Un detergente naturale
Una delle sorprendenti scoperte nella tradizione erboristica è la Saponaria officinalis, dal latino sapo, saponis, così chiamata perché tutte le sue parti, in particolare nel periodo della fioritura, contengono le saponine, delle sostanze chimiche che spumeggiano proprio come il sapone in acqua. Già usata come sapone dagli Assiri nell’VIII secolo a.C., era nota a Ippocrate e ai Romani, che la utilizzavano nei bagni termali. Intorno ai primi dell’Ottocento venne usata come detergente per lavare capi delicati. Oggi è facile trovare la saponaria, oltre che nei luoghi cui si accennerà più avanti, presso i siti dei vecchi opifici lanieri, dove in passato era coltivata proprio per lavare i tessuti. Anche le popolazioni nomadi dell’Asia usavano la saponaria per sgrassare la lana dei loro famosi tappeti.
La saponaria è una pianta perenne appartenente alla famiglia delle Cariofillacee, ha un aspetto vigoroso e arbustivo, e può raggiungere un’altezza compresa fra 30 e 90 cm.
Le radici, che si raccolgono in autunno, sono carnose e tuberose, e da esse si estrae il principio attivo della saponina, presente anche nei gambi e nelle foglie. Le foglie, che sono lungo il fusto, si presentano di un bel verde chiaro, a volte anche giallognolo, e di diverse dimensioni, più grandi quelle basali. I fiori, delicatamente profumati, si aprono di sera. Riuniti in pannocchie terminali e simili ai garofani a cinque petali (anch’essi della famiglia delle Cariofillacee), sbocciano a primavera inoltrata e generalmente in estate producono una elegante cascata di colore rosa o bianco, ma impallidiscono quando la fioritura avviene all’ombra. Questi fiori sono talmente numerosi da nascondere quasi le foglie. I frutti sono capsule che racchiudono moltissimi semi brunastri. Il ciclo vegetativo dell’arbusto si conclude in ottobre, quando, terminata la fioritura, tutta la pianta sparisce. E questo è il momento più propizio per raccogliere, come sopra accennato, il rizoma di questa cariofillacea.
Originaria delle regioni temperate dell’Europa e dell’Asia, la pianta, presente in tutto il territorio italiano, si trova frequentemente lungo i margini dei boschi, lungo i corsi d’acqua e vicino a siepi e sentieri. Molto resistente, si adatta a qualsiasi tipo di terreno ed è usata principalmente nella decorazione dei giardini rocciosi.
In aggiunta alla saponina contiene anche altri composti chimici: flavonoidi, tannini, oli essenziali e composti polifenolici. Pertanto, oltre che come detergente naturale ottimo per lavare lana, seta e altri materiali delicati, la saponaria può essere utilizzata quale base per uno shampoo rinforzante, ricavato dal suo decotto, per capelli fragili e sfibrati; sempre con il decotto si può detergere l’epidermide colpita da acne o psoriasi. In passato l’estrazione delle saponine dalla radice della pianta produceva un liquido schiumoso che veniva impiegato nel rimuovere l’accumulo di sporco dai capelli bagnati. Tuttavia per gli effetti sgrassanti sui capelli è necessario utilizzarla con cautela e in diluizione. Ad ogni modo si raccomanda sempre una corretta preparazione e sotto la guida di esperti, in quanto le saponine possono essere irritanti per la pelle e per gli occhi se utilizzate in concentrazioni troppo elevate.
Le proprietà detergenti della saponaria vengono sfruttate anche per le pulizie domestiche di pavimenti, stoviglie e superfici varie. In commercio è possibile trovare prodotti che oltre alla saponaria contengono altre piante come timo, primula e verbasco.
Molto ricercata dalle api per il suo nettare, la saponaria può infine avere importanza nella produzione del miele.☺

