Qualcosa di sinistra
8 Gennaio 2021
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Qualcosa di sinistra

Da tempo il calcio non mi appassiona più come quando da ragazzo restavo incollato alla tv ogni domenica pomeriggio per seguire 90° minuto, il programma della Rai condotto da Paolo Valenti che trasmetteva le azioni salienti della giornata di campionato di Serie A appena conclusa. Nonostante la mia fede bianconera aspettavo il collegamento con Luigi Necco dal “San Paolo” con la stessa impazienza con cui attendevo quello con Cesare Castellotti dal “Comunale”.

Dicono che Diego Armando Maradona sia stato al calcio come Mohammed Ali al pugilato. Con i suoi goal e le sue giocate ha incantato generazioni in ogni angolo del pianeta, ma per i suoi connazionali e per qualche milione di italiani è stato anche un distributore automatico di gioia, uno scacciapensieri, uno strumento di riscatto, un simbolo di speranza. In Argentina come a Napoli, Maradona è riuscito nell’impresa di fare qualcosa di sinistra oltre che di sinistro! In patria è stato accostato nell’immaginario popolare ad Evita Perón anche per le umili origini che li accomunavano, per Napoli è stato l’artefice di una riscossa che trascende il calcio iniziata, per uno scherzo o forse per un segno del destino, a meno di un mese dalla scomparsa prematura di Enrico Berlinguer, l’uomo delle grandi speranze che qualche anno prima aveva concluso proprio a Napoli la Festa dell’Unità davanti ad una folla oceanica che scandiva il suo nome.

Nella seconda metà degli anni ’80 il San Paolo cessò di essere uno stadio di calcio per diventare un luogo di culto dove la gente andava la domenica per osannare il suo profeta intonando cori e invocando il miracolo del goal e della vittoria che puntualmente si compiva. Ciò che Maradona è stato capace di trasmettere alla gente giocando a calcio è stato così folgorante da eclissare tutto il resto. Da vivo era considerato un dio fin troppo mortale, ora che non c’è più diventa a pieno titolo un campione immortale. ☺

 

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