Questo secondo Natale morto
che non sazieremo,
tanti ne vivremo vuoti, quanti-
eppure l’albero, sempre quello
ogni punta ogni ago ogni vestito
attende mani e rami e secchi d’ossa.
Il mio abete in San Pietro rimane nudo
quasi verde o bianco, forse grigio
povera bestia d’albero – m’assomiglia –
rosso, dentro, stanco, senz’acqua.
Non abbisogna di paramenti sacri
fiocchi colorati, lucciole, neve, maschere.
Questo secondo Natale d’evanescenza
altri ne verranno diluendo parasceve e avvento
mordendo cemento e panicotti azzimi.
Piramide accesa all’angolo migliore,
soldato muto sopravvissuto a Dio, buono
per selfie e paraventi e simulacri e strenne.
Pacchi d’una volta odoravano d’accoglienza
ora nessun perdono o clemenza opportuna.
Questo secondo Natale senza.
Altri ne verranno.
Abete senza piume io, deserto presepe.
In ogni altrove, mani giunte per cuscino
un figlio – nostro – dorme
senza nido.