Sinergia per le antichità larinesi
6 Settembre 2019
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Sinergia per le antichità larinesi

L’estate larinese 2019 ha contribuito ad arricchire il centro frentano di iniziative ludiche e culturali di tutto rispetto. È stato un piacere leggere l’articolo di Stefano Di Lorenzo su Primo Numero “La cultura resuscita il gioiello di Larino, pienone all’anfiteatro, omaggio a Pingitore” o quello sul Il Giornale del Molise.it di F.O. “Larino, emozioni e tutto esaurito per gli eventi serali all’Anfiteatro romano. Applausi per The Excsaty of gold”.

Sì! Dopo dieci anni di chiusura l’ anfiteatro è stato riaperto e plaudiamo a questa rinnovata disponibilità del MiBAC tesa a migliorare le relazioni tra le diverse istituzioni dello Stato e i cittadini di un territorio.

Ma questa estate, oltre al caldo, alle piacevoli ed interessanti iniziative calendarizzate per i mesi di luglio e agosto, ha dato anche alla luce reperti archeologici di indiscusso valore.

Vediamo quali sono.

1) Dal mese di giugno, sull’area posta alle spalle della Cooperativa Oleare e adiacente alla strada di bonifica monte Arcano-Biferno, per iniziativa privata, si sta procedendo ai sensi del D.L. n° 50 del 2016 ad una verifica preventiva dell’interesse archeologico, finalizzata all’acquisizione del parere di competenza della Sovrintendenza per il rilascio del Permesso di Costruire. A seguito di tale attività sono state rinvenute una trentina di tombe verosimilmente del VI secolo a.C., delle quali la dottoressa Antonia Vallillo cura lo scavo. La necropoli protostorica era già nota e il vincolo archeologico sull’area risale ad un decreto del 29 luglio 1977. L’archeologa Angela di Niro, che tra il 1977 e il 1978 condusse i lavori di scavo di diciassette tombe, ne fece una pubblicazione nel 1980. Il materiale rinvenuto (arredo funebre) oggi, come allora, è di proprietà dello Stato e pertanto acquisito dalla Sovrintendenza archeologica e portato nei suoi magazzini.

2) Una epigrafe, con lo stemma scolpito dedicato Belisario Balduino, vescovo di Larino dal 1550 al 1591, è stata rinvenuta. Un manufatto realizzato nel 1564, come scrive Giuseppe Mammarella direttore dell’Archivio Storico Diocesano, il quale ci ricorda altresì che in quella data fu istituito dallo stesso Vescovo il primo seminario della cristianità. Oggi è possibile ammirare tale cimelio nel Museo Diocesano grazie al ritrovamento e alla donazione fatta da Lello Mancinelli.

3) Una fornace a tiraggio verticale, “inquadrabile genericamente in epoca preromana” al pari di quel- le individuate nel versante orientale del Vallone della terra, è venuta alla luce durante i lavori per la realizzazione del muro contro terra di via C. Minucio, nei pressi del Conad. La sua presenza lascia dedurre che lì si era già fuori l’area urbana. Un plauso all’ attuale amministrazione comunale che si è resa disponibile ad autorizzare l’impresa esecutrice dei lavori a mettere in essere un intervento di protezione e di valorizzazione del reperto, rendendolo fruibile agli interessati.

Ecco, questi ritrovamenti attualizzano ancor di più quanto andiamo scrivendo da diversi mesi e cioè la necessità di valorizzare, attraverso interventi mirati, il patrimonio archeologico della città. Non avevamo dubbi sulla presenza di risorse ancora celate in questo territorio, come non abbiamo dubbi sulla necessità di valorizzare quanto già svelato.

Ma sono anni che, vuoi per pubblico intervento o per necessità privata, si eseguono saggi e scavi con competenze e scienza e sono anni che i reperti rinvenuti (monete, sculture in bronzo e marmo, vasellame e quant’altro) sono prelevati e portati via, per restauro (forse), per essere studiati e, sicuramente, per essere custoditi dalla Soprintendenza. Si ha la sensazione di essere costantemente depredati, privati di frammenti di storia, di radici, di identità. Università di Roma, Università di Bologna, Soprintendenza archeologica del Molise. Mai un riscontro degli interventi effettuati. Mai la condivisione dei risultati cui si è pervenuti!

I larinesi desiderano che si volti pagina. Nuove sensibilità scalpitano. La cultura vuole essere la via maestra per arginare la deriva, per un nuovo umanesimo. L’ avvenuta fruibilità del parco archeologico di Villa Zappone e dell’anfiteatro, con i quattro appuntamenti realizzati, hanno dimostrato che la scelta è vincente. Così deve essere anche per gli scavi del Foro, per quelli di via Jovine e per l’atteso museo Nazionale Frentano. Museo per il quale comportamenti come quello di Lello Mancinelli sono desiderati da tanti anonimi tutori di pezzi della nostra storia passata.

I larinesi sono altresì consapevoli del fatto che qualunque iniziativa si intraprendesse, occorrono risorse economiche; ovvietà questa che spesso viene tirata in ballo per giustificare l’abbandono in cui versano le aree archeologiche vincolate. Sediamoci intorno ad un tavolo e insieme programmiamo quanto e quando intervenire per fare di Larino una meta archeologica desiderata, dove oltre alla passeggiata per il foro, nell’area di culto, e vivere le emozioni di entrare nell’anfiteatro è possibile ripercorrere attraverso i manufatti rinvenuti negli scavi la vita che si conduceva nell’antica Larinum (museo).

La sinergia negli intenti restituisce dignità e permette di realizzare il futuro.☺

 

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