Difendere le libertà
16 Maggio 2025
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Difendere le libertà

Il 6 aprile, quelli che hanno assistito (ed erano pochi) nell’ ex campo di concentramento di Buchenwald alla cerimonia organizzata per rico rdare l’80esimo anniversario della liberazione di quel campo degli orrori, hanno sentito il discorso pronunziato da una giovane donna di 34 anni. Il suo discorso merita di essere conosciuto anche fuori dai confini della Germania, ma in questi tempi, i mass media europei evitano di ricordare ai lettori ed ai telespettatori che quest’anno si commemorano 80 anni dalla fine della seconda guerra mondiale e del nazifascismo. Cercano invece di convincere noi tutti del fatto che una nuova guerra è probabile, almeno da noi, in Europa.
Siccome non trovo parole per commentare la situazione politica nella quale ci troviamo in queste settimane, voglio presentare a voi, care lettrici e cari lettori de la fonte, almeno una piccola parte di quel discorso. La donna che lo ha pronunziato si chiama Marina Weisband ed è nata a Kiev e vive in Germania dal 1994. Lei dice di avere una identità composta da elementi ebrei, ucraini, russi e tedeschi e che è discendente di una famiglia di “sopravvissuti” dei campi di sterminio.
Marina ha cominciato il suo discorso chiedendosi se le diverse visite ai luoghi della memoria, la lettura di tanti libri e tutto quello che ha imparato a scuola su quell’ orrendo periodo della storia europea serva oggi a tutti noi per riconoscere il fascismo quando mostra la sua faccia brutale. E ci dà la seguente risposta: “Stiamo assistendo alla crescita di un fascismo internazionale. Per esempio, parlando del sistema in Russia ed anche negli USA si possono utilizzare tutte le definizioni scientifiche del fascismo. Riconoscere questo e dire questa verità con voce alta è esattamente il tipo di resistenza che occorre in questi tempi. Sappiamo cosa succede quando si definiscono delle identità non desiderate, quando si distrugge lo stato di diritto. L’insicurezza del nostro futuro economico ed ecologico, i mass media che preferiscono la negatività, e le piattaforme online che buttano olio sul fuoco spingono la nostra società verso la follia collettiva che ci fa cercare i nemici, e li troviamo fra noi. E pensiamo che, se siamo abbastanza aggressivi verso di ‘lui’, ‘noi’ staremo meglio. È per questo che, nella campagna elettorale in questo Paese, quasi tutti i partiti volevano dimostrare che sono loro che sanno come meglio deportare quelli ‘nemici’. Tutti sappiamo come finisce questa storia. Quando viene il fascismo, il sole continua a brillare. Gli uccelli cantano. Lei va a lavorare. Io vado a lavorare. Tutto è normale. Solo le persone trans perdono i loro diritti. Ed i richiedenti asilo. E gli immigrati. Ed i diversamente abili. Ed i giornalisti di sinistra. E dopo gli altri giornalisti. Ed io. E lei. E nessuno saprà, in quale istante tutto era troppo tardi”.
Marina finisce il suo discorso parlando di amore e empatia, perché queste due cose sono quelle che i fascisti non sanno gestire. Marina ci dice che, oggi, combattere il fascismo rinascente significa “non lottare contro quello che odio, ma proteggere quello che amo”. E Marina lo fa, lavorando con bambini e con giovani, insegnando loro ad amare sé stessi e ad amare gli altri e non accettare la retorica della conquista, della sottomissione. “Vinco io su di te o vinci tu su di me? Credo che questa storia è, nel fondo, una storia del fascismo”.
In questa Europa che cerca di convincermi che una nuova guerra è possibile, cerco delle notizie dall’America Latina e vedo che la ‘presidenta’ messicana Claudia Sheinbaum è qualcosa come un’isola nel mezzo di un mare molto mosso e pericoloso. In Ecuador, la candidata progressista per il posto di presidente della Repubblica ha perso il ballottaggio, perché il candidato avversario, l’attuale presidente, ha dichiarato per il giorno delle elezioni lo stato di emergenza in 7 province, ha tolto la scorta alla candidata della sinistra ed ha militarizzato le città e le strade per intimidire la gente che andava alle urne. In Argentina, una docente è stata condannata a una multa di un milione di pesos per aver parlato della guerra di Israele contro la popolazione della Striscia di Gaza e per aver pronunziato la parola “genocidio”. Ed in Cile, la candidata del centro-destra alla presidenza ha dichiarato in una intervista che il colpo di stato di Pinochet nel 1973 era necessario, che non c`era un`alternativa.
Stando così le cose, faccio a tutte e tutti voi gli auguri perché vi schieriate sempre per la liberazione dei popoli e contro ogni oppressione.☺

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