
Un anno da dimenticare
di Christiane Barckhausen-Canale
Fra pochi giorni comincia l’ultimo mese di questo anno 2022, e come d’abitudine comincio a fare un bilancio, e voglio condividerlo con voi. Tutto sommato penso che è stato un anno che sarebbe meglio dimenticare, perché non ci ha portato praticamente niente di buono. Il 23 febbraio sono diventata bisnonna, la grande allegria che sentivo è durata poche ore, perché la mattina dopo, i russi hanno invaso l’Ucraina e la mia pronipote è diventata una “bambina di guerra”, come lo sono stata io e come lo è stata mia madre. A maggio ho fatto gli 80 anni ed ho potuto organizzare anche un incontro internazionale su Tina Modotti, e quando sono finite le feste e le discussioni con le partecipanti all’incontro, ho ringraziato mia madre per avermi trasmesso i geni che mi hanno permesso arrivare attiva e creativa a questa età.
Nel corso dell’estate svanivano le speranze di vedere la fine della guerra in Ucraina, anzi, i paesi della NATO sono entrati praticamente in guerra e ci sono stati dei momenti in cui il pericolo di una guerra nucleare è diventato molto concreto. I politici ci hanno parlato di “economia di guerra”, e ne abbiamo sentito le prime conseguenze pratiche, palpabili, quando sono arrivate le bollette e l’inflazione è diventata realtà. In quei mesi ho cominciato a dubitare se i geni ereditati da mia madre, geni che mi hanno regalato una lunga vita, fossero davvero un regalo, perché la prospettiva di vivere in un mondo flagellato da diverse guerre, in un mondo dove, non solo in Europa, i popoli danno i loro voti a partiti di destra, ed anche di estrema destra, non è una prospettiva accettabile.
Pochi sono stati i momenti di gioia, e voglio citare solo uno: a Bonefro, dove abito, questo 25 novembre, giornata contro la violenza sulle donne, è organizzata dai giovani della Pro Loco, e questo fatto fa sperare che forse, forse, nel futuro qualcosa possa cambiare. Perché se i giovani, gli uomini giovani, cominciano ad occuparsi del problema dei femminicidi, questo è un fatto importantissimo. Oggi, una mia amica ha pubblicato su facebook un dato impressionante: le percentuali degli autori di femminicidio in Italia sono queste: 11,18% europei, 6,12% nordafricani, 3,7% asiatici, 2,7% sud e centroamericani, e 74,5% italiani!!!
Come se non bastasse con tutti i gravi problemi che ci ha portato l’anno 2022, alla fine ci ha portato via anche due persone che, in campi diversi, hanno contribuito a rendere il mondo un po’ migliore. Hebe de Bonafini, una delle fondatrici delle Madri di Piazza di Maggio in Argentina, e Pablo Milanes, grande cantautore cubano. Ho conosciuto i due a Berlino, e mi hanno lasciato ricordi indelebili. Hebe mi ha fatto scoprire il grandissimo valore delle donne nelle lotte per la giustizia, tale come ce lo mostrano in queste settimane le donne iraniane, e Pablo ha accompagnato quasi 50 anni della mia vita con la sua musica.
E come se non bastasse con la guerra in Ucraina, con la “economia di guerra” nei paesi europei, con i governi di destra apparsi in Europa, con il cambio climatico che ci colpisce con gravi conseguenze per la nostra vita, questo 2022 si congeda da noi con la grande, grandissima mostra di ipocrisia collettiva in corso nel Qatar, con i mondiali del calcio. Il presidente della FIFA, nel suo discorso all’ inaugurazione, ha detto che si sente “gay, qatariota, africano, operaio immigrato”! Peggio di così non si può! Un campionato mondiale comprato con i soldi del Qatar, strade e stadi riempiti con falsi tifosi, pagati dal governo del Qatar, strade, stadi ed altre infrastrutture costruiti da migliaia di operai stranieri sfruttati e morti in 15.000 (informazione di Amnesty International 2021). Poco importa che non si possa bere la birra negli stadi, molto, ma molto più grave è il fatto che la FIFA abbia vietato che i giocatori portino un braccialetto che dice ONE LOVE e i colori dell’ arcobaleno. E quello che è ancora più grave è il fatto che questo mondiale abbia svolgimento in un paese dove i diritti delle donne, i diritti dei gay, i diritti dei lavoratori non sono rispettati. Per fortuna, in parecchi paesi, soprattutto in Europa, ci sono molti bar e Pub che non trasmettono le partite sul grande schermo, e per fortuna, i giocatori iraniani sono rimasti con la bocca chiusa quando hanno suonato l’inno nazionale del loro paese. C’è ancora gente che ha il coraggio di protestare contro le violazioni dei diritti umani e contro le guerre, anche quelle guerre che non trovano spazio nei giornali, come quella della Turchia di Erdogan contro il popolo curdo a Kobane.
A maggio ho messo fuori casa mia la bandiera della pace. Spero che arriverà il giorno che la possa togliere, e spero che questo giorno arrivi prima che la bandiera abbia perso tutti i suoi colori.☺