centro Solidarietà e Giustizia, che devono saldarsi sempre di più con la Costituzione che non è carta straccia, come ormai è considerata dai minus che abitano i palazzi della politica, ma è vita quotidiana che tutela tutti e tutto, è vicina alla storia delle persone, parla di comunità e non di immunità, è attenta al bene comune e non al privilegio di pochi.
Il vero essere umano, con tutti i limiti dell’uomo, come ha affermato Benedetto XVI, è generoso, buono, giusto, che ama e rispetta gli altri. Sono sempre più attuali le parole di don Tonino Bello: “Amate senza riserve la gente che Dio vi ha affidato. A lui, prima che al partito, un giorno dovrete rendere conto”.☺
Mai come oggi il nostro Paese è stato segnato dalle disuguaglianze: di reddito, di opportunità, di servizi, di applicazione delle leggi.
La farsa, tutta berlusconiana, sull’interpretazione delle regole per la presentazione delle liste, quando questo giornale sarà pubblicato, sarà terminata, ma resterà nella storia un altro attacco duro e di basso profilo alle regole democratiche ed alla Costituzione. Se un cittadino invia una domanda oltre i termini fissati dai bandi è escluso dai concorsi, se uno paga in ritardo viene sanzionato con la messa in mora e con interessi. Il Molise, per un errore formale, è tornato alle urne con cambio di governo regionale. Oggi i cittadini molisani che dovrebbero dire di fronte a cotanta tracotanza e spregio delle regole democratiche?
Il solco della disuguaglianza parte da lontano, è frutto della politica dell’individualismo, della competizione senza regole dove tutto è possibile per il proprio arricchimento. La disuguaglianza è anche negli atteggiamenti e nelle convinzioni: si cerca il potere solo per arricchirsi, non per fare il bene della gente e chi ha ruoli di potere cerca soldi per sé e soltanto per sé, senza pudore. Siamo nel nuovo Far West, dove regna la legge del più forte che strappa quelle scritte o non le applica, tanto a lui tutto è dovuto e tutto è consentito.
La crisi in atto, e lo abbiamo più volte sottolineato, prima di essere economica è culturale. Crisi di quella cultura dei diritti che è stata il lievito delle più grandi conquiste civili e democratiche, la via maestra che ha guidato la rinascita e la crescita della nostra Nazione, distrutta prima da Tangentopoli e poi da miseri personaggi che sono al servizio del padrone e svendono la propria dignità. Sono pronti ad essere schiavi e senza anima, pur di far parte del gruppo che gira intorno al piccolo sultano che dispensa briciole di pane, qualche incarico e anche qualche donna. Il sesso sfrenato, gli abusi di ogni tipo sono altri elementi che caratterizzano questa epoca in maniera negativa e che stanno segnando le giovani generazioni che non hanno più punti di riferimento.
Il grido lanciato dal Vescovo di Campobasso sull’uso della droga deve svegliare le coscienze dei cittadini e delle autorità, politiche e religiose, che per lungo tempo hanno taciuto o coperto il fenomeno che interessava ed interessa la nostra regione. Ma per fare questo quanti politici hanno la forza di alzare la voce, quanti religiosi hanno il coraggio di uscire dal loro torpore quotidiano e puntare il dito contro questa piaga dilagante?
La crisi culturale della nostra Nazione e della nostra regione ha la spia più evidente proprio nella crescita dei problemi sociali e nel modo in cui vengono affrontati. Abbiamo bisogno di uno scatto culturale, riposizionando al centro Solidarietà e Giustizia, che devono saldarsi sempre di più con la Costituzione che non è carta straccia, come ormai è considerata dai minus che abitano i palazzi della politica, ma è vita quotidiana che tutela tutti e tutto, è vicina alla storia delle persone, parla di comunità e non di immunità, è attenta al bene comune e non al privilegio di pochi.
Il vero essere umano, con tutti i limiti dell’uomo, come ha affermato Benedetto XVI, è generoso, buono, giusto, che ama e rispetta gli altri. Sono sempre più attuali le parole di don Tonino Bello: “Amate senza riserve la gente che Dio vi ha affidato. A lui, prima che al partito, un giorno dovrete rendere conto”.☺
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