La diocesi di Termoli-Larino è capofila nell’azione di mediazione all’interno della CEI e del Vaticano per alleanze possibili in vista del referendum per l’acqua pubblica. Insieme al Comitato referenderaio 2 sì per l’acqua bene comune, si sono intensificati i contatti per far conoscere i protagonisti di questa battaglia civile e per conoscere quale posizione avrà la Chiesa.
I rapporti finora avuti con il presidente dell’”Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro, pace, giustizia e salvaguardia del creato” della CEI, mons. Bregantini, poi con il segretario del Consiglio Pontificio “Giustizia e Pace”, mons. Toso, e infine con il segretario della CEI mons. Crociata, hanno avuto quale esito favorevole una non contrarietà ad appoggiare esternamente, per quanto possibile, le diocesi favorevoli ad un impegno diretto per la campagna referendaria. Nessuna dichiarazione di voto, ma una volontà comune in difesa dell’acqua quale diritto universale e bene comune che non può essere trattata come merce. Fondamentale al riguardo la posizione netta e chiara, espressa nel documento, per l’acqua fonte di vita, della rete interdiocesana dei nuovi stili di vita a cui aderiscono diverse diocesi d’Italia tra cui: Andria, Agrigento, Belluno-Feltre, Bolzano-Bressanone, Brescia, Carpi, Cuneo, Milano, Padova, Pescara-Penne, Pistoia, Reggio Emilia, Senigallia, Termoli-Larino, Trento, Venezia, Vittorio Veneto.
Nel documento è scritto anche: “Il diritto all’acqua deve dunque essere garantito anche sul piano normativo, mettendo in discussione quelle leggi che la riducono a bene economico. Sarà importante, quindi, partecipare attivamente al dibattito legato al referendum sulla gestione dell’acqua, che mira a salvaguardarla come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata o privatizzabile, ma ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici”. Anche l’incontro con Greenaccord, realtà del giornalismo ambientalista di ispirazione cristiana, ci ha confermato l’appoggio indiretto, ma soprattutto l’impegno a diffondere un documento ufficiale di invito a partecipare ai referendum da pubblicare su tutte le testate diocesane. Ma è nel contributo di mons. Toso che si precisa ancor di più che la posizione della Chiesa Cattolica sul problema dell’acqua è stata espressa, sia pure in maniera sintetica, con chiarezza nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, dove si può leggere: “Il principio della destinazione universale dei beni si applica naturalmente anche all’acqua, considerata nelle Sacre Scritture come simbolo di purificazione e di vita: in quanto dono di Dio, l’acqua è elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza e, pertanto un diritto di tutti. L’acqua ha una tale rilevanza sociale per cui gli Stati non possono demandarne la gestione ai soli privati. La gestione dell’acqua, bene pubblico, ha bisogno di un controllo democratico, partecipato. Ciò che alle volte gli Stati non riescono a fare va promosso tramite una cittadinanza attiva, in un confronto serrato con le stesse istituzioni pubbliche”.
Anche la Chiesa si muove e speriamo che i cristiani ne prendano atto e facciano di questa campagna referendaria un’occasione di democrazia sostanziale unendosi, come non accadeva da anni, ai diversamente credenti perché i beni comuni riscrivono la democrazia. ☺
adelellis@virgilio.it
La diocesi di Termoli-Larino è capofila nell’azione di mediazione all’interno della CEI e del Vaticano per alleanze possibili in vista del referendum per l’acqua pubblica. Insieme al Comitato referenderaio 2 sì per l’acqua bene comune, si sono intensificati i contatti per far conoscere i protagonisti di questa battaglia civile e per conoscere quale posizione avrà la Chiesa.
I rapporti finora avuti con il presidente dell’”Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro, pace, giustizia e salvaguardia del creato” della CEI, mons. Bregantini, poi con il segretario del Consiglio Pontificio “Giustizia e Pace”, mons. Toso, e infine con il segretario della CEI mons. Crociata, hanno avuto quale esito favorevole una non contrarietà ad appoggiare esternamente, per quanto possibile, le diocesi favorevoli ad un impegno diretto per la campagna referendaria. Nessuna dichiarazione di voto, ma una volontà comune in difesa dell’acqua quale diritto universale e bene comune che non può essere trattata come merce. Fondamentale al riguardo la posizione netta e chiara, espressa nel documento, per l’acqua fonte di vita, della rete interdiocesana dei nuovi stili di vita a cui aderiscono diverse diocesi d’Italia tra cui: Andria, Agrigento, Belluno-Feltre, Bolzano-Bressanone, Brescia, Carpi, Cuneo, Milano, Padova, Pescara-Penne, Pistoia, Reggio Emilia, Senigallia, Termoli-Larino, Trento, Venezia, Vittorio Veneto.
