Un fiore del paradiso
15 Aprile 2024
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Un fiore del paradiso

“Aveva una casetta piccolina in Canadà con vasche, pesciolini e tanti fiori di lillà”. Bastano poche note di questo brano cantato al Festival di Sanremo nel 1957 per evocare i lillà, con il loro colore e profumo inconfondibili.
Conosciuto anche come serenella o fiore del paradiso, il lillà è un arbusto da fiore, appartenente alla famiglia delle Oleacee.
Se il termine lillà viene dal francese lilas (nell’antico francese la parola era lilac, come in inglese), il suo nome scientifico Syringa vulgaris deriva da sŷrinx, che in greco significa “flauto”, e allude alla conformazione tubolare dei rami, una sorta di canna utilizzata dai pastori per realizzare piccoli strumenti a fiato. Siringa è, non a caso, anche il nome di una ninfa che fu tramutata in canna. Un’antica leggenda greca narra che il giovane Pan, dio dei boschi e dei campi, una mattina incontrò la bellissima ninfa Siringa. Affascinato dalla sua grazia, volle parlare con lei. Lei però ebbe paura e scappò via. Pan tentò di raggiungerla ma un fragrante cespuglio di lillà gli bloccò la strada… Pan si mise a piangere per aver perso la ninfa e da allora iniziò a vagare per le foreste, mentre Siringa diventò il nome latino di lillà.
Il genere Siringa comprende una trentina di specie con forma di arbusti alti fino a 6 metri ma di modesto interesse come piante decorative. Oggi solo la specie vulgaris, arbusto forte e rustico, ormai diffuso e spontaneamente naturalizzato nel bacino del Mediterraneo, viene coltivata a scopo ornamentale per le sue meravigliose e profumatissime infiorescenze a pannocchia di color lillà o viola, oppure rosa, bluastro o bianco candido, a seconda delle varietà. Si tratta di un arbusto a foglie caduche, opposte (cioè con due foglie, a volte tre, appaiate sullo stesso nodo), di un bel colore verde chiaro, spesse, con margine intero e a forma di cuore.
La pianta si risveglia in primavera e fiorisce solo al raggiungimento dei tre-quattro anni di età, fra aprile e maggio, soprattutto in climi temperato-freddi dove, in quei mesi, non ci sono altre fioriture rilevanti. La potatura va eseguita subito dopo la fioritura primaverile, per favorire la formazione di gemme estive che porteranno i fiori nell’ anno successivo. I fiori recisi sono adatti a ornare gli interni della casa e a tal proposito si consiglia di rimuovere le foglie per farli durare più a lungo. Ma il lillà è ottimo anche per valorizzare spazi ristretti: può essere piantato contro muri di abitazioni, lungo recinzioni e si presta alla realizzazione di siepi; può essere coltivato anche in vaso o in giardino. Sebbene la riproduzione avvenga per seme (si semina in autunno e la germinazione avviene nella primavera successiva), data anche la sua notevole capacità pollonifera è molto più facile produrre nuove piante proprio utilizzando i polloni. Con questo metodo, fra l’altro, si conservano inalterate le caratteristiche della pianta madre, inclusi il colore e le altre qualità dei fiori, che negli individui nati da seme, spesso a causa di impollinazione incrociata, potrebbero essere differenti.
Se oggi il lillà è utilizzato prevalentemente a scopo estetico, in passato era noto per le sue proprietà terapeutiche. Secondo la medicina popolare, il decotto della corteccia della pianta serviva per fare abbassare la febbre, mentre l’infuso delle foglie per lenire i dolori di stomaco. Infine dai fiori veniva ricavato un olio con il quale si praticavano dei massaggi per combattere i reumatismi e i dolori muscolari di varia natura.
I suoi fiori si prestano poi a diverse preparazioni culinarie, oltre che come guarnizione e decorazione di minestre, risotti e altre pietanze. Allo scopo devono essere distaccati dall’infiorescenza, utilizzando solo la corolla senza il peduncolo o altre parti verdi. Presentano un sapore più o meno amaro a seconda delle varietà e i meno amari sono quelli bianchi. Possono essere inclusi nelle pastelle per farne frittelle dolci o salate, e amalgamati al mascarpone per ottenere una crema utile per tartine o altri antipasti. Come primo suggeriamo un risotto guarnito e decorato con i fiori di lillà e come contorno un’insalata di arance condita con limone o aceto che ne smorzino l’amaro. Per l’insalata di arance bisogna calcolare per ogni persona un’arancia, un cucchiaino di fiori di lillà, un cucchiaio di olio evo e uno di zucchero. Le arance, sbucciate e tagliate a fette di un centimetro di spessore, vanno disposte in una insalatiera, condite con l’olio e lo zucchero, mescolate e, al momento di servire, ornate con fiori di lillà.
Per catturarne il profumo e conservarlo si consiglia invece di preparare uno sciroppo di fiori, facendoli bollire brevemente in acqua (due parti) e zucchero (una parte). Lo sciroppo potrà essere usato tal quale per guarnire gelati, dolci o come ingrediente di varie bevande.
Alcune curiosità: il legno della pianta era utilizzato per la fabbricazione delle pipe; in certi paesi il lillà è per questo conosciuto con il nome di pipa azzurra. In passato il nocciolo dei frutti, duro e sferico, è stato largamente usato per la realizzazione di rosari, prima dell’avvento delle materie plastiche. I monaci orientali ortodossi più che i fiori profumatissimi ne apprezzavano infatti i semi: essendo molto duri cominciarono a utilizzarli come grani nelle coroncine. La moda si diffuse presto anche in Terra Santa, dove fiorì una produzione importante di rosari realizzati con semi di questa pianta e molto richiesti dai pellegrini. Il lillà, che nel mondo islamico, come un fiore del paradiso già popolava i giardini degli harem, divenne così un fiore cristiano. I semi sono molto usati anche per costruire braccialetti, orecchini e in generale oggettistica e souvenir di ogni genere.
Nel linguaggio dei fiori il lillà viola rappresenta le prime emozioni d’amore, mentre quello bianco la fanciullesca innocenza. Le varietà a fiore bianco candido vengono utilizzate tradizionalmente come addobbi floreali delle cerimonie nuziali o nei battesimi, in quanto simbolo di purezza.☺

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