Femminismo e trap
11 Gennaio 2025
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Femminismo e trap

In questi ultimi tempi mi torna spesso in mente Cicerone con il suo “O tempora, o mores” a proposito della colonna sonora dei ragazzi di oggi. Quando ero una giovane liceale mi pareva una frase che mai e poi mai avrei potuto pronunciare, in quanto mi sembrava carica di perbenismo ed ottusità. Del resto, tutta la musica che ascoltavo in quegli anni veniva dagli anni ‘70 ed ’80 ed il passato mi sembrava un posto bellissimo: gli anni della contestazione, della liberazione culturale, delle grandi battaglie ideologiche, delle quali io potevo fruire solo con il ricordo degli adulti. Un grande contributo alla crescita di quegli anni è stato dato proprio dalla nascita dei movimenti delle donne, che hanno squarciato il velo su tante ipocrisie della nostra società, prima tra tutte sulla disuguaglianza di genere che produceva (e produce ancora) tanta violenza all’interno delle mura domestiche. Da quelle battaglie sono nati cambiamenti profondi della nostra società: solo per citarne alcuni la riforma del diritto di famiglia, la legge sul divorzio, la legge sull’interruzione di gravidanza e più tardi sulla violenza sessuale.
Il movimento femminista negli anni è mutato, ma – unico tra tutti – sopravvive pienamente ancora oggi, attualizzando le sue istanze alle contraddizioni della società attuale, nella quale le disuguaglianze di genere sono tuttora presenti anche se mascherate da una uniforme condanna della violenza, senza però che se ne condividano all’interno le cause.
Così può capitare che l’esclusione di un cantante di nome Tony Effe dal concerto di Capodanno a Roma, autore di testi maschilisti che inneggiano alla violenza ed all’umiliazione della donna, provochi un dibattito su dove finisca il femminismo e dove cominci la censura, tanto che la difesa del diritto alla libertà di espressione è stata sostenuta persino da artiste note per il loro attivismo e la loro partecipazione a concerti per la raccolta fondi sulla violenza di genere.
Nei nostri tempi tutto è confuso, abbiamo una leader di governo donna (e maschilista), e non deve stupire che persino la difesa della libertà di espressione abbia un prezzo e squarci il velo delle contraddizioni. La tutela della libertà di espressione può quindi essere incondizionata? Il diritto mi ha insegnato una bussola fondamentale per districarmi in questa empasse, vale a dire quello del bilanciamento degli interessi meritevoli di tutela. Prevale l’interesse del sig. Tony Effe ad esprimersi come gli pare o l’interesse del genere femminile a non essere umiliato e rappresentato in testi superficiali e misogini? A voi la risposta.
A me in fondo rimane la profonda amarezza di non riuscire a comprendere come mai da ragazzina io ascoltavo Wish you were here, mentre gli adolescenti di oggi ascoltano Tony Effe e simili. Cicerone sono diventata io ed è forse perché sto invecchiando? Eppure, non posso fare a meno di domandarmi l’impatto che ha ed avrà a medio e lungo termine sulla nostra società la diffusione di messaggi così profondamente sessisti e maschilisti, mascherati dal diritto alla libertà e pompati dalle dinamiche del mercato (perché a ben vedere in fondo è quello il fine ultimo). Mi domando anche perché l’attualissima lotta di contrasto agli stereotipi di genere abbia come contraltare una cultura di massa che indiscriminatamente tende a sessualizzare le bambine e le adolescenti, con trucchi ed abiti che imitano le donne adulte.
Ci si indigna unanimemente dei vari Turetta, mostri da ergastolo, ma si indaga ancora troppo poco sulle radici del male.☺

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