Nel documento è scritto anche: “Il diritto all’acqua deve dunque essere garantito anche sul piano normativo, mettendo in discussione quelle leggi che la riducono a bene economico. Sarà importante, quindi, partecipare attivamente al dibattito legato al referendum sulla gestione dell’acqua, che mira a salvaguardarla come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata o privatizzabile, ma ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici”. Anche l’incontro con Greenaccord, realtà del giornalismo ambientalista di ispirazione cristiana, ci ha confermato l’appoggio indiretto, ma soprattutto l’impegno a diffondere un documento ufficiale di invito a partecipare ai referendum da pubblicare su tutte le testate diocesane. Ma è nel contributo di mons. Toso che si precisa ancor di più che la posizione della Chiesa Cattolica sul problema dell’acqua è stata espressa, sia pure in maniera sintetica, con chiarezza nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, dove si può leggere: “Il principio della destinazione universale dei beni si applica naturalmente anche all’acqua, considerata nelle Sacre Scritture come simbolo di purificazione e di vita: in quanto dono di Dio, l’acqua è elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza e, pertanto un diritto di tutti. L’acqua ha una tale rilevanza sociale per cui gli Stati non possono demandarne la gestione ai soli privati. La gestione dell’acqua, bene pubblico, ha bisogno di un controllo democratico, partecipato. Ciò che alle volte gli Stati non riescono a fare va promosso tramite una cittadinanza attiva, in un confronto serrato con le stesse istituzioni pubbliche”.
Anche la Chiesa si muove e speriamo che i cristiani ne prendano atto e facciano di questa campagna referendaria un’occasione di democrazia sostanziale unendosi, come non accadeva da anni, ai diversamente credenti perché i beni comuni riscrivono la democrazia. ☺
La diocesi di Termoli-Larino è capofila nell’azione di mediazione all’interno della CEI e del Vaticano per alleanze possibili in vista del referendum per l’acqua pubblica. Insieme al Comitato referenderaio 2 sì per l’acqua bene comune, si sono intensificati i contatti per far conoscere i protagonisti di questa battaglia civile e per conoscere quale posizione avrà la Chiesa.
I rapporti finora avuti con il presidente dell’”Ufficio Nazionale per i problemi sociali e del lavoro, pace, giustizia e salvaguardia del creato” della CEI, mons. Bregantini, poi con il segretario del Consiglio Pontificio “Giustizia e Pace”, mons. Toso, e infine con il segretario della CEI mons. Crociata, hanno avuto quale esito favorevole una non contrarietà ad appoggiare esternamente, per quanto possibile, le diocesi favorevoli ad un impegno diretto per la campagna referendaria. Nessuna dichiarazione di voto, ma una volontà comune in difesa dell’acqua quale diritto universale e bene comune che non può essere trattata come merce. Fondamentale al riguardo la posizione netta e chiara, espressa nel documento, per l’acqua fonte di vita, della rete interdiocesana dei nuovi stili di vita a cui aderiscono diverse diocesi d’Italia tra cui: Andria, Agrigento, Belluno-Feltre, Bolzano-Bressanone, Brescia, Carpi, Cuneo, Milano, Padova, Pescara-Penne, Pistoia, Reggio Emilia, Senigallia, Termoli-Larino, Trento, Venezia, Vittorio Veneto.
Nel documento è scritto anche: “Il diritto all’acqua deve dunque essere garantito anche sul piano normativo, mettendo in discussione quelle leggi che la riducono a bene economico. Sarà importante, quindi, partecipare attivamente al dibattito legato al referendum sulla gestione dell’acqua, che mira a salvaguardarla come bene comune e diritto universale, evitando che diventi una merce privata o privatizzabile, ma ripubblicizzandola mediante una forma di gestione pubblica e partecipata dei servizi idrici”. Anche l’incontro con Greenaccord, realtà del giornalismo ambientalista di ispirazione cristiana, ci ha confermato l’appoggio indiretto, ma soprattutto l’impegno a diffondere un documento ufficiale di invito a partecipare ai referendum da pubblicare su tutte le testate diocesane. Ma è nel contributo di mons. Toso che si precisa ancor di più che la posizione della Chiesa Cattolica sul problema dell’acqua è stata espressa, sia pure in maniera sintetica, con chiarezza nel Compendio della Dottrina Sociale della Chiesa, dove si può leggere: “Il principio della destinazione universale dei beni si applica naturalmente anche all’acqua, considerata nelle Sacre Scritture come simbolo di purificazione e di vita: in quanto dono di Dio, l’acqua è elemento vitale, imprescindibile per la sopravvivenza e, pertanto un diritto di tutti. L’acqua ha una tale rilevanza sociale per cui gli Stati non possono demandarne la gestione ai soli privati. La gestione dell’acqua, bene pubblico, ha bisogno di un controllo democratico, partecipato. Ciò che alle volte gli Stati non riescono a fare va promosso tramite una cittadinanza attiva, in un confronto serrato con le stesse istituzioni pubbliche”.
Anche la Chiesa si muove e speriamo che i cristiani ne prendano atto e facciano di questa campagna referendaria un’occasione di democrazia sostanziale unendosi, come non accadeva da anni, ai diversamente credenti perché i beni comuni riscrivono la democrazia. ☺
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