“Non poteva drizzarsi in nessun modo… Gesù la vide… e subito si raddrizzò” (Lc 13,11.13)
Il Rabbi parlava. Nella piccola sinagoga risuonava la forza delle sue parole incandescenti. Parlava degli alberi. Quelli che non fruttificano vanno tagliati altrimenti sfruttano il terreno. Concordavo: non portare frutto è come non esistere. Così è anche nella vita umana: quanti limiti, quanti ambiti sterili, quanto tempo e risorse sprecate! Pensavo tra me e me a cosa mai potesse rendere la vita umana piena di frutti, riuscita. Ero assorta nei miei pensieri, quando vidi che il Rabbi si alzò, con un balzo raggiunse la porta. Lì c’era un donna curva che non poteva drizzarsi. Lui la chiamò come fosse stata una persona conosciuta, una madre o una sorella. Le parlò con dolcezza, le toccò la schiena e la donna si raddrizzò. Si sorrisero l’un l’altro. Lei si illuminò e quelle rughe, che fino a poco prima nessuno poteva vedere tanto la donna era piegata, divennero raggi di sole. Ringraziò senza parlare. Gli baciò le mani. Lui riprese a parlare, le guance in fiamme come il rosso sangue delle rose. E la donna uscì dalla sinagoga, bella finalmente come una rosa senza il peso delle spine. A tutti diceva che l’aveva resa dritta un uomo appassionato di giustizia a cui non piacevano le cose storte – per questo l’aveva rimessa a nuovo! – e rideva. Ebbi un brivido. Capii che sono le cose storte, cioè ingiuste, a renderci sterili. L’uomo “grande” è l’uomo che serve la giustizia e raddrizza le cose storte. Uscii dalla sinagoga pensando da quale delle cose storte della mia vita quel giorno potessi cominciare.☺
“Non poteva drizzarsi in nessun modo… Gesù la vide… e subito si raddrizzò” (Lc 13,11.13)
Il Rabbi parlava. Nella piccola sinagoga risuonava la forza delle sue parole incandescenti. Parlava degli alberi. Quelli che non fruttificano vanno tagliati altrimenti sfruttano il terreno. Concordavo: non portare frutto è come non esistere. Così è anche nella vita umana: quanti limiti, quanti ambiti sterili, quanto tempo e risorse sprecate! Pensavo tra me e me a cosa mai potesse rendere la vita umana piena di frutti, riuscita. Ero assorta nei miei pensieri, quando vidi che il Rabbi si alzò, con un balzo raggiunse la porta. Lì c’era un donna curva che non poteva drizzarsi. Lui la chiamò come fosse stata una persona conosciuta, una madre o una sorella. Le parlò con dolcezza, le toccò la schiena e la donna si raddrizzò. Si sorrisero l’un l’altro. Lei si illuminò e quelle rughe, che fino a poco prima nessuno poteva vedere tanto la donna era piegata, divennero raggi di sole. Ringraziò senza parlare. Gli baciò le mani. Lui riprese a parlare, le guance in fiamme come il rosso sangue delle rose. E la donna uscì dalla sinagoga, bella finalmente come una rosa senza il peso delle spine. A tutti diceva che l’aveva resa dritta un uomo appassionato di giustizia a cui non piacevano le cose storte – per questo l’aveva rimessa a nuovo! – e rideva. Ebbi un brivido. Capii che sono le cose storte, cioè ingiuste, a renderci sterili. L’uomo “grande” è l’uomo che serve la giustizia e raddrizza le cose storte. Uscii dalla sinagoga pensando da quale delle cose storte della mia vita quel giorno potessi cominciare.☺
“Non poteva drizzarsi in nessun modo… Gesù la vide… e subito si raddrizzò” (Lc 13,11.13)
“Non poteva drizzarsi in nessun modo… Gesù la vide… e subito si raddrizzò” (Lc 13,11.13)
Il Rabbi parlava. Nella piccola sinagoga risuonava la forza delle sue parole incandescenti. Parlava degli alberi. Quelli che non fruttificano vanno tagliati altrimenti sfruttano il terreno. Concordavo: non portare frutto è come non esistere. Così è anche nella vita umana: quanti limiti, quanti ambiti sterili, quanto tempo e risorse sprecate! Pensavo tra me e me a cosa mai potesse rendere la vita umana piena di frutti, riuscita. Ero assorta nei miei pensieri, quando vidi che il Rabbi si alzò, con un balzo raggiunse la porta. Lì c’era un donna curva che non poteva drizzarsi. Lui la chiamò come fosse stata una persona conosciuta, una madre o una sorella. Le parlò con dolcezza, le toccò la schiena e la donna si raddrizzò. Si sorrisero l’un l’altro. Lei si illuminò e quelle rughe, che fino a poco prima nessuno poteva vedere tanto la donna era piegata, divennero raggi di sole. Ringraziò senza parlare. Gli baciò le mani. Lui riprese a parlare, le guance in fiamme come il rosso sangue delle rose. E la donna uscì dalla sinagoga, bella finalmente come una rosa senza il peso delle spine. A tutti diceva che l’aveva resa dritta un uomo appassionato di giustizia a cui non piacevano le cose storte – per questo l’aveva rimessa a nuovo! – e rideva. Ebbi un brivido. Capii che sono le cose storte, cioè ingiuste, a renderci sterili. L’uomo “grande” è l’uomo che serve la giustizia e raddrizza le cose storte. Uscii dalla sinagoga pensando da quale delle cose storte della mia vita quel giorno potessi cominciare.☺
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