
Abbasso i poveri!
“Il povero non esiste come fatto ineluttabile, la sua esistenza non è politicamente neutra, né eticamente innocente. Il povero è il sottofondo del sistema nel quale viviamo e del quale siamo responsabili” (Gustavo Gutierrez).
Nelle misure iniziali del nuovo governo c’è un accanimento così bieco e miserevole nei confronti degli ultimi che si resta senza fiato: è evidente in esse la iattanza rancorosa di chi finalmente ha messo le mani sulle leve del potere, dopo anni di tentativi, e si sente così sicuro della presa da non far nulla per nascondere la propria es- senza inumana.
La rivendicazione del merito come panacea per guarire tutte le mancanze del nostro sistema di istruzione aveva già messo sotto i riflettori la natura classista ed elitaria del tipo di scuola che dovremo aspettarci, se con un sussulto di dignità i docenti non reagiranno, come spero, con decisione ai tentativi di becero indottrinamento già messi in atto dal Ministero.
È venuta poi l’abolizione, non immediata ma programmata, del reddito di cittadinanza, certo non uno strumento perfetto, soprattutto nelle modalità di collegamento al mercato del lavoro, ma senza tema di smentite l’unico strumento che in qualche modo ha cercato di contrastare le situazioni di pesante disagio economico.
Come nella rivendicazione del merito, l’uso delle parole tradisce la visione del mondo sottesa agli interventi governativi e ne svela immediatamente la natura divisiva e prettamente capitalistica: l’istruzione come fattore indispensabile di ascensore sociale va “meritata”, e se sei benestante e non di colore sarà più facile arrivare in alto. Allo stesso modo per meritare (ma solo per 8 mesi) il reddito di cittadinanza devi non essere “occupabile”, orrida parola inventata per sottintendere che se non sei occupato è solo perché non hai voglia di lavorare.
La povertà come colpa, allo stesso modo dell’ignoranza: ci vuol poco a constatare che la maggior parte dei cosiddetti “occupabili” che non lavorano sono persone prive di titoli di studio. Sei colpevole di non meritare il successo a scuola (il più delle volte perché proveniente da ambienti degradati, contesti familiari violenti e privi di stimoli culturali, zone invase dalla criminalità organizzata); e sei colpevole di non meritare di lavorare, perché non scolarizzato.
Il capolavoro poi é arrivato con la proposta del Ministro Valditara di togliere il reddito anche a chi non ha finito la scuola dell’obbligo. Qui abbiamo la sintesi perfetta di ciò che abbiamo appena detto: lungi dal chiedersi quali siano le ragioni sociali del fenomeno soprattutto meridionale dell’ abbandono scolastico, se ne addossa la colpa al fatto di percepire il reddito di cittadinanza.
Un mix velenoso di ignoranza, classismo, avversione per i poveri e cattiveria che lascia sgomenti. Se aggiungiamo che tra le prime misure c’è anche la reintroduzione dei voucher proprio nei settori della ristorazione e alberghiero, aprendo così autostrade di sfruttamento legalizzato ai tanti furbetti che per dieci ore di lavoro consegnano un solo tagliando, abbiamo davanti agli occhi un quadro desolante, nonché il potenziale prologo dell’ esplosione di una vera bomba sociale.
La guerra ai poveri, al diverso, al non allineato che la nostra destra estrema ha scatenato a tamburo battente trova le sue radici nell’odio anglosassone e calvinista per chi non sa far fruttare le proprie azioni, per chi non ha successo. Sei povero perché incapace, debole in un mondo che idolatra la forza, inadatto alla competizione nella quale darwinianamente vince il più adatto alla resistenza. Tutto il resto è spazzatura da abbandonare ai bordi della strada, come nelle marce di annientamento di hitleriana memoria.
A coronare questa deriva è partito l’iter caro a Calderoli e ai governatori leghisti dell’autonomia differenziata, a ragione definita la secessione dei ricchi. Noi molisani ormai prossimi alle elezioni regionali dovremo mobilitarci per informare la popolazione di questo deleterio disegno di distruzione dello stato unitario, che segnerebbe tra l’altro la fine definitiva del nostro sistema sanitario regionale, dato che verrebbero garantiti solo i finanziamenti su base storica, cioè su quello che è stato dato in passato. Addio quindi alle speranze di avere fondi aggiuntivi per garantire un livello di cure decoroso e completo, fondi che sarebbero l’unico modo per ripristinare tutto ciò che è stato smantellato e riaprire i reparti chiusi.
Dovremo essere tra i cittadini per far capire quanto non possiamo permetterci in Molise un’altra legislatura con la destra, questa destra che odia gli ultimi, al potere. Ci serve come il pane un governo di sinistra, ma di sinistra vera, quella che non ha paura di dire che il capitalismo non si può emendare, va smantellato. Dobbiamo partire da un nuovo governo della regione per contrastare i progetti del governo nazionale, e costruire nel nostro Molise una società più giusta, inclusiva, che non lasci indietro nessuno.
Una società che si prenda cura del territorio e del pianeta, che non svenda le sue risorse, che consideri ogni persona, italiana o straniera, semplicemente un essere umano. Una società aperta, tollerante, senza confini né muri, senza bisogno di vuote parole d’ ordine e di patriottismi, nazionalismi, regionalismi senza senso.☺