Violenza di genere: nessuno è immune
19 Maggio 2024
laFonteTV (3808 articles)
Share

Violenza di genere: nessuno è immune

Per creare le condizioni di un cambiamento culturale contro le discriminazioni nei confronti delle donne non si può prescindere, a mio avviso, dalla premessa che nessun uomo è immune dal rischio di agire violenza di genere. Questo ci consente di capire da dove iniziare con la prevenzione per debellare il fenomeno. Non ci sono ancora le condizioni culturali e sociali perché si possa distinguere maschi “adeguati” da maschi “discriminanti”. I maschi sono tutti a rischio di discriminazione, ed hanno, semmai, una predisposizione “esplicita” o “latente” al comportamento maschilista che si perpetra nel tempo, nei confronti di compagne, figlie, colleghe, allieve.
Per latente o residuale si intende quel qualcosa che cova nell’animo, un potenziale discriminatorio e prevaricante sempre a rischio di innesco. Il maschilismo si tramanda di generazione in generazione, si trasmette di padre in figlio in famiglia, degenera da individuo a individuo all’interno di un “branco”. Si può parlare, semmai, in casi eccezionali, di maschilisti tollerati, o socialmente accettati dalle donne, senza farsi grosse illusioni. Purtroppo non si può ancora pensare ad una categoria di maschi adeguati e immuni, quindi totalmente riabilitati.
Proviamo ad analizzare alcuni aspetti partendo da una classificazione dei comportamenti, aiutandoci con una tabella a forma di piramide. Nella tabella si evidenziano i tasselli di innumerevoli comportamenti maschilisti concatenati tra loro. Tutti i tasselli sono definibili gravi, ognuno il “triste presagio” del successivo e la “drammatica conseguenza” del precedente.
Facciamo due esempi di analisi.
Esempio 1: le “battute sessiste” (catcalling) sono il triste presagio di atteggiamenti “umilianti” (abuso psicologico). L’ umiliazione, a sua volta, è il triste presagio della “violenza fisica”, che a sua volta è il triste presagio del femminicidio, posto in cima alla piramide. Precisiamo inoltre che per il maschilista “latente” le battute sessiste sono magari sostituite da un pensiero, o silenzio-assenso. È raro trovare un maschio che si dissoci pubblicamente da un altro maschio che abbia verbalizzato “battute sessiste”. Il “silenzio-assenso”, a sua volta, è classificabile al pari delle “battute sessiste” creando un circolo senza fine.
Esempio 2: A ritroso, il “femminicidio”, posto in cima alla piramide è la tragica conseguenza delle “minacce”. Le “minacce” sono a loro volta la drammatica conseguenza del “con- trollo” (dipendenza economica). Il “controllo”, infine, parte sempre da un pensiero maschilista “latente” o “esplicito” che sia. D’ora in poi, ognuno può cimentarsi nel triste esercizio della “violenza di genere”, scegliendo un qualsivoglia percorso di tasselli, e sfido chiunque che non abbia mai attuato, più o meno consapevolmente, uno di questi comportamenti.
Cosa può allora scardinare il problema? Da qualcosa bisogna pur cominciare. Una delle teorie, in psicologia, sullo sviluppo e la formazione dell’“Io” (detta Modelli Identificativi) sostiene che il nostro agire, anche senza volerlo, è spunto per la crescita e la formazione dell’“Io” di altri: altri che possono essere minori d’età in fase di crescita o persone adulte desiderose di rafforzarsi. Questo ci investe di una grossa responsabilità e al tempo stesso ci offre una grande opportunità educativa per incidere e cambiare una cultura discriminante. In parole semplici, questa teoria sostiene che noi ci affermiamo, in particolare nell’età evolutiva, con un meccanismo di “copia e incolla”: scegliamo, senza esserne consapevoli, persone adulte alle quali facciamo riferimento per crescere.
Ciò significa che come figure educative, prima ancora di essere efficaci per i buoni propositi educativi intenzionali nell’educare è la nostra sola “presenza-esistenza” a fare da spunto, da modello. Quello che siamo e facciamo, più di quello che predichiamo. Tutti noi maschi: giudici, forze dell’ordine, medici, psicologi, padri, insegnanti, educatori prima ancora di far rispettare le leggi e di insegnare il rispetto delle donne, dobbiamo interiorizzarlo per debellare per primi i residui arcaici e latenti del maschilismo. Diventare dei modelli identificativi credibili. Questo può essere il punto di partenza per un cammino ancora lungo e faticoso che può portarci alla parità di genere e al rispetto reciproco, contro la vergogna umana del femminicidio.☺

laFonteTV

laFonteTV