La tazzetta della madonna
15 Maggio 2021
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La tazzetta della madonna

Il convolvolo o vilucchio è una specie vegetale perenne a diffusione mediterranea, le cui lunghe radici vivono per diversi anni nel suolo e possono facilmente ricostruire la pianta anche da un minuscolo frammento. Più frequentemente quindi la riproduzione avviene per via vegetativa tramite i rizomi o i fusti sotterranei, ma a volte si deve anche ai semi prodotti in gran numero (circa 600 per pianta), che possono rimanere vitali nel terreno fino a 20 anni. Per questo motivo, come si vedrà meglio più avanti, il convolvolo rappresenta una temibile infestante delle principali colture.

Convolvulus arvensis è il nome scientifico di questa pianta che appartiene alla famiglia delle Convolvulacee ed è caratterizzata da fusto a sezione esagonale strisciante e rampicante quando trova un sostegno a cui si avvolge in senso antiorario, cioè verso sinistra. Il nome generico Convolvulus deriva dal latino convolvere, “arrotolarsi”, ed è riferito proprio ai fusti volubili, mentre l’epiteto arvensis, anch’esso parola latina, significa “dei campi”.

La pianta è nota dalle nostre parti col nome dialettale femminile ’a cur’jóle. Il termine usato al maschile, ’u cur’jóle, a sezione quadrata o esagonale, veniva utilizzato in passato per indicare le corregge di pelle di cane o di vitello, ovvero delle strisce di cuoio flessibili con le quali i contadini allacciavano le loro scarpe. I contadini, dopo averle arrotondate strisciandovi sopra un mattone e ammorbidendole con olio, le tingevano con la fuliggine, quel deposito carbonioso nero che si formava intorno al paiolo sul fuoco. Tra i molti usi delle corregge c’è quello nell’ambito dei finimenti dei cavalli e appunto quello nell’industria calzaturiera per i legacci o i cinturini delle scarpe. Il termine cur’jóle deriva dalla voce latina corrigia, “correggia, striscia di cuoio”. I crioli, oltre ai lacci delle “cioce”, le tipiche calzature dei pastori, indicano un formato di pasta molisano, lungo, a sezione quadrata, i crioli appunto, simili ai maccheroni alla chitarra, ma più spessi perché tagliati a mano con un coltello affilatissimo.

Per la sua capacità di arrampicarsi il convolvolo ‘soffoca’ le colture e il suo apparato radicale emette delle sostanze (essudati fenolici) che impediscono lo sviluppo degli apparati radicali delle altre specie intorno a esso. In alcune colture fortemente infestate, come ad esempio il mais, la produzione si può ridurre anche dell’80%. Perciò viene annoverato tra le 15 infestanti più diffuse e dannose al mondo, difficili da combattere tanto con le lavorazioni del terreno quanto con l’uso degli erbicidi. Inoltre è spesso portatore di una virosi che trasmette facilmente alle colture di patate, tabacco e pomodori.

Tutta la pianta contiene però una sostanza resinosa e gommosa a base di un glucoside purgativo, la gialappa, ma solo a scopo informativo si ricorda che esistono applicazioni farmaceutiche e usi alimurgici.

È inoltre innegabile la bellezza dei fiori, che, generalmente solitari, sono portati all’ascella delle foglie mediane. Hanno petali saldati tra loro che formano corolle a imbuto e presentano una colorazione variabile dal rosa al bianco. Essi si aprono verso le ore 7-8 del mattino per richiudersi subito dopo mezzogiorno. Nel linguaggio dei fiori il convolvolo ha una connotazione negativa: per la sua delicatezza è il fiore simbolo della debolezza sia del corpo sia dello spirito e nella cultura popolare si usa il convolvolo per indicare una persona che si arrende facilmente.

In epoca romana si narra che prima dell’arrivo dell’imperatore Augusto i convolvoli emanassero un profumo di vaniglia e riempissero le strade della città in quanto resistenti e in grado di estendersi ovunque. Ma l’imperatore Augusto non li amava perché li percepiva come un ostacolo alla sua fama, così, spinto dalla gelosia, chiese agli dei di farli sparire. Gli dei però non esaudirono completamente il desiderio, difatti salvarono i fiori ma li privarono del profumo.

Al genere Convolvulus appartengono anche alcune specie ornamentali come i noti convolvoli azzurri, cerulei, violetti o rossi, che ricoprono muri e pergolati o pendono dai davanzali. Uno di questi, spontaneo, è il vilucchione, Convolvulus sepium: il nome della specie chiarisce la sua preferenza per le siepi. I suoi fiori si presentano come grandi campanelle bianche, tanto che la pianta è nota anche col nome di “Tazzetta della Madonna”, da quando, come narrano i fratelli Grimm in una famosa fiaba, un carrettiere rimase incagliato con il suo carro che trasportava vino. Proprio in quel momento passò di lì la Madonna che gli propose il proprio aiuto in cambio di un bicchiere di vino. Purtroppo il carrettiere non aveva un bicchiere a portata di mano e così la Madonna raccolse un fiore di convolvolo o vilucchione e glielo porse perché l’uomo le versasse il succo d’uva. La Madonna bevve dal calice fiorito. In un istante il carro si liberò dal fango e il carrettiere poté riprendere il suo viaggio. ☺

 

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