
La fonte e la chiesa locale
Antonio, il direttore della rivista, ha scritto nell’ultimo numero sull’operato del vescovo De Luca. Un articolo che racconta una bella storia, ricca di buoni sentimenti e di fatti concreti. Non mi ha sorpreso il fatto che Antonio, usualmente così discreto nel manifestare le sue emozioni, così severo nei suoi giudizi e così incline alla critica, abbia salutato il vescovo De Luca con grande affetto e con evidente malinconia. Ha richiamato la presenza e le iniziative del vescovo in primo luogo sulle fragilità, sulle marginalità, sulle sofferenze più acute del nostro sistema sociale ed ha fatto bene. Aggiungo che nella missione della Chiesa i diseredati hanno avuto sempre un posto speciale. Una missione di grande nobiltà, quella della Chiesa, fondamentale per attenuare le crudeltà di un sistema che lascia fuori dalla dignità sociale milioni e milioni di diseredati. Una missione che talvolta è divenuta denuncia, ma molto raramente conflitto con quei meccanismi di potere che nella loro fisiologia producono miseria, marginalità, aggressione alla salute degli umani e della natura.
Il vescovo De Luca, nella mia esperienza, non solo ha avuto rispetto per la rivista la fonte e per la sua iniziativa militante, non solo ha evitato ingerenze e inopportune pressioni, ma spesso in momenti importanti della nostra biografia politica è stato presente e, in modo discreto come è giusto che sia, ha garantito il suo sostegno. La fonte è una felice anomalia culturale e politica molisana. Anomala, perché non servile nei confronti di quei signori del potere locale che gestiscono e distribuiscono prebende; anomala, perché estranea a quella rete di interessi particolari, familistici e amicali che rappresentano il vero connettivo del sistema delle clientele e che rappresenta il cancro di un sistema di governo, trasversale alla politica e incurante del bene e del destino comune. È questa la causa prima di una regione, la nostra, sempre più senza popolo e destinata ad un declino che ogni giorno si conferma.
La fonte questi concetti li ripete da anni, è il nostro mantra irriverente. Affermazioni, ragionamenti, denunce che disturbano “i padroni del vapore” e che mai, ma proprio mai abbiamo sacrificato alla ragion di Stato. Che il vescovo non abbia censurato, non abbia preso le distanze, non abbia esercitato pressione sulla rivista è cosa che gli fa onore e che testimonia come si può essere in luoghi di grande responsabilità e stare dalla parte della verità e della giustizia. Ma il vescovo De Luca non si è mostrato solo un sincero democratico, rispettoso delle nostre idee e scelte, in realtà con la sua costante presenza alle iniziative pubbliche che abbiamo fatto, con l’ospitalità che spesso ci ha dato nei luoghi della Curia in qualche modo ha condiviso le nostre azioni e i nostri progetti. Mi limito a tre grandi questioni.
La vertenza sulla necessità di una medicina rispettosa della dignità umana, l’obbligo di una organizzazione sanitaria capace di prevenire le malattie e non al servizio di interessi privati e clientelari.
I progetti sulla sostenibilità ambientale, sulla necessità delle comunità energetiche, sul rifiuto della vandalizzazione del nostro paesaggio e delle nostre terre fertili. Iniziative che hanno all’origine il grande problema del “cambiamento climatico”, quei valori e princìpi che ispirano l’enciclica di papa Francesco Laudato si’.
Infine la difesa razionale, innovativa del futuro dello stabilimento di Stellantis a Termoli che noi abbiamo sempre coniugato con la necessità di un parco eolico offshore utile sia a fornire energia rinnovabile all’ azienda, sia a liberare le campagne e le nostre colline da pale eoliche e pannelli solari. Il destino di Stellantis a Termoli è uno snodo strategico decisivo per il futuro del Molise, che la politica abbia guardato a questo problema con distacco e superficialità è la misura della sordità della nostra classe dirigente.
In tutti questi passaggi che avrebbero potuto e potrebbero cambiare il destino sociale, il futuro della nostra regione il vescovo De Luca ci è stato vicino. So bene che quando si parla di un’alta autorità della Chiesa, sul suo operato e sulle sue scelte fondamentali, vi possano essere opinioni molto diverse, ma a me, che non ho consuetudine con la gerarchia ecclesiastica, è parso giusto salutare una figura della Chiesa che ci è stata vicina nel nostro spesso solitario cammino.
Concludo con un augurio che è una speranza, ovvero che questo legame di comprensione e di cooperazione possa continuare anche con il prossimo vescovo Claudio Palumbo e che non si perda quel rapporto di amicizia, di condivisione di idee e sentimenti con il vescovo Gianfranco De Luca.☺