Per un pizzico di fortuna
Il trifoglio è una pianta erbacea annuale o biennale, e in qualche caso perenne, che fa parte della famiglia delle Leguminose. Cresce nei pascoli, nei boschi, nei prati, nei terreni incolti e persino nei punti in cui l’asfalto delle città lascia spazio a piccole crepe e zone terrose.
Il nome botanico trifolium rimanda alle tipiche foglie composte da tre foglioline.
I druidi celti utilizzavano il trifoglio come portafortuna e lo consideravano una delle erbe più potenti poiché ritenevano che nelle sue foglie fosse contenuta la magia del numero tre: il simbolo dei tre regni della vita, dei tre volti della Grande Dea (nota divinità femminile) e delle tre età della Luna. Secondo antiche leggende irlandesi, chi tiene in mano un rametto di trifoglio potrebbe avere un pizzico di fortuna. Ancor più magico e potente sarebbe tuttavia il quadrifoglio (1 su 10.000 trifogli), capace di portare fortuna e proteggere da qualsiasi avversità, stando ai racconti popolari anche di altri Paesi europei oltre che dell’Irlanda, fra i quali l’Italia. C’è chi sostiene che il quadrifoglio andrebbe visto ma non colto: “quattro foglie: fortuna all’occhio che lo vede, guai al dito che lo coglie”. In sintonia con questo proverbio sono alcuni versi dalla poesia La via del rifugio di Guido Gozzano:
Socchiusi gli occhi, sto
supino nel trifoglio,
e vedo un quadrifoglio
che non raccoglierò.
Il trifoglio è spesso presente nell’iconografia di San Patrizio, il cosiddetto apostolo dell’Irlanda che si festeggia il 17 marzo. Si narra che, attraverso la similitudine con questa pianta (tre foglie originate da un unico stelo), il santo abbia spiegato il mistero cattolico della Trinità agli irlandesi, che così si convertirono al Cristianesimo. Per questo, insieme all’arpa di Brian Boru, il trifoglio è oggi uno dei simboli non solo della verde isola, ma anche della lotta per l’indipendenza irlandese.
Quello di Patrizio è, più precisamente, il trifoglio bianco o ladino (Trifolium repens). Ma il genere Trifolium comprende circa 300 specie, diffuse in tutto il mondo. Insieme al trifoglio bianco, la specie più comune è rappresentata dal trifoglio rosso (Trifolium pratense) che, in fase di fioritura, sfoggia brillanti fiori rosa intenso e rosso porpora. Degni di nota sono poi il trifoglio alessandrino (Trifolium alexandrinum) e il trifoglio incarnato (Trifolium incarnatum), entrambi utilizzati come foraggio: un tempo erano soprannominati dai contadini “erba da latte”, poiché aumentano la produzione nelle mucche.
I trifogli non resistono molto al freddo e nei terreni eccessivamente impregnati di acqua, ma una volta seminati crescono rapidamente, in un breve arco di tempo che va dai 2 ai 15 giorni. Durante la crescita si prevedono diversi tagli all’anno, soprattutto in condizioni pedoclimatiche favorevoli. Particolari caratteristiche del trifoglio sono anche la sua capacità di germogliare dopo essere rimasto allo stato dormiente per molti anni e di crescere spontaneamente ovunque, persino in luoghi dove non ve n’era mai stata traccia e senza bisogno della diffusione dei semi.
Nella rotazione agraria, il trifoglio occupa il posto di una coltura miglioratrice perché, grazie alla presenza di batteri contenuti nei tubercoli presenti sulle sue radici, al pari di tutte le leguminose, riesce a catturare l’azoto presente nell’aria nella misura del 78%: azoto che rimane nel terreno, arricchendolo e migliorando la fertilità del suolo, a beneficio della coltura che segue.
Questa piccola piantina, così semplice e umile, che spesso passa inosservata fra la ricca flora di prati e boschi, vanta inoltre molteplici importanti proprietà medicinali, legati in particolare (ma non solo) alla cura delle donne. Rallenta l’invecchiamento di cute e mucose, abbassa i livelli di colesterolo nel sangue, previene l’osteoporosi, può aiutare a smettere di fumare, è una fonte ricca di molte preziose sostanze nutritive, tra cui calcio, magnesio, fosforo, potassio e vitamine A, B12, E, K. Il trifoglio bianco è un ottimo alimento per le api: può fornire fino a 100 kg di miele per ettaro, mentre quello rosso, per il suo sapore dolce, piacevole e rinfrescante, è ottimo anche in cucina: i fiori e le foglioline più giovani possono essere aggiunte alle insalate, quelle più mature a risotti e minestre. I fiori sono ottimi per preparare un tè dolce e delicato.☺

