Fragilità gemme preziose
Continuiamo a viaggiare nel mondo parallelo, abitato oltre le mura. Vogliamo condividere alcune riflessioni fatte durante un incontro con il gruppo di Lettura e Scrittura. Abbiamo parlato del fallimento, notando come esso sia parte della nostra esistenza, dell’esistenza di ognuno di noi. Abbiamo parlato in particolare di resilienza. Spesso ci si vergogna delle proprie sconfitte, delle ferite che ci abitano. Nella vita ognuno di noi è infatti costretto a sperimentare sulla propria pelle problemi e difficoltà di ogni tipo. Sono esperienze traumatiche che inevitabilmente hanno segnato la nostra esistenza.
Abbiamo ragionato insieme sul valore della resilienza, su come questa possa diventare un’arte per far fronte in modo positivo a tutti gli eventi dolorosi e trasformarli in gemme preziose. Comprendere come i momenti cupi, che ci siamo messi alle spalle, sono proprio quelli che ci definiscono unici. Non c’è vergogna nell’essere stati imperfetti o nell’essere caduti in errore. È il gioco della vita. Qual è però la principale tentazione in questi casi? Quella di girare i tacchi e mollare tutto. Quella di chiudere un capitolo doloroso della nostra vita liquidandolo con una valutazione rancorosa, negativa, promettendo a noi stessi mai più! La cosa fondamentale è non bisogna focalizzarsi più su quanto terribili siano state le nostre esperienze di vita, ma accettarle e cominciare quindi a vederle come una essenziale fase di crescita della nostra storia di esseri umani.
Abbiamo provato a pensare alle nostre esistenze e paragonarle ad un vaso che va in mille pezzi. Il primo impulso è quello di buttarlo. Ma potrebbe essere un’occasione persa. E vale lo stesso anche per noi, per quelle volte in cui ci sentiamo ridotti in mille pezzi. La cosa più difficile, ma forse quella che poi potrà donarci una gioia maggiore, è proprio aggiustare ciò che si è danneggiato. In questo modo non solo ne riconosciamo il valore, ma sviluppiamo un attaccamento ancora più forte nei suoi confronti. Noi siamo quel vaso in frantumi. Decidendo di riprendere in mano la nostra vita, nonostante i dolori che ci hanno spezzati, significa farci un dono immenso: l’autostima.
In sostanza si tratta di fare un passo indietro e guardare le cose che ci sono successe da una prospettiva diversa: e se anziché nascondere le fratture invece le esaltassimo? Sicuramente è un processo lento e lungo, ma tra queste mura abbiamo tempo ed è forse arrivato il momento per cominciare a prenderci cura di noi stessi. Ogni giorno può esserci un imprevisto, un movimento sbagliato, uno shock, ed ecco la frattura. Riacquistare la calma, raccogliere i pezzi. Decidere di cominciare a prenderci cura di noi, e lasciare che anche gli altri lo facciano. Imparare a non nascondere la sofferenza.
Arriva un momento in cui è necessario prendersi del tempo per valutare la situazione, porsi le domande giuste, ricostruire il puzzle del proprio percorso. Questa fase ci invita a conoscerci meglio: mettendo a fuoco gli schemi che ci ripetiamo nella nostra vita. Troppo spesso portiamo sulle spalle inutili pesi e questo non ci aiuta nel cammino, anzi ci limita. È fondamentale tornare all’ essenziale e soprattutto scrollarci di dosso quell’ armatura che indossiamo come una seconda pelle tutte le volte che vogliamo difenderci dagli altri, ma soprattutto da noi stessi. È importante ritrovare la parte più “vera” di noi, quella davanti alla quale non possiamo più mentire.
“È il tempo che tu hai perduto per la tua rosa che ha reso la tua rosa così importante”, dice la volpe al Piccolo Principe nel celebre libro di Antoine de Saint-Exupéry. La frattura allora diventa dettaglio non da nascondere, bensì da celebrare e onorare. Proprio come le nostre cicatrici (Francesco Calderino). ☺
